Non c’è Festival, senza polemica. E non poteva mancare l’ultima, all’indomani della serata delle cover a poche ore prima della finalissima.
Le attenzioni, anzi le critiche si sono concentrate sul monologo di Chiara Francini: un vero e proprio caso sui social. Si perché dalla scaletta della quarta serata del Festival di Sanremo era previsto che il suo discorso alle ore 00:39 ma in realtà è avvenuto circa un’ora dopo, solamente verso l’1:30. Peccato, visto che l’importantissimo tema della maternità che ha affrontato la co-conduttrice, mancata e i relativi sensi di colpa avrebbe meritato maggiore visibilità in un orario più consono.
“Fatela uscire”, “L’hanno chiusa in camerino”, “Ma dov’è finita??”. E’ l’una e trenta e Chiara Francini ancora non è uscita sul palco dell’Ariston per il suo monologo, previsto in scaletta alle 0.39. E così scatta l’ironia social.
“Queste sono le apparizioni della Francini stasera all’Ariston”, scrive qualcuno mostrando una porta vuota. Qualcuno mostra l’immagine di Fiorello coperto da un plaid al freddo: “Chiara Francini che aspetta di entrare dietro le quinte”, ironizza, mentre altri ancora postano l’immagine della trasmissione ‘Chi l’ha visto’.
“Ma possibile che la più brava delle co-conduttrici, la più spigliata, quella che tiene meglio il palco venga fatta uscire dopo l’una di notte?”, si chiede qualcuno. Sul tema interviene tra gli altri anche Selvaggia Lucarelli. “Giustamente il monologo di Chiara Francini, l’unica che sa governare un palco, a notte fonda”, scrive la giornalista.
Ma cosa ha detto Chiara Francini nel suo monologo? Il tema è di quelli importanti, e nel trattarlo l’attrice gli dà un’estrema dignità: la maternità, per una donna senza figli. E quindi il senso di colpa.
«Quando qualcuna ti dice che è rimasa incinta e tu non lo sei mai stata, non sai mai come reagire», racconta l’attrice toscana, «sai solo che devi festeggiare: perché le persone incinte sono violente. E io, quando la mia amica Lucia mi ha detto di essere incinta, ho festeggiato».
Nella seconda parte del monologo, sul palco accanto a lei arriva una carrozzina, e Francini si immagina un dialogo con se stessa e con il figlio che non ha ancora avuto. «Io a un certo punto mi sono accorta che se non mi sbrigavo forse un figlio non ce l’avrei mai avuto, e che comunque anche se mi fossi sbrigata non sarebbe stato certo riuscirci», dice, ammettendo le sue paure.
«Ti prego, vienimi su brillante, con la battuta pronta», parla a suo figlio, «odia ciò che si deve odiare: l’ingiusto, il male. Perché è con quest’odio che si fanno le cose, non con l’amore. Non essere una di quelle creature troppo buone, altrimenti dovrai passare tutta la vita a difenderti». E aggiunge: «Da qualche parte penso di essere una donna di merda, perché non so cucinare, non mi sono mai sposata e non ho avuto figli», tutto quello che la società ancora impone alle donne di essere e avere, «lo so che razionalmente non è così però c’è questa voce, esiste e alla fine penso che abbia ragione lei: che sono sbagliata».
Poi conclude: «Volevo che fossi fiero di me, anche se ancora non ci sei. Forse perché ci sei sempre stato».