Il 18 marzo si è celebrato il cinquantatreesimo anno della nascita dell’Ordine di Vittorio Veneto istituito a Roma il 18 marzo 1968.
Ogni famiglia Italiana ha avuto nel proprio albero genealogico bisnonni che hanno difeso la Patria dall’invasore Austriaco che minacciava i confini. Soldati che hanno combattuto nelle Prealpi venete, sull’altopiano del Carso e sulle Alpi Carniche lungo il “Fiume sacro alla Patria “il (Piave). A questi reduci, si aggiungeva il dramma di decine di migliaia di feriti e mutilati che avevano sul petto le medaglie al valore conquistate sul campo di battaglia.
L’Ordine fu istituito con legge 263/1968 nel cinquantenario della vittoria italiana nel primo conflitto mondiale al fine di «esprimere la gratitudine della Nazione» a tutti i combattenti che avendo combattuto durante il primo conflitto mondiale, o nelle guerre precedenti, avessero conseguito la croce a merito di guerra o si fossero trovati nelle condizioni per poterne esserne insigniti
Cinquantatré anni fa, furono ricordati un Centinaio di migliaia di reduci italiani chiamati sotto le armi e ritornati da una guerra di posizione e logoramento in Europa e anche quei combattenti dell’esercito imperiale austro-ungarico che avevano partecipato al conflitto nel periodo 1914-1918 e che fossero divenuti cittadini del Regno d’Italia per annessione dei territori conquistati.
Nella nostra amata terra di Sicilia furono Onorati quei “picciotti siciliani” reduci da una guerra imposta che apparentemente non gli apparteneva, per una guerra per il regno Italiano, a difesa del sacro suolo della propria patria.
L’Ordine cavalleresco, era destinato a tutti i reduci che, alla data del 1º gennaio 1968, fossero ancora viventi; oltre al diploma di riconoscimento, su cui figurano come maniero e chiesa d’onore rispettivamente il castello del Buonconsiglio di Trento e la cattedrale di San Giusto di Trieste, la legge prevedeva un assegno vitalizio senza reversibilità di 60 000 lire, per i combattenti con reddito non superiore al minimo imponibile previsto ai fini dell’imposta complementare. L’unica forma di reversibilità prevista era, in caso di morte del reduce, un’ulteriore annualità del vitalizio versata alla vedova o ai figli superstiti.
L’insegna dell’ordine era invece una croce greca piena, incisa, caricata di uno scudetto a forma di stella a cinque punte sorretta da un nastro con il tricolore italiano e una riga azzurra.
In queste ricorrenze che raggruppa gli insigniti dell’onorificenza commemorativa, costituita dalla classe di Vittorio Veneto, si ricordano giustamente gli episodi più gloriosi, e talvolta anche quelli meno gloriosi della “grande guerra”.
E ‘importante ricordare che la “Regione” che ebbe il maggior numero di caduti, – in quella tragica guerra– fu proprio la Sicilia, che era la Regione più lontana dal “Fronte, seguono la Sardegna e l’intero meridione e poi le Regioni Settentrionali.
Dobbiamo essere orgogliosi di quanto hanno fatto i Soldati Siciliani, nel corso della prima guerra mondiale, con spirito di sacrificio e con senso di responsabilità e ritenendo, quasi sempre, che i loro sacrifici potessero essere utili alla conquista delle terre irredenti.
Tra questi valorosi uomini vi erano anche dei ripostesi, tra cui poco più che trentenne, il soldato Salvatore Denaro. Nel 1917 -Raccontano i familiari -una violenta offensiva degli eserciti austriaco e tedesco costrinse le truppe del regio esercito a ripiegare da Gorizia e dal Carso in seguito alla disfatta di Caporetto. Gli eserciti della Triplice Alleanza vennero fermati sul Piave e dopo un anno di resistenza le truppe italiane ripresero l’offensiva. Probabilmente sul campo di battaglia, avrà visto uniti con vero spirito nazionale, durante una ricognizione o all’interno di una trincea, umbri e siciliani, marchigiani e calabresi, toscani e lucani.
I “nostri” reduci hanno portato nel loro animo e nei loro cuori, nell’espletamento del rispettivo servizio, quei sentimenti di fratellanza e d’irredentismo fra gli italiani, quella solidarietà e quella “cultura italica, che nei millenni hanno caratterizzato (e che caratterizzano) la vera IDENTITA’ del Popolo Italiano, della NAZIONE italiana.
I gruppi presenti sui vari social e il memoriale dei cavalieri di Vittorio Veneto presso l’Abside della chiesetta di s. Paoletto annessa al museo della Battaglia di Vittorio Veneto, contribuiscono alla diffusione della conoscenza dell’ordine cavalleresco e quindi alla scoperta di antenati insigniti dell’onorificenza commemorativa.
E’ importante tenere vivo il ricordo di questi uomini d’altri tempi, esempi di valori autentici che, anziché piegarsi alla disfatta di Caporetto, compirono il loro dovere, per la difesa del patria e al solo scopo del bene indissolubile del paese.
Oggi, spetta a tutti gli eredi dei Cavalieri di Vittorio Veneto raccogliere l’eredità di coloro che, come fanti contribuirono a riportare numerose vittorie sul vastissimo fronte che andava dallo Stelvio all’Adriatico, mantenendo ancora viva il ricordo della battaglia di Vittorio Veneto che travolse definitamente il nemico assicurando la vittoria all’Italia ed ai suoi alleati.
Antonino Di Mauro