CATANIA – “Al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dalle misure di prevenzione e contenimento connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, ai soggetti esercenti attività d’impresa è riconosciuto, per l’anno 2020, un credito d’imposta nella misura del 60 per cento dell’ammontare del canone di locazione, relativo al mese di marzo 2020, di immobili rientranti nella categoria catastale C/1”.
Così recita l’articolo 65 del Dl 17 marzo 2020 n. 18, ma occorre precisare che non si tratta di una sospensione dei pagamenti dell’affitto e che non potrà beneficiare della misura chi non sia stato costretto ad interrompere l’attività commerciale.
Il Decreto Cura Italia prevede, dunque, un’agevolazione per negozi e botteghe e in favore dei lavoratori autonomi (negozianti, commercianti, artigiani ecc.) mentre per le abitazioni non c’è, al momento, nessuna norma di legge che riconosce un diritto per gli inquilini o un obbligo per i proprietari di rivedere l’ammontare del canone.
Il contratto di locazione “dispiega in generale i suoi effetti cogenti anche in tempi di pandemia, solo però che il Codice civile viene incontro alle circostanze negative che sopravvengono nel corso della locazione”, ha spiegato Sebastiano Attardi al QdS.
Ad esempio, concede al conduttore di recedere immediatamente dal contratto per sopravvenuto caso di “forza maggiore”. Di conseguenza, con il consenso del proprietario e dell’inquilino si potrà stipulare un nuovo contratto di locazione, stabilendo il pagamento di un canone minore rispetto a quello corrisposto con il vecchio contratto rescisso, continua Attardi.
Un’altra possibilità è quella “pacifica” di mettersi d’accordo con il proprietario per rateizzare l’importo arretrato e per pagare, in maniera diluita nel tempo, i primi canoni che andranno a scadere, sino alla ripresa della piena attività lavorativa. Appena occorre precisare, infine, che, per quanto riguarda le abitazioni private – sono esclusi quindi i contratti commerciali – ove il locatore chieda lo sfratto per morosità, l’inquilino potrà sempre chiedere al Giudice un termine di grazia (“purgazione della mora”) per poter pagare quanto dovuto (comprese le spese legali) anche nel termine massimo di 120 giorni, in presenza appunto di comprovate difficoltà economiche (art. 55 della legge n. 392/1978).
Giusy Milazzo, segretario regionale del Sunia (Sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari), ci aiuta a comprendere meglio il quadro della situazione.
Quali orizzonti si delineano per gli affittuari in difficoltà in tempi di emergenza Covid-19? Qual è il polso della situazione attuale?
“Il quadro che si delinea nell’ambito del settore abitativo è complesso e preoccupante. Naturalmente a soffrirne maggiormente sono coloro che hanno un’abitazione in locazione e che a causa dell’emergenza sanitaria hanno perso il lavoro formale o informale o in nero e visto diminuire vistosamente il proprio reddito. Naturalmente il problema si riverbera anche sui piccoli proprietari che spesso arrotondano i bassi introiti da pensione, con i canoni che percepiscono dall’affitto. Riceviamo centinaia di telefonate di conduttori che non possono più pagare l’affitto e di proprietari che chiedono consigli su come affrontare quest’emergenza. La situazione purtroppo per molti non migliorerà che tra parecchio tempo”.
Il Sunia ha inoltrato proposte per aiutare chi ha bisogno?
“Il Sunia a livello nazionale ha chiesto nuove risorse sino ad arrivare a 300 milioni e l’accorpamento di due fondi già esistenti, quello per la morosità incolpevole e quello per il sostegno all’affitto a cui accedere con procedure semplificate. La nostra idea è che ci siano risorse per coprire sei mesi di affitto calmierato e che i fondi vadano ai proprietari purché si impegnino a proseguire la locazione. In questa fase di attesa stiamo proponendo a proprietari ed inquilini di rinegoziare i canoni per periodi stabiliti e per importi sostenibili. Per quei proprietari disposti a evitare inutili e difficili contenziosi abbiamo chiesto riduzione dell’Irpef e abolizione dell’Imu. Anche alla Regione abbiamo chiesto attenzione ai problemi degli assegnatari delle case popolari, degli studenti fuori sede, dei lavoratori in locazione coinvolti dal dramma lavorativo dovuto al covid-19”.
A tal proposito la risposta della Regione non si è fatta attendere. Ed oltre 50 mila utenti non dovranno pagare l’affitto del proprio alloggio popolare per i prossimi sei mesi. Così ha deciso il governo regionale, che ha stanziato per questo fine 27 milioni di euro.
“Attraverso tale manovra – ha dichiarato l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone – il governo Musumeci assicurerà gli introiti degli affitti agli Istituti autonomi case popolari, sgravando per un massimo di sei mesi gli inquilini delle fasce economiche più deboli dal pagamento del canone mensile. Aggiungiamo così un’ulteriore misura concreta a difesa delle famiglie siciliane più esposte alle ripercussioni di una crisi epocale come quella del coronavirus”.