Cultura

“Cavadduzze” e “cudduredde”, a Salemi il pane è tradizione

Quella delle cavadduzze e delle cudduredde è una tradizione che si tramanda da secoli e secoli, a Salemi.

Motivati dalla devozione per San Biagio, e celebrando la memoria storica di un evento che interessò la cittadina nel 1542, i salemitani ogni 3 febbraio si riuniscono nelle case per preparare tipici pani devozionali a forma di gola e di cavallette.

Proprio così: gola e cavallette.

La gola, di cui San Biagio è protettore, viene riproposta nelle tipiche cudduredde, pani a forma di anello che ricordano la cavità orale. Si racconta, infatti, che il Santo guarì un bambino che stava soffocando a causa di una lisca conficcata nella gola.

Le cavallette, invece, richiamano un momento storico difficile per la città di Salemi: nel 1542, infatti, uno sciame copioso di cavallette invase la città e ne distrusse i raccolti. Tutta la popolazione, allora, si affidò a San Biagio, protettore delle sementi, perché la città fosse liberata dalla terribile invasione. Il miracolo avvenne.

Da allora in avanti, le donne onorarono San Brasi (così lo chiamano) attraverso il pane – frutto della terra e del lavoro dell’uomo – forgiando vere e proprie opere d’arte che, poi, durante la celebrazione eucaristica, vengono benedette e consumate.

Più recentemente sono state introdotti, oltre alla gola e alle cavallette, nuovi piccolissimi pani: il bastone e la mano di San Biagio.

Per la preparazione occorrono: acqua, farina e pinzette da cucina utili per realizzare le tipiche forme, tramandate dalla tradizione.

Una tradizione che oggi, in occasione della festa liturgica del Santo, si arricchisce di una nuova supplica: “Possa San Biagio liberarci dalla pandemia”.

E così sia.

Alessia Giaquinta