MESSINA – I finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza e gli agenti della Questura di Messina, commissariato di Taormina, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare personale che dispone la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un ex dirigente del Consorzio rete fognante di Taormina, gestore dell’impianto fognario della fascia Ionica messinese, e il divieto temporaneo per due imprenditori della provincia e un professionista, già dirigente dell’Ente, di contrarre con la Pubblica amministrazione.
Come spiegato dai finanzieri, “il provvedimento cautelare, emesso dal Gip del Tribunale peloritano, su richiesta della Procura della Repubblica di Messina, interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto del principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva stabilito dall’art. 27 della Costituzione”.
Agli indagati sono contestati, in concorso tra loro, i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, falso materiale e ideologico, truffa e inquinamento ambientale.
Le indagini, condotte dal Commissariato di Polizia di Stato di Taormina e dalle Fiamme gialle della Compagnia di Taormina, coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina, sono consistite in complesse ricostruzioni documentali, intercettazioni ambientali e accertamenti bancari e hanno messo in luce l’esistenza di un collaudato sistema di cattiva gestione delle funzioni pubbliche, in totale spregio dei principi di correttezza, trasparenza e imparzialità che dovrebbero presiedere all’azione amministrativa.
“In dettaglio – hanno evidenziato dalle Fiamme gialle – il sistema illecito ruotava attorno alle figure di due dirigenti, rispettivamente responsabili dell’area tecnica e dell’area finanziaria, che gestivano, in maniera clientelare, i lavori di manutenzione dell’Ente pubblico, inosservanti della vigente normativa sui contratti pubblici, affidandoli arbitrariamente a taluni imprenditori per la realizzazione di scopi personalistici, quali incarichi privati retribuiti ed altre varie utilità economiche”.
Inoltre, per gli investigatori, il responsabile tecnico avrebbe consentito l’utilizzo dell’impianto di depurazione anche in assenza dell’autorizzazione allo scarico, risultata ormai scaduta, e della manutenzione della struttura, obbligatorie per il trattamento a norma di legge delle acque reflue, arrivando persino ad autorizzare uno degli imprenditori colpiti dalla misura restrittiva allo scarico reiterato di reflui fognari non depurati nelle acque del fiume Alcantara, in totale inosservanza delle prescrizioni e cagionando un significativo danno all’ecosistema fluviale.
Il giudice per le indagini preliminari, considerati i gravi indizi di colpevolezza e il concreto pericolo di reiterazione del reato, ha disposto il sequestro dell’automezzo utilizzato per il trasporto illecito di rifiuti e scarico abusivo dei reflui fognari, riconducibile ad una società gestita da uno degli imprenditori indagati. L’impianto gestito dal Consorzio, già sottoposto a sequestro nel corso delle investigazioni, è attualmente affidato a un amministratore giudiziario e risulta regolarmente operativo, in regola con gli interventi di manutenzione previsti per legge.
“L’odierna attività – hanno sottolineato ancora dalla GdF – testimonia il perdurante impegno delle Forze dell’Ordine e della Procura della Repubblica di Messina nel contrasto ai reati contro la Pubblica amministrazione, a tutela dell’ambiente e a presidio della legalità circa la corretta spesa delle risorse pubbliche in favore della collettività”.
Occorre sempre ricordare che il provvedimento cautelare è stato adottato nella fase delle indagini preliminari e che, dunque, gli indagati sono da presumersi innocenti sino alla sentenza di condanna definitiva che ne accerti la responsabilità all’esito del giudizio, che si svolgerà nel contraddittorio con la difesa davanti al giudice terzo imparziale, giudizio che si potrà concludere anche con la prova dell’assenza di ogni forma di responsabilità.