Agricoltura

Contraffazione del vino, in Sicilia crollano i controlli

PALERMO – Il settore vitivinicolo non necessita soltanto di nuove strategie per crescere, o di fondi per migliorare le tecniche di produzione, ma anche di protezione da chi vuole fare il furbo e guadagnare attraverso la contraffazione. Eppure i controlli in Sicilia i controlli diminuiscono, diventando sostanzialmente inutili.

“Mentre le aziende agricole siciliane vengono rivoltate come un calzino più che altrove, in alcune regioni si susseguono gli scandali sulla contraffazione e le frodi alimentari, specialmente nel comparto del vino. Chiediamo e vogliamo legalità, ma lo stesso metro di misura deve essere usato su tutto il territorio nazionale”. Lo dichiara Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale, in riferimento alla notizia sull’operazione Ghost Wine portata a termine nei giorni scorsi dai Nas dei Carabinieri e dall’Unità investigativa dell’Ispettorato Centrale repressione frodi, tra Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo, dove sarebbe stato messo in piedi un sistema finalizzato alla produzione e alla distribuzione di vino contraffatto e spacciato per Doc e Igt.

Uno scandalo che segue a tanti altri in questa prima metà del 2019, anno che si è aperto a fine gennaio con un altro mega blitz in una dozzina di province dal Nordest al Centro Italia e fino a Foggia: coinvolte diverse cantine, anche molto note, come la friulana Rauscedo. “La Cia Sicilia Occidentale – ha detto ancora Cossentino – al recente convegno di Petrosino sulla crisi del settore vitivinicolo siciliano ha individuato proprio nelle frodi e nella pratica dello zuccheraggio una delle cause della sovrapproduzione dell’annata 2018, che ha generato grandi ammassi nelle cantine e un autentico crollo dei prezzi. Torniamo a chiedere con forza al ministero di potenziare i controlli in quelle zone dove si registra un elevato e sospetto rapporto tra la produzione di vino e le superfici vitate dichiarate”.

Secondo i dati dell’Icqrf, l’ispettorato centrale repressione frodi del ministero, anche nel 2018 la Sicilia è stata la regione dove è stato fatto il maggior numero di controlli: quasi 13.500 contro i 10.000 del Veneto, dell’Emilia Romagna e della Puglia che producono ognuna più del doppio dei vini dell’Isola (dati Istat). In Sicilia vengono fatti mediamente circa il 10% dei controlli rispetto al totale nazionale, percentuale giustificata dalle superfici dedicate all’agricoltura ma non dalle produzioni.

Rispetto al recente passato, però, i controlli dell’Icqrf sono diminuiti. Nel 2018 il totale è stato di poco superiore ai 117 mila controlli, nel 2016 erano stati invece quasi 160 mila. Quell’anno in Sicilia sono stati fatti oltre 22 mila controlli, in Veneto 11 mila così come in Emilia. Nel 2015, invece, in Sicilia si è toccato quota 21.510 contro i 7.715 del Veneto e i 10.924 dell’Emilia. Già precedentemente Cossentino aveva rimarcato la necessità che le autorità facessero maggiore attenzione: divieto assoluto di zuccheraggio, maggiori controlli contro le frodi e lo stop all’emigrazione dei vigneti siciliani verso il nord Italia.

“Abbiamo raccolto le sollecitazioni e le richieste di sostegno – ha aggiunto ancora il numero uno della Cia Sicilia Occidentale – ma ci siamo anche preoccupati di individuarne le cause. Per i vini da tavola chiediamo almeno di ridurre il tetto di produzione da 500 a 250 quintali per ettaro e di rafforzare i controlli per impedire la vinificazione di prodotti non idonei. Su questo solco è anche indispensabile promuovere in sede europea il divieto della pratica di zuccheraggio”.