Ambiente

Cattiva qualità dell’aria, inquinamento oltre le soglie in diverse zone dell’Isola

La qualità dell’aria in Sicilia è sempre peggiore: se già poche settimane fa l’Arpa aveva lanciato l’allarme per le quantità di particolato presenti nell’aria in quasi tutti i punti di rilevazione della regione, proprio di questi giorni è la comunicazione del superamento delle soglie massime fissate per l’ozono in tre stazioni del siracusano: la prima è quella di Solarino, dove la concentrazione di O3 (ozono) ha superato i limiti stabiliti nella giornata del 23 giugno scorso.

La concentrazione più elevata di ozono, come media su 8 ore, è risultata pari a 182 ug/m3 (microgrammi per metro cubo) dalle 10 del mattino alle 17 del pomeriggio. A Melilli, sempre vicino a Siracusa, la soglia è stata superata in diverse giornate: il 23 giugno la concentrazione oraria più elevata di ozono è stata di 268 ug/m3, mentre la concentrazione media di ozono nelle 8 ore, è risultata pari a 185 ug/m3.

Anche la concentrazione media di Nmhc (idrocarburi non metanici) è stata maggiore di 200 ug/m3, con valore massimo pari a 485 ug/m3. Anche nella giornata del 27 giugno, è stata registrata una concentrazione massima pari a 270 ug/m3, mentre la concentrazione più elevata di ozono, come media su 8 ore, è stata di 161 ug/m3. Inoltre, nella stessa giornata è stata registrata una concentrazione media di Nmhc di 200 ug/m3, con valore massimo pari a 352 ug/m3.

Il 27 giugno la soglia è stata superata anche nella stazione di Priolo, dove la concentrazione oraria più elevata è risultata pari a 198 ug/m3, mentre quella media su 8 ore è stata di 149 ug/m3. Anche in questo caso è stata segnalata una concentrazione media di Nmhc maggiore di 200 ug/m3.

Una condizione di allarme che è stata segnalata in questi giorni ma purtroppo non è una novità. Poche settimane fa, sempre l’Arpa ha pubblicato i dati relativi al particolato rilevato nell’aria nel 2020: tutte le centraline siciliane hanno registrato sforamenti 666 volte, in 31 centraline su 33.

Il comune con il maggior numero di giornate negative è stato Porto Empedocle, nell’agrigentino, in cui il valore di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10 è stato superato per 39 giorni, seguito da Niscemi (Caltanissetta) con 29 giorni.

Il materiale particolato aerodisperso si concretizza in un insieme di particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria e in ambiente. Queste sono caratterizzate da lunghi tempi di permanenza in atmosfera e possono, quindi, essere trasportate anche a grande distanza dal punto di emissione, hanno una natura chimica particolarmente complessa e variabile, sono in grado di penetrare nell’albero respiratorio umano e quindi avere effetti negativi sulla salute.

Mentre il valore limite della media annua previsto dalla normativa italiana (ed europea) è di 40 ?g/mc, il valore limite di riferimento individuato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) – oltre il quale dovrebbe scattare un livello di allerta – è di soli 20 ?g/mc. Anche questo non deve stupire: dalle ricerche scientifiche è emersa una relazione significativa fra Pm10 e tumore al polmone, con un aumento del rischio pari al 22% per ogni aumento di 10 ?g/mc. Il valore limite giornaliero previsto dalla legge italiana è di 50 ?g/mc (microgrammi per metro cubo) di aria, e non può essere superato per più di 35 volte nell’anno solare (decreto legislativo 155/2010), pertanto è importante contare i giorni di sforamento dall’inizio dell’anno.

Diversamente, lo stesso decreto definisce come valore limite sulla media annua 40 ?g/mc. Lo scopo della media annua è quello di valutare l’esposizione della popolazione al Pm10, mentre lo scopo di contare i superamenti giornalieri è quello di valutare l’esposizione a picchi di concentrazione sul breve periodo. Michele Giuliano