Mondo

“Non lavoro per matrimoni gay”, la Corte Suprema le dà ragione e scoppia la polemica

La Corte suprema USA ha dato ragione ad una realizzatrice di siti web che si rifiuta di farli per i matrimoni gay, o meglio, tra persone dello stesso sesso.

Una sentenza che ha scatenato l’indignazione generale e che fa discutere sui diritti delle persone omosessuali negli Stati Uniti. Da una parte c’è la Corte Suprema USA – da specificare, a maggioranza conservatrice – che sostiene il diritto dell’imprenditrice al centro del caso di difendere i propri ideali e la propria libertà di pensiero; dall’altra, la comunità LGBT+ con lo stesso identico diritto a ricevere un servizio a prescindere dal proprio orientamento.

Corte Suprema USA e il nuovo caso della sentenza “anti – gay”

Secondo i giudici chi fornisce servizi creativi può invocare la “libertà d’espressione” per non andare contro “ai propri valori”. Una sentenza controversa – “La Corte così indebolisce le leggi anti discriminazione”, ha commentato il presidente Biden.

Non si tratta dell’unico caso che fa discutere gli Stati Uniti in questi giorni. “Giustizia è la cancellazione del debito, giustizia è il college gratis, perché l’educazione è un diritto”, commenta una ragazza durante una delle proteste di fronte alla Corte, che ha annullato il piano della presidenza Biden per cancellare i debiti contratti dagli studenti durante gli anni universitari, una delle sue grandi promesse elettorali.

Riguarda sempre le università l’altra sentenza che sta facendo discutere: la Corte Suprema USA, accogliendo dei ricorsi contro alcuni atenei come Harvard, ha stabilito che i college non possono più usare l’etnia come criterio di ammissione, eliminando dunque la cosiddetta “affirmative action”, una “discriminazione positiva”, che per decenni è servita ad aprire le porte dei livelli più alti dell’educazione alle minoranze.