E adesso Renato Schifani spera nell’aiuto di Roma. Il giudizio della Corte dei Conti siciliana sentenziato sabato scorso dalle Sezioni riunite ha certificato le pesanti falle presenti nel bilancio 2020 della Regione, sospendendo il giudizio sulla parifica.
I magistrati, inoltre, hanno sollevato parecchi dubbi riguardo la legittimità costituzionale della norma che ha permesso al Governo Musumeci di spalmare in 10 anni il disavanzo di 2,2 miliardi di euro anziché tre.
Complessivamente, così come contestato dalla Corte, sono 866 i milioni di euro che l’Ente dovrà recuperare al più presto per coprire la voragine contabile.
Come fare? Le casse della Regione Siciliana non sono certo floride e la nuova amministrazione che si è insediata soltanto poche settimane fa è costretta adesso a fare i calcoli – in tutti i sensi – con un’eredità fin troppo grande. Palazzo d’Orléans, dunque, non può farcela da solo a colmare il vuoto.
Schifani dovrà quindi auspicare l’applicazione di una norma “salva Sicilia” che scatterà nella legge di conversione del Dl Aiuti o nella Manovra in fase di approvazione da parte del Governo.
Di buco di bilancio, però, il governatore siciliano non vuole sentirne parlare. In occasione del suo intervento alla Festa del Tricolore l’ex presidente del Senato ha infatti assicurato che non esiste alcun vuoto nelle casse regionali.
Anzi, il governatore regionale ha voluto sottolineare alla platea presente all’hotel “Le Dune” di viale Kennedy come nel 2019 all’esecutivo Musumeci sia stato consentito di dilazionare il disavanzo creato dalla precedente amministrazione Crocetta.
Non è mancata, in questo caso, la reazione dell’ex sindaco di Gela che ha rispedito al mittente le accuse, scaricando ogni responsabilità sul Governo Musumeci che avrebbe impiegato le risorse in avanzo prodotte dalla sua amministrazione per finanziare le spese.