Servono tanti soldi e servono presto. È questo in estrema sintesi il cuore dell’appello lanciato alla Regione dai sindaci dei comuni etnei colpiti, la notte tra sabato e domenica, dalla copiosa caduta di cenere vulcanica. La richiesta è stata avanzata nel corso di un incontro tenutosi, ieri pomeriggio, nei locali della Città metropolitana di Catania. A prendere parte al confronto, oltre ai primi cittadini, c’era anche l’assessore regionale agli Enti locali Andrea Messina.
Al componente della giunta guidata da Renato Schifani i sindaci hanno presentato una prima conta dei danni, causati dalla sabbia che ha ricoperto nel giro di poche ore strade, piazze, terrazze e balcone. Un fenomeno che a luglio si era già verificato in più di una circostanza, ma che stavolta è stato più intenso. In alcune zone è stato calcolato un quantitativo di cenere pari a oltre cinque chili per metro quadrato.
Se per i residenti si è trattato per l’ennesima volta di prendere in mano scope, palette e sacchi, per i sindaci le preoccupazioni riguardano non solo le incombenze – leggasi le ordinanze straordinarie – per ridurre al minimo i rischi per l’incolumità di guidatori e pedoni, ma anche la necessità di fronteggiare ingenti spese per sgomberare gli spazi pubblici. Operazioni che in questi anni sono state sempre affidate a ditte private.
A ciò si aggiungono poi i costi derivanti del conferimento negli impianti di trattamento del materiale lavico recuperato: un’attività che, dopo l’emanazione di un decreto regionale di inizio anno, potrebbe essere ridimensionata nel momento in cui i Comuni riuscissero ad adempiere ai compiti utili a consentire il riuso della cenere all’interno dei cicli produttivi industriali, come nel caso delle costruzioni.
“Non meno di dieci milioni”. La quantificazione, come appreso dal Quotidiano di Sicilia, è stata fatta dai primi cittadini e fa riferimento alle somme necessarie per ripulire il territorio. Si tratta di una cifra dieci volte superiore a quella inserita dall’Ars nell’ultima manovra finanziaria. Un fatto questo che riporta all’attenzione le modalità con cui i deputati regionali hanno deciso di gestire il tesoretto che la Regione si è ritrovata grazie al maggiore gettito Irpef. Alla fine, a prevalere è stato il desiderio di finanziare una pioggia di piccoli interventi, molti dei quali legati a sagre e feste di paese.
Da parte dell’assessore Messina è arrivato l’impegno a farsi portavoce delle istanze provenienti dai territori. Alcuni dei sindaci hanno chiesto che il governo dichiari lo stato d’emergenza, il passo fondamentale per poi inoltrare al governo nazionale la richiesta di uno stanziamento straordinario per quella che è considerata una calamità naturale a tutti gli effetti.
Tra le proposte messe sul piatto dai primi cittadini c’è anche quella di investire nell’acquisto di macchinari idonei alla pulizia dei territori, a fronte della consapevolezza che l’attività eruttiva dell’Etna, specialmente negli ultimi anni, fa propendere per la possibilità che episodi come quello di sabato notte possano ripetersi più volte nel corso di un anno. In tal senso, avere un parco mezzi di proprietà pubblica – da assegnare alla Città metropolitana o alla Protezione civile – potrebbe garantire una maggiore tempestività nelle operazioni di pulizia, oltre al risparmio derivante dal no dovere affidarsi esclusivamente ai privati.
Al riguardo, tuttavia, c’è stato anche chi si è detto perplesso su tale strategia, in considerazione del fatto che il quantitativo di mezzi necessari e al contempo l’esigenza di affidarli a personale specializzato rappresenterebbero ostacoli non semplici da superare.
Per questo nell’immediato la prima soluzione da prendere potrebbe stare nell’istituzione di un fondo da parte della Regione da cui attingere all’occorrenza. La prima occasione utile potrebbe stare nella prossima variazione di bilancio. Sempre è, si intende, che sagre e festicciole non abbiano ancora una volta la meglio.