Inchiesta

Consorzio autostrade siciliane, lavori e disagi. Torna “l’incubo” di un’altra estate… in coda

“Tir ribaltato sulla A18, traffico in tilt”. “Incidente sulla A18 Messina-Catania, traffico paralizzato”. “Scontro autopullman, incidente sulla A18 Messina-Catania”. “Autostrada A20, pezzo di un aeratore crolla su auto in transito”. “Grave incidente sull’autostrada A20 Messina-Palermo, 10 veicoli coinvolti”. “Incidente sulla Messina Palermo, un’auto si ribalta e finisce fuori strada”. “Camion in panne e incidente sull’autostrada A20, traffico in tilt in direzione di Messina”. “Oltre 2 ore in fila, la Catania-Messina è un viaggio infinito”.

Sono queste le notizie di cronaca che riguardano due dei tratti autostradali più importanti dell’isola, due tratti, va ricordato, per le quali è prevista una tariffa di pedaggio che, dal 1° febbraio scorso, è cresciuta in osservanza a un adeguamento previsto dall’applicazione dell’articolo 8 comma 9 del decreto legge 30 dicembre 2023 numero 215. Oltre al danno, quindi, la beffa perché pagare per percorrere un tratto autostradale significa riempire il castelletto economico del gestore che è reimpiegato per la manutenzione, l’ammodernamento, la messa in sicurezza e la gestione della rete.

“Alla fine della fiera”, quindi, i fruitori dei due tratti autostradali stanno pagando non solo economicamente perché, oltre a sostenerne le spese di manutenzione, ne subiscono le conseguenze sui tempi di percorrenza, sui disagi dovuti al “traffico in tilt” che, spesso, producono stress, rabbia e sudore. Non solo, perché programmare, ad esempio, una prenotazione per raggiungere una delle isole minori deve oggi tenere conto di una variabile sconosciuta, quella relativa all’orario di arrivo. L’alternativa è muoversi con largo anticipo pagando comunque il prezzo di rischiare di arrivare all’ultimo minuto oppure, in remoti casi fortunati, arrivare a destinazione diverse ore prima dell’imbarco, inutilmente, e aspettare al porto.

Nel settembre 2020, insieme a alcune associazioni di consumatori, Cittadinanzattiva presentò un ricco esposto-denuncia alla Procura di Messina, dall’eloquente titolo “Attentato alla sicurezza dei trasporti”. All’esposto erano allegate prove video per rendere edotta la Procura su quanto stava succedendo. Nel 2021 l’ingegnere Placido Migliorino, l’ispettore inviato dal Ministero per le Infrastrutture in Sicilia in seguito al sequestro dei cavalcavia da parte della procura di Barcellona Pozzo di Gotto, eseguì una serie di controlli e redasse un documentato rapporto.

L’ingegnere passò al setaccio 22 viadotti, 8 gallerie, 5 cavalcavia e altri tratti della Messina-Palermo, sotto il mirino degli inquirenti. A proposito delle inefficienze, criticità, disservizi e rischi relativi alle autostrade Messina-Palermo e Messina-Catania, appunto la A20 e la A18, il contenuto del “rapporto Migliorino” non aveva dubbi e accusava il Cas di una serie di inadempienze che metterebbero a rischio l’utenza dell’autostrada.

“Adesso basta – spiegò l’associazione – i siciliani pagano all’Anas 11 milioni di canone annuo e continuano a rischiare la vita tutti i giorni, bisogna passare dalle dichiarazioni ai fatti, si pretende la revoca della concessione al Cas Consorzio delle Autostrade Siciliane, l’abolizione del pedaggio e il declassamento delle due tratte (…) Il Cas è un carrozzone creato contro lo Statuto dei siciliani e alimentato dalla politica regionale, che colpevolmente non ha mai messo ai vertici manager del settore e di grande esperienza, tale situazione ha prodotto solo danni materiali e di immagine alla Sicilia, inimicandosi tutti: utenti, la deputazione nazionale e regionale, amministratori locali, sindaci, sindacati, un vero primato, senza dimenticare le sette inchieste della magistratura in sette anni. L’abbandono continua a produrre, una miriade d’incidenti, piccoli, grandi e alcuni anche mortali. Le inadempienze e la disorganizzazione del Cas, denunciata dai sindacati, anche da quelli della Polizia Stradale, sono palesi”.

