Consumo

Coronavirus, smartworking e imprese, in Sicilia pericolo hackers

PALERMO – L’emergenza coronavirus sta costringendo tutti noi a restare all’interno delle mura domestiche ed è per questo motivo che tra le imprese si sta diffondendo sempre di più il metodo legato allo smart working per dare continuità alla produttività aziendale. Secondo Unioncamere, che a tal proposito ha realizzato un’interessante indagine, su 18 mila imprese che hanno svolto online il test di maturità digitale attraverso i Punti impresa digitali (Pid), quasi quattro aziende italiane su dieci sono dotate di sistemi Cloud, una tecnologia fondamentale per garantire una più agile transizione delle attività svolte all’interno degli uffici in modalità “smart” e tre aziende su dieci sono equipaggiate per proteggere le connessioni da remoto con strumenti di Cybersecurity necessari per garantire sicurezza nella gestione dei dati.

A livello regionale, la Sicilia risulta purtroppo tra le realtà dove le aziende sono meno attrezzate con sistemi Cloud; la nostra terra si attesta infatti al 23%, meglio solo rispetto al Molise (22%), in una graduatoria che vede primeggiare il Trentino-Alto Adige (51%), seguito dalla Lombardia (42%) e dalla Liguria (40%).

Per quel che attiene agli strumenti di Cybersecurity, la nostra regione è addirittura ultima, al 13%, mentre in testa troviamo di nuovo il Trentino-Alto Adige (50%) dopo il quale vengono l’Emilia-Romagna (39%), le Marche e l’Umbria (36%).

Sull’argomento e sulla situazione che sta attraversando la nostra terra, è intervenuto Alessandro Albanese, vice presidente vicario di Sicindustria. “Le imprese siciliane in questa fase di emergenza stanno facendo un grande sforzo per garantire il lavoro anche a distanza – ha sottolineato Alessandro Albanese -. E nonostante i ritardi accumulati sotto il profilo delle infrastrutture immateriali, la Sicilia sta, comunque, nel suo complesso reggendo bene l’onda d’urto. Dico ‘nel suo complesso’ perché, se analizziamo i singoli territori, ciò che sta emergendo con maggiore evidenza è la presenza di un’Isola a due velocità: se nelle tre principali città, infatti, la connessione iperveloce è ormai una realtà per la gran parte della popolazione e delle imprese, nei centri minori e nelle aree interne si registrano le maggiori difficoltà.

Tra l’altro c’è da aggiungere – ha spiegato Albanese – che i lavori per la banda ultralarga si sarebbero dovuti completare quest’anno e che (la beffa oltre al danno) proprio adesso che l’emergenza ci sta costringendo ad un uso massiccio di internet, i cantieri sono fermi o comunque vanno a rilento. Credo comunque e spero, che questa esperienza così traumatica per il nostro tessuto economico e sociale, cambi profondamente il modo di pensare e l’approccio verso le imprese. Finora abbiamo avuto uno Stato avverso. Mi auguro che, d’ora in avanti, – ha concluso il vice presidente vicario di Sicindustria – l’atteggiamento cambi radicalmente e che dal ‘Paese delle carte bollate’ si diventi un ‘Paese dell’innovazione e della produzione’”.

Per quel che riguarda le macro aree, il rapporto di Unioncamere ci dice che le realtà del Nord-Ovest sono maggiormente equipaggiate per sistemi Cloud (40%), seguite dalle regioni del Centro, per le quali si registra il 37%, dal Nord-Est (36%), dal Sud e dalle Isole, che si attestano al 27%. Riguardo alle imprese con strumenti di Cybersecurity, il Nord-Est si trova più avanti (37%), meglio del Nord-Ovest (34%), del Centro (27%) e delle realtà meridionali e insulari per le quali l’indagine in oggetto fa registrare il 17%.