Società

Covid, barista di Ispica, resilienza e idee green contro la crisi

Il Covid19, oltre ai lutti ed allo sconvolgimento delle nostre vite, da nord a sud ha portato molti problemi economici alle piccole e grandi imprese che da sempre investono, e producono beni e servizi sul territorio.

Uno dei settori maggiormente colpito è quello degli esercizi pubblici: bar, ristoratori e albergatori. Forse più di altri hanno subito l’enorme calo del fatturato dovuto alle restrizioni a fasi alterne dei vari dpcm emessi dal governo.

Molti i problemi ma c’è pure chi non ha voluto mollare ed è riuscito a trovare anche delle soluzioni per andare avanti comunque.

La storia che vi voglio raccontare è quella di un piccolo bar di provincia che si trova ad Ispica, lungo la strada statale 115, da cui prende pure il nome. Un bar conosciuto dai vari agenti e rappresentanti di commercio che percorrono ogni giorno la statale e vi si fermavano in tempi precovid19 per una sosta e per gustare una ottima colazione.

Il titolare è Rosario Scala, un giovane imprenditore di 47 anni che da ben ventisette anni gestisce questo piccolo bar, ma la cosa più importante e che lui da sempre riesce a fare rete con le altre realtà economiche presenti sul territorio, a sponsorizzare piccole iniziative culturali, a portare avanti le tradizioni ed i simboli della sicilianità, a partire dal logo del suo locale: una pala di fico d’india.

Insomma, il suo non è soltanto un bar in quanto tale e come gli altri, è differente, o come dice lui, sono i suoi clienti ad essere differenti. Lui offre il caffè ai suoi avventori ma mette a disposizione i locali, la sua inventiva, in parte anche il portafoglio per creare delle situazioni di miglioramento ambientale, sociale e culturale.

Tre anni fa decide di fare un grande investimento, si sposta in dei locali più ampi, acquista nuove attrezzature per poter offrire ai propri clienti anche dei servizi di panineria, cocktails e piccola ristorazione; assume anche del personale che assieme alla sua compagna ed aiutante Vanessa, possano soddisfare l’aumento della clientela e le aumentate richieste, tutto sembra procedere per il meglio fino a quando un anno fa avviene l’inimmaginabile.

E, da allora, il nostro giovane e geniale barista non si è perso d’animo ed anzi ha trovato delle soluzioni che hanno alleviato in parte la perdita di una importante fetta di fatturato.

Inizia a maggio dell’anno scorso, in piena pandemia, a costruire con del legno delle eleganti “confort zone” come ama chiamarle lui, dove i clienti potevano sedersi a due alla volta, fare le proprie ordinazioni, gustarsi sul posto quanto ordinato e mantenere le distanze di sicurezza imposte dai decreti del governo.

Si tratta di vere e proprie cabine in legno poste all’esterno del locale dove vi è anche una mensola con dei libri da potere leggere e la pulsantiera con cui chiamare i camerieri per poter ordinare. Questa soluzione ha salvato in parte la stagione estiva ma con l’arrivo dell’autunno e della seconda ondata della pandemia, il nostro Rosario ha dovuto mettere il nastro di recinzione dinanzi alla sua “confort zone” e chiuderla ai clienti.

Ma non si dispera ed invece di chiudere o mollare tutto come hanno fatto altri, a torto o a ragione, si spreme le meningi e punta, ancora una volta, sulla qualità delle materie prime acquistate dai vari produttori agricoli locali a km zero, sull’innovazione tecnologica con una app dove fare gli ordinativi via Internet, inoltre compra una piccola auto elettrica che possa servire al delivery ed a non inquinare.

In questo modo riesce a portare a casa dei clienti gli ordinativi ricevuti. Ma non finisce qui, lui è molto attento anche all’ambiente, già dapprima riusciva a raggiungere un’ottima percentuale di differenziata, e allora sostituisce i cartoni da asporto con del packaging ecosostenibile e completamente organico da poter buttare perfino nella compostiera.

A tal proposito, lui ama dire: “Penso che ognuno di noi, nel suo settore, possa dare il suo contributo per questo pianeta di cui siamo ospiti. Citando, Andy Wharol – credo che avere la terra e cercare di non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”.

Le sue soluzioni e la sua resilienza godono del costante contributo dei suoi clienti che quotidianamente ordinano e ricevono a casa un vero e proprio servizio completo, aldilà del semplice panino gourmet. E del suo amore e rispetto verso l’ambiente e gli esseri umani ne sa qualcosa anche Ombra, un cagnolino comunale di quartiere, che di tanto in tanto gli fa visita per ordinare e ricevere anche lei il suo panino; ovviamente takeaway e fuori dal locale, come da normativa anticovid19!

Questo ed altro ancora della sua attività di “barista e non” lo potete vedere anche sul suo profilo facebook e forse anche grazie al suo piccolo contributo ed a quello di tanti altri “andrà tutto bene”.

Corrado Santoro