Rileggendo oggi le osservazioni contenute nel rapporto di Migliorino potremmo dire che lo spirito gattopardesco dell’isola si può applicare anche alle sue infrastrutture e, purtroppo, non è mutato. Viadotti che crollano, gallerie senza i servizi di sicurezza necessari e prescritti per legge sono state attenzionate, ma il tempo ha contribuito all’erosione di altri parti delle tratte autostradali e le interruzioni per lavori anziché chiudersi si sono spostate.

Poco sicure le strade e le autostrade siciliane

Su quanto siano poco sicure le strade e le autostrade siciliane arriva la conferma dal rapporto realizzato nel 2023 da Istat. Sulla base dei dati contenuti nel report, sono 10.444 gli incidenti stradali che si sono verificati in Sicilia nel 2022, incidenti che hanno causato la morte di 226 persone e il ferimento di quasi 16mila. Un anno, il 2022, che è stato caratterizzato da una netta ripresa della mobilità e, come conseguenza, dell’incidentalità stradale. Rispetto al 2021 sono aumentati gli incidenti, +5,0%, e i feriti, +5,2%. Seppur il maggior numero d’incidenti, il 77% del totale ossia 8.043, si sia verificato sulle strade urbane, gli incidenti più gravi avvengono sulle altre strade e sulle autostrade, dove si sono riscontrati oltre 3 morti ogni 100 incidenti.

Oltre al Consorzio per le Autostrade Siciliane, organismo al 92% della Regione Sicilia, responsabile delle autostrade A20 Messina-Palermo, A18 Messina-Catania e della Siracusa-Gela, la rete autostradale siciliana è gestita da Anas. La società appartiene al Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ed è parte del “Polo Infrastrutture” insieme a Rfi, la capofila, Italferr e Ferrovie del Sud Est. Gestisce tra l’altro l’autostrada A19 “Palermo-Catania”, lunga quasi 193 km.

A fine aprile sono tornati percorribili quattro viadotti autostradali, “migliorando – come si legge in una nota diffusa da Anas – la fluidità del traffico sulla Palermo-Catania e la sicurezza degli automobilisti. In occasione della riapertura, il presidente della Regione Schifani si è sbilanciato sulla fine dei lavori: “Entro dicembre 2026 contiamo di rendere completamente o quasi totalmente libera quest’autostrada che non era mai stata oggetto di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria”.

“Anas ha ultimato i lavori di riqualificazione su quattro viadotti e una galleria nella carreggiata, tra il km 53,000 e il km 54,800, tra gli svincoli di Buonfornello e Scillato, in direzione Catania, come previsto dal piano di manutenzione da 1,1 miliardi di euro in corso su tutta l’autostrada – continua il comunicato -. I lavori appena conclusi, oltre a prolungare sensibilmente la vita utile dell’infrastruttura realizzata oltre cinquant’anni fa, hanno permesso un notevole incremento del livello di servizio e delle condizioni di sicurezza della circolazione”.

La riapertura del tratto autostradale è stata l’occasione per fare il punto sui lavori conclusi dall’inizio del commissariamento: “Dieci cantieri per un valore di 27 milioni di euro. Altri tre da 105 milioni di euro sono stati avviati alla fine dell’anno scorso, ai quali si aggiungono altri tre da 22 milioni in questi primi mesi del 2024. Entro la fine dell’anno partiranno lavori per 100 milioni e verranno ultimati altri 13 cantieri per un ammontare di circa 85 milioni. Su input del commissario Schifani, da metà luglio a settembre, alcuni cantieri autostradali verranno sospesi per rendere più scorrevole il traffico nel periodo estivo. L’obiettivo per il futuro è quello di non superare contemporaneamente i 30 chilometri di zone chiuse sui 190 complessivi”.

