Pezzi di Pizzo

Tanto tuonò che non piovve

Ci doveva essere il redde rationem nel centrodestra regionale dopo il voto amministrativo. Rimpasto! Rimpasto! Era il mantra. I boatos giornalistici descrivevano uno Schifani torvo e vendicativo. Intanto con Turano, ieri regolarmente in giunta, dopo il suo appoggio al centrosinistra anomalo di Tranchida. Poi con il centrodestra siracusano, dove Italia ha fatto strike, lì sono i lombardiani gli indiziati. Infine Ragusa, dove le truppe di FI non sono nemmeno pervenute.

Il più deluso dal voto è proprio il presidente Schifani, deus ex machina senza motore. FI a conduzione Caruso ha steccato alla prima. A parte il risultato in sospensione di Barbagallo ad Acireale. Tanti strepiti, sussurri, perfino grida dai fratelli Italiani contro tradimenti coalizionali, ma alla fine tuoni senza fulmini. Il rimpasto, soprattutto nell’era del lutto berlusconiano, risulta difficile e periglioso. Si sa come si comincia ma non sa come si finisce.

Salvini sembra, ma Salvini è stupor mundi, aver blindato su richiesta ineludibile di Sammartino, la poltrona di Turano. Un cambio potrebbe essere richiesto solo mettendo in giunta l’eurodeputata Tardino, ma con conseguenze interne altamente probabili. Certo un’altra donna in giunta, dopo la legge sull’obbligo delle donne fatta approvare dalla Caronia, risolverebbe qualche problema di sostituzione a Schifani o Cuffaro, ma è strada impervia. Anche la sostituzione di Scarpinato, chi gliela spiega al cognato bucolico di Giorgia nazionale?

Giove può essere tonante, ma le saette han bisogno di un’energia che oggi il centrodestra siciliano non ha, se si esclude il successo di Trantino a Catania. Il Parlamento regionale è ancora ai blocchi di partenza e di amministrare, non parliamo di riforme, non si parla. Riteniamo che il prudente Schifani sia più propenso a sospendere per l’estate incipiente, nonostante qualche goccia di pioggia sparsa, il contendere. Poi iniziano i conti per le europee, e lì qualcosa può cambiare.

Così è se vi pare.