Il turismo congressuale è oggi un settore di mercato che colloca l’Italia al sesto posto nel ranking congressuale mondiale. Lo dicono i numeri dell’International Congress and Convention Association (Icca) che, in base ai dati 2018, pongono il Belpaese tra i grandi del mondo: Usa, Germania, Spagna, Francia, Uk e Italia per l’appunto. Nel 2018 in Italia sono stati realizzati 421.503 tra congressi ed eventi (erano 386.897 nel 2016), segnando rispettivamente +5,8% e più 6,7% rispetto al 2017 (fonte Osservatorio italiano dei congressi e degli eventi). Tali congressi ed eventi hanno prodotto 42,3 milioni di presenze, solo il 12% nel Sud e nelle Isole che (con rispettivamente il 13,7% e l’8,4% delle sedi) ha ospitato appena il 17,7% degli eventi, con una crescita importante dell’8,3%. Il Nord del Paese traina il 57,7% degli eventi. In Sicilia i dati mappati da “Sicilia Convention & Visitors Bureau” ribadiscono un problema di stagionalità.
Il Nord è l’area geografica che attrae maggiormente congressi ed eventi. Dei 421.503 eventi rilevati dall’Oice (Osservatorio italiano dei congressi e degli eventi, il progetto di ricerca promosso da Federcongressi&eventi), infatti, oltre la metà (57,7%), e con un incremento del 7,8% rispetto al 2017, si è svolta nelle regioni settentrionali. Il dato non sorprende perché il Nord è l’area più ricca sia di sedi per eventi (52,6%) sia di aziende, cioè del principale promotore di eventi.
Il Centro (con il 25,3% delle sedi) è stato scelto per il 24,6% degli eventi. A dispetto del numero di sedi continua l’ascesa del Sud e delle Isole come destinazioni per eventi, “fenomeno attribuibile – si legge nel rapporto – sia all’efficace attività promozionale svolta dai convention bureau ma anche dagli enti pubblici locali, sia agli investimenti in infrastrutture e servizi. Nel 2018 il Sud e le Isole (con rispettivamente il 13,7% e l’8,4% delle sedi) hanno ospitato infatti il 17,7% degli eventi, con una crescita dell’8,3%”.
Quando però si passano al setaccio i dati isolani forniti dall’Osservatorio Congressuale Siciliano (settima edizione della ricerca realizzata da Sicilia Convention & Visitors Bureau in collaborazione con UniCredit), molti nodi vengono al pettine. I dati, raccolti dal dicembre 2017 ad agosto 2018 e relativi agli eventi confermati in Sicilia nel periodo gennaio-dicembre 2017, mappano lo status del comparto congressuale siciliano sulla base di un campione di 28 aziende (il 72% Hotel ed il 39% localizzate nella sola provincia di Catania) rispondenti al survey in 14 domande predisposto per lo scopo. 4.817 richieste di eventi segnalate nel 2017, di cui 1.513 confermate, contro i 3.856 eventi confermati su 11.044 richieste dichiarate nell’anno precedente (il 31% di conversioni nel 2017 contro il 35% nel 2016): questo il dato che emerge dal report che analizza una percentuale di poco inferiore al 1% delle imprese siciliane del settore congressuale.
Com’è evidente, l’indagine ha analizzato i dati di un campione molto ridotto di imprese rendendo non esaustivi e non statisticamente rappresentativi i dati stessi ma all’interno della ricerca permangono degli spunti interessanti.
Degli eventi censiti, il 61% si localizza tra le province di Palermo e Catania, con una percentuale ridotta rispetto allo scorso anno (82% nel 2016), seguite da Taormina, Sciacca e Ragusa, queste ultime costantemente presenti tra le sedi preferite negli ultimi anni. Scende Siracusa e tacciono Enna e Caltanissetta, non rappresentate nell’analisi per assenza di rispondenti. Meeting hotel e resort congressuali sono le venue scelte, rispettivamente nel 67% e 18% dei casi.
La ricerca sottolinea un problema di stagionalità degli eventi: “C’è una concentrazione degli eventi nei mesi primaverili (48%) e in quelli autunnali (29%), con una sensibile crescita rispetto al 2016 nei mesi di maggio e giugno e di settembre e ottobre. Intorno ai tre giorni la prevalenza degli eventi registrati, in aumento rispetto alla permanenza media del 2016 che si fermava a due giornate”.