La replica di Anas

In merito a queste dichiarazioni di Cittadinanzattiva riportate nel virgolettato, Anas ci scrive: “è opportuno sottolineare, per completezza d’informazione, l’errata attribuzione dei fatti quando viene testualmente riportato: ‘I siciliani pagano all’Anas 11 milioni di canone annuo’, probabilmente chiamando in causa le autostrade a pedaggio gestite dal Consorzio per le Autostrade Siciliane. Come è ben noto, Anas in Sicilia non gestisce autostrade o strade statali a pagamento e non riceve alcun canone. È opportuno precisare che il Consorzio per le Autostrade Siciliane, noto anche con l’acronimo di CAS, è una società che fa capo alla Regione Siciliana.”

Parla il procuratore capo del Tribunale di Patti, Angelo Vittorio Cavallo

Ponti a rischio di crollo, le inchieste aperte. Viadotto Furiano “ancora sotto sequestro”

Dopo lo scossone dato dalla relazione dell’ingegner Migliorino, che aveva evidenziato diverse criticità riguardanti in particolare le autostrade A18 Messina-Catania e A20 Messina-Palermo, sono continuate le verifiche del Cas, il Consorzio autostrade siciliane, sulla rete autostradale dell’isola. I nuovi lavori sono stati banditi, molti assegnati e diversi sono in via di realizzazione. Hanno voluto vederci chiaro le Procure di Siracusa, Messina, Barcellona Pozzo di Gotto e Patti che hanno aperto alcuni fascicoli d’indagine proprio a seguito della “relazione Migliorino”. Nel gennaio dello scorso anno, una richiesta di sequestro per il viadotto Furiano, sulla canna di monte direzione Palermo-Messina della A20, è stata avanzata dalla Procura della Repubblica di Patti, guidata da Angelo Vittorio Cavallo.

A essere ignorate, in particolare, stando all’ipotesi investigativa, sarebbero state “le prescrizioni di chiusura al traffico impartite dagli ispettori ministeriali, determinando un serio, fondato e imminente pericolo per la sicurezza dei pubblici trasporti” con un diretto riferimento alla “relazione Migliorino” che indicava un “eccesso di scorrimento degli appoggi ubicati nella spalla lato Palermo e nella prospiciente pila, con fine corsa ormai prossima a circa 6 centimetri di distanza dal bordo dell’impalcato della spalla. Tale ridotto scorrimento residuo determina un elevato rischio alla sicurezza della circolazione, in quanto l’impalcato potrebbe uscire dall’impronta dei baggioli e cadere, per effetto ad esempio di azioni orizzontali o di un sisma anche di bassa magnitudo”.

Secondo Andrea La Spada, il giudice per le indagini preliminari però, le decisioni relative all’apertura o chiusura del traffico sulla tratta a rischio vanno “necessariamente sottratte alla valutazione dell’ente concessionario, che ha dimostrato totale inerzia e disinteresse davanti al concreto rischio di cedimento della struttura”. Per fare il punto sull’indagine e sui suoi sviluppi interviene al QdS Angelo Vittorio Cavallo, procuratore capo del Tribunale di Patti.

Procuratore, qual è la situazione del fascicolo d’indagine che portò al sequestro del viadotto Furiano?
“È stato fatto il rinvio a giudizio e il relativo incidente probatorio cui è seguito il rinvio a giudizio. Tutto nacque dall’indagine che fece Migliorino, un ispettore del Ministero, da cui emerse che diversi viadotti in situazione critica e, quello in peggiori condizioni era appunto il viadotto Furiano. Al tempo nominammo come nostro consulente il professor Franco Bontempi, ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Roma La Sapienza che aveva confermato queste criticità. Abbiamo richiesto il sequestro, che fu disposto dal Gip. A seguito di questo chiedemmo l’incidente probatorio e il Gip nominò, a sua volta, dei periti del Politecnico di Torino che hanno confermato quanto indicato dal professor Bontempi. L’incidente probatorio si è chiuso, è stato fatto il rinvio a giudizio per l’allora direttore generale ingegnere Salvatore Minaldi, il dirigente dell’Area tecnica ed esercizio ingegnere Dario Costantino e l’ingegnere Francesco Castelli, nella qualità di ex responsabile dell’Ufficio controllo strutture e ora si terrà il processo. Ovviamente il viadotto è ancora sotto sequestro”.

