Politica

Centrodestra, Salvini e Meloni han paura di Berlusconi?

“Nessuno sta parlando di partiti unici, un conto è collaborare, federare, unire le forze altro è mischiare partiti dalla sera alla mattina. Gli italiani non ci chiedono giochini ma fatti”.

Lo ha detto Matteo Salvini in tv, ma la fretta con cui ha respinto l’idea lanciata ieri da Silvio Berlusconi per un rassemblement non solo elettorale a destra, ha evidenziato l’inquietudine del capo della Lega, che probabilmente ricorda quando, prima che decidesse di governare con il M5s, il Cavaliere gli elencava le cose da fare contando sulle dita.

“Un nuovo partito – ha detto Salvini – non ce lo chiede nessuno. I giochini, come quelli di Conte, mi interessano poco”.

Ma continua a rimanere sul tappeto l’idea berlusconiana di unire Lega, Fdi e Fi in un partito unico, per farne una sorta di blocco alternativo al centrosinistra, capace di agire e incidere con maggiore efficacia e peso nelle partite che contano, dalla conquista di palazzo Chigi alla elezione del nuovo capo dello Stato. Il modello è quello dei repubblicani negli Usa o dei Repubblicani francesi.
Di una destra conservartrice ma moderna, insomma.
Ma Salvini preferice la federazione, probabilmente temendo che la sua leadership possa declinare. E Giorgia Meloni, addirittura, non vuole neppure la federazione. Probabilmente per gli stessi motivi.

Il Cavaliere, invece, vuole andare oltre e ne ha parlato via zoom con gli eurodeputati azzurri guidati da Antonio Tajani, annunciando una sorta di manifesto politico, in stile ’94, con un appello a tutti gli alleati.

In tanti si chiedono cosa ci sia dietro la mossa berlusconiana. Due le ipotesi. La prima è che sia dettata da una gran voglia di Quirinale – solo con il sostegno di un partito unico avrebbe i numeri per diventare presidente della Repubblica – la seconda che si tratti dell’exit strategy che gli consentirebbe di archiviare Fi senza che altri la uccidano, ritagliandosi il ruolo di padre nobile del centrodestra italiano.