Interessante l’indagine sulle ragioni della mancata conferma per oltre 2.939 richieste nell’Isola. “Tra le motivazioni condivise dai rispondenti – si legge nella ricerca – il 25% lamenta gli scarsi collegamenti diretti da/verso la Sicilia. Si confermano non risolte le problematiche relative a tariffe più alte delle aspettative, indisponibilità delle strutture nelle date richieste e sedi non idonee all’evento”.
“Lo sviluppo della capacità di attrazione di eventi soprattutto internazionali – sottolinea il Professore Roberto Nelli (che ha coordinato i lavori dell’Oice) – deve necessariamente passare attraverso l’analisi delle caratteristiche della domanda e dell’offerta della meeting industry congiuntamente all’analisi della geografia dei sistemi locali italiani, che descrivono la ‘dote territoriale’ in termini di struttura produttiva e di vocazione culturale e attrattiva”.
Il professore prosegue il ragionamento e apre spiragli per il Sud: “Un primo tentativo di mappatura degli eventi e dei congressi ospitati in Italia mostra come, a fronte di una situazione attuale in cui il maggior numero di eventi viene ospitato nei luoghi qualificabili come la ‘Grande Bellezza’, sia possibile identificare strategie di sviluppo della meeting industry sfruttando i punti di forza di alcuni territori, per esempio quelli con ampie potenzialità del patrimonio culturale e paesaggistico non ancora pienamente valorizzate, localizzati specialmente nel Centro e nel Sud, e quelli che, pur disponendo di una minore dotazione di patrimonio culturale e paesaggistico, presentano un ricco tessuto produttivo legato in particolare ai settori del made in Italy, collocati per lo più nel Centro e nel Nord”.
La maggior parte degli eventi rimane comunque in mano ad alberghi e centri congressi. Poiché il maggior numero di eventi svolti in Italia è promosso dalle aziende non stupisce che siano gli alberghi congressuali a concentrare la maggior parte degli eventi: l’80,6% del totale, +6,9% rispetto al 2017. Buona anche la performance dei centri congressi che registrano non solo il 3,2% degli eventi con un aumento del 3,9% ma anche il più elevato numero medio di eventi per sede: 156,3.
La presenza di sedi per eventi sul territorio appare particolarmente frammentata; infatti, dei 1.757 comuni italiani rilevati, che dispongono di almeno una struttura per congressi o eventi, il 57,2% presenta un’unica sede, il 19,5% due sedi, l’11,4% 3 o 4 sedi, il 7,9% da 5 a 9 sedi e solo il 4% almeno 10 sedi. Lo afferma l’Oice che però a fronte di tale frammentazione sottolinea la presenza di 25 città con almeno 20 sedi che, pur rappresentando solo l’1,4% del totale dei comuni considerati, concentrano ben il 29% delle sedi italiane. Tra queste città solo tre dispongono di più di 100 sedi: Roma con 371 sedi (pari al 6,8% del totale), Milano con 257 sedi (4,7%) e Firenze con 119 sedi (2,2%).
Con riferimento ai 28.386.815 partecipanti, il Nord con il 59,1% registra la percentuale maggiore (-1,5% rispetto al 2017 , con il +0,6% al Nord Ovest e il -3,8% al Nord Est), seguito dal Centro che ha concentrato il 28,5% dei partecipanti totali (-5,9%), mentre il Sud e le Isole hanno ospitato il 12,4% dei partecipanti totali (+2,2%), contraddistinguendosi per un numero medio di partecipanti per evento (pari a 47,2) che rimane inferiore alla media nazionale.
La durata complessiva degli eventi è stata su tutto il territorio nazionale pari a 597.224 giornate (+6,7% rispetto al 2017), di cui il 57,9% nel Nord (+8,6% rispetto al 2017), il 24,4% nel Centro (+0,3%) e il 17,7% nel Sud e nelle Isole (+10,2%). Le 42.319.349 presenze rilevate in Italia sono distribuite per il 58,2% nel Nord (-2,6% rispetto al 2017), che vede diminuire il proprio peso percentuale sul totale nazionale in seguito alla riduzione subita dal Nord Est (-6,4%), per il 29,9% nel Centro (-4,1%) e per l’11,9%% nel Sud e nelle Isole (+3,2%).