Nessuna reazione da parte del Cas?
“Tutto tace. Questo ritengo sia il loro modo di ragionare. Quello di Furiano è il secondo viadotto di competenza del Cas che sequestriamo e per il quale rinviamo a giudizio”.

Il caso precedente era quello relativo al cedimento del viadotto Buzza, sempre dell’autostrada A20 Messina-Palermo, che, secondo l’accusa, sarebbe stato causato dalla mancanza di manutenzione o da lavori non eseguiti a regola d’arte. Una serie di presunte omissioni da parte di dirigenti e tecnici del Cas, rinviati a giudizio dal gup durante l’udienza preliminare, e che si dovranno presentare nell’aula del tribunale di Patti. Il viadotto Buzza a Caronia, sequestrato a maggio 2020, secondo gli accertamenti richiesti dalla Procura di Patti, risultava potenzialmente pericoloso in quanto i basamenti superiori di calcestruzzo su cui poggiava la struttura e l’asse viario risultavano fortemente fuoriusciti e disallineati rispetto ai pilastri. Uno squilibrio che avrebbe reso concretamente possibile lo scarrellamento dei singoli plinti rispetto all’appoggio, la strada, e conseguente crollo dell’intero viadotto. Ma a peggiorare la posizione dei sei funzionari del Cas, pende anche il richiamo del ministero delle Infrastrutture che già aveva intimato all’ente autostrade di provvedere al monitoraggio, manutenzione e se necessario anche alla chiusura del viadotto.

Domenico Interdonato, “Autostrade sicure” di Cittadinanzattiva

“A18 e A20 non possono dirsi autostrade, vanno declassate”

Nel settembre 2020, insieme a alcune associazioni di consumatori, Cittadinanzattiva ha presentato un ricco esposto denuncia alla Procura di Messina, dall’eloquente titolo “Attentato alla sicurezza dei trasporti”, un esposto che ha avuto, come risultato immediato, l’invio sull’isola, da parte dell’allora Ministro per le Infrastrutture, dell’ingegnere Placido Migliorino, con il compito di svolgere accertamenti sulle condizioni dei viadotti delle autostrade siciliane dopo la notizia del sequestro da parte della Procura di 21 strutture pericolanti. Interviene al QdS Domenico Interdonato di Cittadinanzattiva “Autostrade Sicure” di Messina.

Dopo la vostra denuncia del 2020, sembrò muoversi qualcosa…
“Il tempo, quando non si fanno gli interventi, continua a fare degradare tutto. Alcuni tratti indicati da Migliorino, parlo dei viadotti, sono stati asfaltati ma non sappiamo se sia stato risolto realmente il problema”.

Ora i lavori saranno sospesi tra il 15 luglio e il 15 settembre per ridurre i disagi…
“Fu fatto anche un paio di anni fa ma, qualche settimana dopo la chiusura, si procedette a diverse chiusure per effettuare operazioni di potatura”.

Siete sempre stati critici verso il Cas…
“È vero. Oggi bisognerebbe poter fare una domanda al ministro competente”.

Quale?
“La A18 e la A20 sono nelle condizione di essere definite autostrade? Sono in sicurezza? Questo costringerebbe il Ministro ad assumersi le sue responsabilità. Ci troviamo in presenza di gallerie il cui livello di sicurezza è inesistente e probabilmente nessuna è a norma, senza semafori, senza manichette d’acqua, senza colonnine di SOS e spesso con illuminazione fatiscente. Un’autostrada deve rispondere a determinate norme di sicurezza e né la A18 né la A20 le possiedono. Devono essere declassate anche perché non si può far pagare al cittadino un servizio che non è erogato. Nonostante questo il Cas ha ripetutamente inaugurato rifacimenti delle gallerie che, però, non possiedono i requisiti che prima indicavo. Non è stata mai aperta un’indagine sulla A18 e il manto autostradale continua a sfaldarsi in continuazione ed è solo stato continuamente rattoppato, una manto stradale nuovo che dura solo qualche mese. Il nuovo ponte che porta a Villafranca, ad esempio, è stato realizzato con un asfalto che è già collassato. Questi continui, e inutili, rifacimenti, sono solo un costo per i siciliani perché, o per inadeguatezza dell’intervento o per cattiva qualità del materiale utilizzato, gli interventi sono inefficaci”.

