Si è concluso il quarto Congresso nazionale dell’Area Democratica per la Giustizia, che si è svolto in questi giorni all’interno di Palazzo Chiaramonte-Steri a Palermo, in cui si è discusso del ruolo della magistratura di questi tempi e dei suoi rapporti con il governo.
“La lentezza dei processi costa all’Italia due punti di Pil. La necessità di velocizzare i processi assorbe gran parte della nostra energia, soprattutto in attuazione del Pnrr – ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo al congresso nazionale di Area in corso a Palermo – Sono stati fatti accordi di difficilissima attuazione sullo smaltimento dell’arretrato e stiamo affrontando il problema con determinazione e anche fantasia. Vorremmo avere in questo il contributo di tutti i colleghi anche se conosciamo bene la difficoltà viste le carenze di logistica e di risorse”.
“Ovviamente voglio ribadire che per i reati di mafia le intercettazioni non si toccano – ha precisato ancora il ministro sui temi della riforma e delle polemiche sulle toghe – col procuratore nazionale antimafia stiamo anzi progettando interventi nuovi per coprire le lacune derivate dal fatto che le grosse organizzazioni criminali non comunicano con i mezzi tradizionali, ma con strumenti che non siamo in grado di intercettare perché sofisticati e molto costosi. Ed è lì che intendiamo intervenire”.
Nordio poi ha ribadito che i timori di controllo dell’esecutivo su toghe è un’eresia: “Ho fatto il magistrato e lo rifarei e mi sento con la toga addosso. Perciò mi preme dire che, quali che siano le riforme, per me sarebbe una eresia pensare che la magistratura possa finire sotto il controllo dell’esecutivo. Ho scelto questa professione perché è la più libera e importante nell’attuazione del dettato costituzionale, vincolata come è solo alla legge. Mai l’avrei scelta se avessi pensato che da pm avrei avuto sopra di me un potere gerarchico rappresentato da un partito”.
Presenti al Congresso anche Elly Schlein e Giuseppe Conte che seppur su fronti diversi hanno risposto al ministro in base a visioni molto diverse: “Dopo un anno di governo possiamo dire che questo governo ha mostrato un atteggiamento di fondo, un approccio muscolare e aggressivo verso la magistratura – ha dichiarato la segretaria del Pd, Elly Schlein – Questa maggioranza mostra insofferenza verso tutto ciò che non controlla, e vale anche per la cultura e l’informazione. Ogni riforma della giustizia deve essere il frutto di un confronto con chi la fa funzionare. Il confronto e l’ascolto deve rappresentare la bussola per qualunque progetto riformatore che parta dall’analisi della realtà. Il ministro Nordio ha più volte annunciato un cantiere di riforme organiche, ma alle parole non sono seguiti i fatti, e vedendo l’approccio della maggioranza verrebbe da dire per fortuna. Abbiamo assistito a spot, decisioni di corto respiro, dannose, provvedimenti di bandiera e propagandistiche, senza una visione complessiva, senza organicità”.
“Da parte del Governo c’è un fondo di quasi intimidazione nei confronti dei magistrati – dice il leader del Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte – Interventi sofisticati che puntano a precisi obiettivi. Si delegittimano anche simboli della legalità. Siamo determinati a contrastare questa visione della giustizia. Quel che è certo è che mancano le risorse, gli investimenti e gli organici, mancano 1500 magistrati. È su questo che dobbiamo intervenire”.
“Sulla separazione delle carriere c’è una robusta dose di ideologia. Il tema tocca l’obbligatorietà dell’azione penale e della separazione dei poteri – ha riferito ancora Giuseppe Conte – Delicatissimi equilibri costituzionali che non possono essere smantellati dalla toga ideologica. Allontanare i giudici significa allontanarli dalle guarentigie costituzionali a garanzia dei cittadini e porli in soggezione rispetto al potere politico di turno. Perché tutte queste discussioni? Il vero obiettivo è colpire l’articolo 112 della costituzione, l’obbligatorietà dell’azione penale. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze”.
“Si attaccano gli strumenti investigativi e aspetti cruciali come l’ergastolo ostativo o le intercettazioni contro cui il governo ha attivato una autentica crociata parlando di presunti abusi, tesi smontata dagli esperti – ha sottolineato l’ex premier – Perché mettere di nuovo mano alla prescrizione? Quale diritto vogliono tutelare? La ragionevole durata dei processi a noi sta a cuore ma la vogliamo perseguire grazie a migliori investimenti nella giustizia, in modo da rafforzare l’efficienza tutta della macchina della giustizia. Dire per questa volta non se ne fa nulla, è passato troppo tempo, significa schiaffeggiare i diritti delle vittime del reato. Se mortifichi la volontà di avere giustizia non solo non c’è processo ma non c’è diritto”.