ROMA – Il tema della prevenzione della corruzione nell’ambito della Pubblica amministrazione è stato al centro dell’incontro che si è tenuto ieri al teatro Quirino di Roma, sulla Giornata del Responsabile della prevenzione della corruzione e per la trasparenza. Sono intervenuti il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo e il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia. “Ci sono tante risorse con i fondi Pnrr – ha detto Busia – e c’è il rischio che suscitino appetiti della criminalità. Dobbiamo non solo evitarlo, ma anche cogliere la sfida del Pnrr come strumento per cambiare la Pubblica Amministrazione, per creare cultura della Buona Amministrazione”.
Per Busia bisogna affiancare alla repressione una doverosa prevenzione. “Il Codice degli appalti è, per questo, elemento essenziale del Pnrr – ha ribadito Busia – ma occorre coniugare semplificazione con trasparenza e controllabilità. Non è detto che la brevità necessariamente aiuti e velocizzi. Quando si lavora con strumenti normativi così complessi, non è con l’accetta ma col bisturi che si ottengono risultati. Noi puntiamo molto sulla digitalizzazione delle gare, dall’inizio alla fine, e la Banca dati Anac dei contratti pubblici, che l’Europa ci ha chiesto di potenziare, è la chiave di volta”.
L’incontro di ieri è stata l’occasione per presentare anche il Piano triennale Anticorruzione 2023/2025, approvato da Anac. Soddisfatto il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo: “I piani di prevenzione nella lotta alla corruzione sono fondamentali, anche in vista della piena realizzazione del Pnrr – ha detto il ministro – in Italia abbiamo migliorato di dieci posizioni il nostro ranking, ma rimane comunque una diffusa percezione che il fenomeno corruttivo sia ancora estremamente elevato”.
Questo dato viene certificato dall’Eurobarometro 2022 che rileva come l’89% degli intervistati ritiene che la corruzione in Italia sia ancora diffusa rispetto a una media europea del 68 per cento. Il 32 per cento delle persone intervistate ritiene che il fenomeno corruttivo abbia degli effetti su loro stessi rispetto alla media Ue del 24 per cento. Nel quinquennio 2017-2021 gli illeciti accertati contro la spesa pubblica sono pari a 34 miliardi di euro per 115 mila soggetti che sono stati denunciati.
Questi dati per il ministro aumentano la sfiducia che i cittadini hanno verso lo Stato e le istituzioni, producendo un grande ostacolo per lo sviluppo del Paese.
A questo si aggiungono i tribunali al collasso, la perdita di investimenti stranieri e le lungaggini nella realizzazione di opere pubbliche. Una indagine di Bankitalia fatta subito prima della pandemia, mette in evidenza che la durata media in Italia per realizzare un’opera del valore fino a 300 mila euro è di quattro anni e 10 mesi, quasi cinque anni, e passa dai cinque agli undici anni per le opere dal valore superiore ai 5 milioni di euro. E il dato rilevante è che il 40 per cento di tempo per la realizzazione delle opere pubbliche è dedicato ai passaggi burocratici.
In questa ottica il Piano Anticorruzione 2023-2025, è finalizzato anche a semplificare e velocizzazione le procedure amministrative.
Tra le novità previste, il rafforzamento dell’antiriciclaggio, impegnando i responsabili della prevenzione della corruzione a comunicare ogni tipo di segnalazione sospetta in cui potessero incorrere all’interno della pubblica amministrazione, e delle stazioni appaltanti. Previsto anche l’obbligo per le stazione appaltanti di identificare il titolare effettivo delle società che concorrono ad appalti pubblici per conoscere chi effettivamente sta dietro le scatole cinesi che spesso coprono il vero titolare della società che vince l’appalto, evitando così corruzione e riciclaggio.
Inoltre i Comuni con meno di 50 dipendenti potranno predisporre il Piano anticorruzione ogni tre anni e cambiano le modalità di pubblicazione dei contratti pubblici, non più in ordine temporale ma per appalto con allegati tutti gli atti di riferimento.