Già nel 2020 dichiaraste che “il Cas era un Ente illegittimo contro lo Statuto dei siciliani e alimentato dalla politica regionale, che colpevolmente non ha mai messo ai vertici manager del settore e di grande esperienza, tale situazione ha prodotto solo danni materiali e d’immagine alla Sicilia”…
“Il nostro giudizio continua a essere quello perché, da questo punto di vista, non è cambiato nulla. Continuiamo a registrare livelli di competenza risibili e i dirigenti scelti sono parte di uno scacchiere di scelte politiche, poco funzionali a quella che dovrebbe essere la loro funzione. Da anni chiediamo la chiusura del Cas e il passaggio della gestione delle tratte autostradali all’Anas, ma purtroppo la nostra voce è inascoltata, nonostante le denunce, i processi anche in corso e la multa di 500mila euro che l’Agcm ha elevato al Cas per i disagi dovuti ai cantieri infiniti”.

Manfredi Zammataro, segretario regionale di Codici Sicilia

“Servizio scarso, pagamento del pedaggio è una beffa”

Costi del pedaggio in cambio di file interminabili e un livello di sicurezza sempre più basso, queste le caratteristiche della A18 e della A20, le due autostrade siciliane che collegano Catania e Palermo con Messina. Interviene al QdS l’avvocato Manfredi Zammataro, Segretario Regionale di Codici Sicilia, il Centro per i diritti del cittadino.

Avvocato, A18 e A20 sono due autostrade a pedaggio ma, oltre al costo economico, l’utenza sta pagando un prezzo altissimo. Perché?
“Se lo chiedono tutti gli utenti. Siamo in presenza di un problema oggettivo di qualità delle strade. Nonostante alcuni interventi che, nel corso degli anni, sono stati fatti la situazione è lontana anni luce da quella che potrebbe definirsi ottimale. Se pensiamo che la condizione delle strade impatta anche sulla sicurezza di chi, tutti i giorni, le percorre, utenti che sono costretti a continue gincane per raggiungere la loro destinazione finale. C’è una doppia problematica. La prima è la qualità del servizio, che impatta sull’aspetto di natura economica anche perché le tempistiche sono dilungate e diluite, e questo va a incidere non solo sul trasporto pubblico o privato ma anche su quelli relativi alla movimentazione degli alimenti e delle derrate, creando problemi non indifferenti alle imprese del comparto e, inoltre e non secondario, non esiste alternativa al trasporto su gomma in Sicilia e molte delle destinazioni sono raggiungibili solo con movimentazione su gomma. Pagare il pedaggio è una beffa perché a fronte di questo non è erogato alcun servizio proprio per lo stato in cui versano le strade. Sappiamo che si tratta di una situazione che affonda le sue radici nel tempo ma, e la frase si adatta al contesto, c’è ancora molta strada da fare”.

Il “rapporto Migliorino” è stato un campanello che suonò forte e chiaro ma, da allora a oggi, poco è cambiato…
“Pensare di poter risolvere il problema della situazione delle strade siciliane, considerando che negli ultimi decenni poco o nulla si è fatto, non è un’impresa semplice. Di recente sembra che siano stati stanziate risorse per le infrastrutture ed è importante che si proceda in maniera spedita per superare questo gap che ancora oggi in Sicilia è importante. Quando si parla di infrastrutture stradali, come nel caso del collegamento di Palermo e Catania con la città cardine che è Messina, si parla di qualcosa che serve all’economia dell’isola e che dovrà essere monitorato con particolare attenzione, cosa che noi, come associazione di consumatori, faremo. Ci auguriamo anche che anche la tratta Catania-Palermo possa essere oggetto d’investimenti adeguati”.

Lei prima faceva riferimento anche alla movimentazione non solo pubblica o personale, ma anche di quella necessaria per le imprese siciliane…
“L’indotto dovuto all’utilizzo delle imprese per la movimentazione delle merci deve essere tutelato. Ma non va sottovalutato l’impatto concernente la movimentazione turistica ed è necessario offrire un servizio di viabilità di qualità”.