TAORMINA (ME) – È una sfida continua quella che l’Amministrazione comunale si trova costretta a fronteggiare per tenere in ordine i conti. Le sorti economiche di Palazzo dei Giurati, com’è noto, sono legate a un Piano di riequilibrio finanziario cui il Comune aveva deciso di aderire per evitare il dissesto finanziario. Nonostante siano passati esattamente tre anni da quella decisione – votata dalla precedente Amministrazione – la questione non è ancora chiusa e sta continuando a impegnare uffici e attuali amministratori comunali.
A causa anche dei ritardi procurati dall’emergenza pandemica, la sezione siciliana della Corte dei Conti ha continuato a chiedere chiarimenti e documenti, a tal punto che negli ultimi due mesi gli addetti ai lavori hanno dovuto fare gli straordinari per stilare una dettagliata relazione, inviata infine via Pec sperando di aver chiuso la questione.
Sul Piano che punta ad azzerare in vent’anni debiti fuori bilancio per 18,4 milioni di euro (di cui 11,8 milioni risalenti a prima del 2001), i giudici contabili, sollecitati anche dal ministero dell’Interno quale organo deputato ad attuare il programma, hanno sollevato dodici obiezioni sulle quali è stato necessario relazionare. Si è trattato soprattutto di focalizzare il triennio 2016/2018 per chiarire la situazione debitoria e l’attività di riscossione, oltre ai rapporti con le partecipate, soprattutto con l’Asm e i fondi accantonati in bilancio relativi alle perdite societarie (4,2 milioni nel 2018 per la sola municipalizzata). Chiarimenti sono stati forniti anche sulla più recente situazione relativa ai contenziosi, per i quali sono stati destinati 15 milioni di euro nel bilancio 2018/2020, sulle anticipazioni di liquidità e sulle spese per il personale. Un lavoro in gran parte riferito alle precedenti legislature, con grande sforzo dell’attuale amministrazione del sindaco, Mario Bolognari, e l’assessore all’Economia, Alfredo Ferraro.
Negli ultimi due anni l’Amministrazione ha avuto, tra i suoi obiettivi principali, proprio quello di mettersi in linea con i bilanci, approvare le annualità pregresse e rispettare i termini previsti dalla legge. Attività che purtroppo si è bruscamente interrotta la scorsa primavera, con la caduta del Paese in lockdown. L’approvazione del bilancio di Previsione 2020 – definito bilancio da tempi di guerra – arrivata a fine dicembre, ha permesso all’Amministrazione di riprendere il cammino, per tentare di rimettersi in riga durante questo 2021. Ma bisogna continuare a fare i conti con il Piano di riequilibrio e con le segnalazioni della Corte dei Conti, perché Taormina si porta dietro alcuni deficit ormai cronici che complicano le cose, come l’elevata incapacità di riscuotere i tributi.
Mancherebbero all’appello circa 21 milioni di euro. La maggior parte riguardanti l’Imu e il servizio idrico. Per quest’ultimo si parla di mancati incassi per circa 10 milioni di euro e proprio in questi giorni tecnici comunali e di Asm stanno passando a tappeto i contatori, per precisare le letture e produrre una nuova fatturazione che sia almeno trimestrale. Gli accertamenti sull’Imu, dal 2015 al 2019, hanno invece già accertato la mancanza di 5,6 milioni di euro, interessi inclusi. L’Amministrazione ha comunque deciso di esternalizzare la riscossione coattiva dei tributi e, ancora prima di bandire un avviso quinquennale del valore di 4 milioni e mezzo di euro, ha già istituito un Ufficio unico delle entrate con un incarico provvisorio per i prossimi due anni.
Nel frattempo, buone notizie sono arrivate dai ristori per le minori entrate dovute alla pandemia, che il Governo ha destinato a Taormina: 453 mila euro per l’Imu, 97 mila euro per Tosap/Cosap, ma soprattutto con 1,9 milioni di euro per la tassa di soggiorno. Una vittoria dell’amministrazione Bolognari che si era abbattuta per aumentare l’iniziale dotazione di 500 mila euro, e si trova oggi al pari di località come Capri, Rimini e Sorrento.
Twitter: @MassimoMobilia