Politica

Coronavirus, per le zone, le Regioni vogliono solo cinque parametri

Cinque parametri anziché 21 per definire la collocazione in zona gialla, arancione o rossa e il solo test rapido positivo per far scattare le misure necessarie a contenere la diffusione del virus, dunque contact tracing, isolamento e quarantena.

Con il monitoraggio che arriverà venerdì, le Regioni alzano il pressing sul governo e presentano la proposta per “semplificare” il sistema che fa scattare in automatico restrizioni e chiusure.

Ma il ministro della Salute Roberto Speranza frena: sono “i 21 parametri” insieme all’Rt a “determinare quali misure attuare sui territori” dice lasciando all’Istituto superiore di Sanità la difesa del sistema messo a punto: i dati “sono sempre aggiornati”, sottolinea l’Istituto guidato da Silvio Brusaferro, e la valutazione “tiene conto di tutti gli aspetti legati all’epidemia e alla risposta dei sistemi sanitari” Le proposte delle Regioni sono contenute in una lettera indirizzata allo stesso Speranza e al ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia.

“C’è la necessità di semplificare i parametri che sono stati elaborati nella prima fase della pandemia – dice il vicepresidente della Conferenza delle Regioni Giovanni Toti che ha chiesto un incontro urgente -. Siamo pronti ad un confronto con Governo, Cts, Iss e Cabina di regia per verificare e approfondire congiuntamente l’attuale sistema”, che le Regioni ritengono “non adeguato ad essere utilizzato per la valutazione degli scenari” che poi determinano la fascia in cui si collocano i territori.

Due sono sostanzialmente le modifiche chieste dai governatori.

La prima riguarda la “definizione di caso confermato” e prevede che in presenza di un test antigenico rapido positivo, anche in assenza di sintomi, non sia più necessaria la conferma con il tampone molecolare – visti anche i tempi per avere una risposta – per far scattare “con tempestività tutte le azioni di sanità pubblica necessaria”: isolamento, ricerca dei contatti, quarantena.

Il test molecolare dovrebbe essere riservato solo “ai soggetti per cui si renda necessario per finalità cliniche o terapeutiche, non di sanità pubblica”. Il secondo punto riguarda invece la revisione degli indicatori del monitoraggio, che da 21 dovrebbero diventare 5: rapporto positivi/tamponi, Rt, tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica, numero e tipologia di figure professionali dedicate al contact tracing, con la richiesta – per quest’ultimo punto – di “adeguate risorse” sia per il tracciamento che per l’isolamento e la quarantena, dunque per la gestione dei Covid hotel.

Ma la questione non è solo tecnica.

“Vogliamo entrare politicamente nel confronto, serve un ulteriore sforzo collaborativo e dei meccanismi di condivisione delle decisioni” dice chiaramente Toti, con Luca Zaia che parla di un “confronto preventivo” sulle scelte e il presidente delle Marche Francesco Acquaroli che chiede “concertazione” per “tutte le decisioni calate sul territorio”. Niente più automatismi, in sostanza, ma decisioni politiche prese con i governatori.

“Il dialogo con le Regioni è sempre aperto” risponde Speranza, che per il momento esclude però modifiche.

Si profila dunque un nuovo scontro, anche se Boccia non chiude del tutto: “se le richieste delle Regioni sono legate alla ponderazione di alcuni parametri rispetto ad altri”, allora “possiamo discuterne”.

Se però il nodo è “uscire dall’oggettività dei dati per entrare nella discrezionalità della politica”, dice il ministro degli Affari Regionali, l’esecutivo non farà passi indietro.

“O siamo oggettivi o siamo discrezionali. E se siamo oggettivi lasciamo alla scienza definire i parametri”.

Venerdì dunque non cambierà nulla dal punto di vista della definizione delle fasce mentre i nuovi dati serviranno a dire se le prime sette regioni per cui sono scattate le misure – le rosse Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Calabria, e le arancioni Puglia e Sicilia – cambieranno zona o meno, essendo passati i 15 giorni indicati dall’ordinanza di Speranza affinché si possa rivalutare il posizionamento.

Per le altre bisognerà invece aspettare il monitoraggio del 27 e se alcune delle regioni attualmente in zona gialla cambieranno colore la rivalutazione non avverrà prima del nuovo Dpcm, con l’attuale che scade il 3 dicembre. Quello che dovrebbe contenere le indicazioni per il periodo natalizio.

“Cosa succederà a Natale – frena comunque Brusaferro – dipenderà molto da come ci comportiamo”.

Tradotto, significa che se l’Rt non scende sotto l’1 sarebbe una forzatura ipotizzare allentamenti delle misure.