Il 2020 è stato durissimo per il sistema delle mostre d’arte, ma l’anno prossimo andrà peggio.
Per i musei e le sedi espositive i nodi intravisti nel primo lockdown e ora con la nuova stretta verranno al pettine e a pagarne i prezzi saranno tutti i soggetti coinvolti nell’ organizzazione delle esposizioni.
La previsione nera circola tra i responsabili delle società di comunicazione e gli uffici stampa che promuovono eventi e rassegne, preoccupati da un andamento che non lascia immaginare spiragli, soprattutto per l’allestimento degli appuntamenti di grande richiamo.
“I contratti con i clienti sono annuali. Chi garantisce che saranno rinnovati? E’ difficile programmare con una capienza minore quando i costi restano gli stessi”, dice Luca Melloni, amministratore di Clp Relazioni Pubbliche, agenzia storica fondata a Milano nel 1968 da Cesare Parmiggiani.
Dall’inizio del primo lockdown alla fine del 2020 sono saltati una quarantina di appuntamenti grandi e piccoli curati in tutta Italia dalla struttura, che ha sei dipendenti assunti e arriva a seguire un centinaio di iniziative l’anno.
“Organizzare una grande esposizione può richiedere anche due-tre anni di lavoro scientifico – fa notare Melloni – e per quelle di importanza eccezionale investimenti fino a tre-quattro milioni di euro. Oggi si mettono su mostre di ogni genere in tre mesi ma il discorso è completamente diverso”.
La nuova chiusura ha avuto anche il sapore della beffa perché molti organizzatori avevano impegnato somme notevoli per la sicurezza, il distanziamento e il controllo sulle presenze ma il provvedimento non ha fatto distinzioni.
L’ incertezza di questi lunghi mesi di emergenza ha bloccato ogni velleità di programmazione.
“Ora sono tutti fermi – osserva il responsabile dell’agenzia -. Le grandi mostre previste nel 2021 sono state già spostate al 2022. Per continuare a organizzarne una di livello medio e sperare nel pareggio bisogna prevedere un break even di almeno 30 mila paganti”.
La strada da seguire, anche per le difficoltà di ottenere prestiti stranieri, è ”valorizzare le collezioni dei singoli musei e cercare partner privati per sostenere i costi.