Consumo

Consumi, la Sicilia è in lenta ripresa

PALERMO – Boccata d’ossigeno per i consumi in Sicilia nel mese di febbraio. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio di Confimprese-Ey, infatti, dopo il tonfo di gennaio a -75,9% che l’aveva consacrata peggiore regione d’Italia, l’isola ha registrato un più incoraggiante -31,9%. I numeri in ripresa della regione siciliana vengono confermati anche dal trend per province: nello specifico Catania registra -44,1%, Palermo -33%, Siracusa -22%, Agrigento -21,8%, Messina -21,2%.

I numeri dell’Osservatorio sui consumi di mercato evidenziano una continua situazione di grande instabilità, che potrebbe mutare ancora nelle prossime settimane non solo a causa delle nuove misure di emergenza sanitaria pronte a essere varate in vista della Pasqua, ma anche del peggioramento generale della curva pandemica e da una campagna vaccinale che procede a rilento.

“Il mese di febbraio vede la Sicilia in leggero miglioramento, sia pure sempre in negativo – ha dichiarato in esclusiva al Qds Mario Maiocchi direttore Centro studi Retail Confimprese – . Rispetto ad altre regioni in profondo rosso come l’Umbria e il Trentino, la Sicilia mostra un miglioramento dovuto in gran parte all’upgrade di febbraio a zona gialla, che le ha permesso di allentare le maglie restrittive e garantire una maggiore libertà ai consumatori negli acquisti e nella fruizione del cibo fuori casa. Si tratta, comunque – sottolinea Maiocchi – di consumatori locali, non certo di turismo bloccato ormai da un anno, che fanno girare l’economia e danno una boccata d’ossigeno ai consumi fermi in tutta Italia ormai da un anno”.

A livello nazionale, il mese di febbraio chiude con un calo del -35,8% e, sebbene ci sia stato un recupero di 22,6 punti percentuali su gennaio, il dato rimane ancora fortemente negativo. Il lieve miglioramento è dovuto al momentaneo allentamento delle restrizioni in alcune regioni del Paese, ma sull’anno mobile – ultimi dodici mesi – il crollo si attesta al -46,3%.

Passando ai settori merceologici, la maglia nera dei comparti va al settore della ristorazione, che continua la sua discesa inesorabile registrando le performance più negative -50,3%, seguita dall’abbigliamento -36,5%. Il settore non food, invece, contiene le perdite a -6,2% rispetto a febbraio 2020. Il bilancio sugli ultimi dodici mesi vede così la ristorazione perdere il -56,5%, l’abbigliamento il -46%, il non food il -29,1%.

In sofferenza anche il travel con un -59,9%. La pesante situazione, che vede il mancato afflusso di turismo italiano e straniero, sta imponendo agli operatori del settore un ripensamento dei format e una rimodulazione dell’esperienza d’acquisto per il futuro.

Restrizioni e mancati ricavi risultano essere ancora una scure anche su centri commerciali e outlet, che registrano rispettivamente ancora -43,2% e -36,5%. In recupero le high street che chiudono a -27,6%, un risultato quest’ultimo in gran parte dovuto alla chiusura dei centri commerciali nei fine settimana e al conseguente affollamento dei centri città e delle vie dello shopping.

Un ultimo segnale di rilievo arriva dall’analisi per aree geografiche, le quali mostrano andamenti abbastanza simili, anche se la peggiore è l’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -40,5%, seguita dall’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) -38,3% e dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) -36,1%. A sorpresa l’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta), segnata dal peso della regione più colpita dall’anno di pandemia, chiude il mese a -31,6%.