CATANIA – Caldo, afa e cenere dell’Etna. A una settimana dall’evento parossistico, molte strade sono ancora coperte di sabbia vulcanica, la cui raccolta e smaltimento sta diventando un vero e proprio incubo. Eppure, non è certo la prima volta – né sarà l’ultima – in una città, Catania, abituata a convivere con il vulcano e con le sue manifestazioni. Le difficoltà riscontrate nella pulizia le ha ammesse la stessa amministrazione comunale, in una lunga nota stampa, in cui si parla di “un’unica piattaforma disponibile” per il conferimento di quanto raccolto nei vari centri coinvolti.
“Criticità si sono riscontrate nella fase di scarico delle spazzatrici e nella fluidità allo sversamento nella piattaforma Ecorecuperi, sita a Caltanissetta – si legge ancora; azienda che il sabato osserva la giornata di chiusura e da lunedì al venerdì consente lo scarico giornaliero di solo due casse di terre di spazzamento”.
Un problema che Palazzo degli elefanti starebbe affrontando provvedendo “a una convenzione con un’altra piattaforma per lo smaltimento della cenere che in tempi strettissimi, dunque, dovrebbe essere più agevole e veloce tramite il posizionamento sul territorio di casse scarrabili al servizio delle spazzatrici”. Per consentire l’attività di spazzamento meccanizzato, “per il cui completamento sono necessari numerosi giorni lavorativi”, il Comune ha disposto un piano d’azione “concordato con l’Ufficio del Traffico Urbano, la Polizia Locale e il coordinamento della Direzione Ecologia”, ma c’è chi lamenta ritardi inaccettabili.
È il caso del Movimento 5 Stelle che punta il dito sul centro storico e sull’appalto dei rifiuti. “A una settimana dall’eruzione le strade sono ancora piene di cenere, con tutte le conseguenze sulla sicurezza stradale – affermano Gianina Ciancio e Graziano Bonaccorsi -. Questo nonostante il capitolato d’appalto preveda che la cenere venga rimossa, per il lotto di competenza, dalle aziende aggiudicatarie. Perché nel lotto centro vi sono questi ritardi?”.
Ma c’è chi va oltre, evidenziando come la cenere vulcanica non sia un rifiuto e quindi non debba essere trattato come tale. Lo afferma Giuseppe Guagliardi, presidente di Confambiente, secondo cui l’amministrazione comunale si sarebbe “incartata”.
“Nonostante la cenere non sia un rifiuto ci si ostina a trattarlo come rifiuto – sostiene. Si tratta di un inerte che andrebbe raccolto subito, evitando che si contamini, e conferito in qualsiasi posto. Non ha obbligo di tempi di conferimento”. Guagliardi cita le Linee guida per la raccolta, la detenzione e l’utilizzo delle cene di vulcaniche che, se non contaminate, potrebbero essere raccolte e poi consegnate alle aziende per il loro impiego. “La norma diversifica questi inerti dai rifiuti – continua Guagliardi – per cui gli enti avrebbero dovuto raccoglierli subito e stoccarli, in attesa di essere destinati all’utilizzo. La cenere non è un rifiuto e non va trattata dentro piattaforma, a meno che non si contamini, come è accaduto lasciandola in strada”.
Insomma, non aver raccolto subito, secondo il presidente di Confambiente, avrebbe solo aggravato la situazione, e i costi. “Ci sono Comuni nella provincia che sono già puliti proprio per questo – prosegue Guagliardi: la raccolta è avvenuta non impattando con il sistema dei rifiuti, escludendola dal percorso. Confambiente è a disposizione della Srr e delle amministrazioni proprio per evitare questi passaggi inutili. Della raccolta potrebbero occuparsi Multiservizi o Pubbliservizi ad esempio, anziché appesantire un settore in emergenza permanente”.
Un’idea che sembra sposare anche la consigliera comunale Serena Spoto, presidente della sesta commissione all’Ecologia ed ex presidente di Multiservizi. “Non so se quella su strada potrebbe essere riutilizzata – dice – ma quella ‘domestica’ sì, anche per non riempire i cassoni. La normativa è recente – aggiunge – e in Consiglio non è arrivato nulla per cui non sappiamo se c’è il registro di queste imprese, ma questa è occasione per accertarsene e per parlarne. Da ex presidente Multiservizi – sottolinea Spoto – suggerisco di comprare i mezzi e di utilizzare l’azienda per affrontare questo genere di questioni, in modo da trattare la cenere non come rifiuto. Lo abbiamo già fatto con le caditoie quando ero presidente”.
Quello che starebbe facendo il Comune, come conferma l’assessore all’ambiente, Salvo Tomarchio. “Ci sono due codici – ci dice: uno riguarda la cenere pura, ed è quella che viene conferita nelle piattaforme, e poi c’è quella da spazzamento che è contaminata. Noi abbiamo individuato un’altra piattaforma, oltre quella che abbiamo contrattualizzato, ma dobbiamo verificare le autorizzazioni e la capacità di accogliere la cenere. E stiamo facendo proprio questo”.