MESSINA – Era pronta la protesta di imprenditori e commercianti, ormai ridotti allo stremo per una crisi senza precedenti che i ristori, anche qualora arrivassero in tempi rapidi, non sembrano in grado di arginare. Da un parrucchiere di via Garibaldi che ha annunciato lo sciopero della fame alle esternazioni feroci sui social, fino al comunicato di Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato, Claai e Confimprese Italia, si preannunciava uno scontro che questa volta il sindaco Cateno De Luca ha voluto evitare.
“Tre settimane di zona rossa – hanno scritto i rappresentanti del settore imprenditoriale – hanno letteralmente sfinito le imprese. Stiamo assistendo a un’evitabile perdita di avviamento commerciale da parte delle attività di Messina, la cui clientela storica si rivolge per gli acquisti alle attività operanti nei comuni limitrofi, circostanza questa che ha ulteriormente avvilito le imprese. Esasperazione che come abbiamo rappresentato al prefetto Maria Carmela Librizzi, rischia di compromettere la coesione sociale a danno dell’intera comunità”.
Anche a Messina da oggi si applicheranno le regole e le limitazioni stabilite per la zona rossa da Governo e Regione sia per le attività economiche che per le scuole. Il primo cittadino quindi è tornato indietro sull’ipotesi avanzata di una proroga delle sue misure più restrittive in vigore fino alla mezzanotte di ieri, con “un’ordinanza ponte” fino a martedì, che doveva servire per fare transitare la città verso le nuove disposizioni programmate dai Governi nazionale e regionale a partire dal primo febbraio.
Il sindaco ha rivendicato con orgoglio il fatto che la sua ordinanza abbia superato la prova dei ricorsi al Tar, dunque, “aveva motivazioni inattaccabili”, ma ha ribadito anche che adesso si adeguerà a quanto verrà stabilito dal ministro della Salute e dal presidente della Regione Musumeci. “Noi abbiamo assunto decisioni in base agli umori o alle personali preoccupazioni – ha spiegato – ma lo abbiamo fatto con piena lucidità, fondata su dati provenienti dagli organi preposti. Il numero dei posti letto in terapia intensiva, quelli dell’andamento epidemiologico della città, sono tutti dati forniti dalle autorità sanitarie e ospedaliere. C’è il Comitato tecnico scientifico regionale al quale abbiamo chiesto accesso agli atti ma ancora non abbiamo ricevuto la relazione richiesta”.
De Luca ha preannunciato per oggi una riunione tecnica cui dovrebbero prendere parte rappresentanti dell’Asp e delle aziende ospedaliere del territorio provinciale insieme al commissario straordinario per l’emergenza Covid Maria Grazia Furnari. “Voglio avere – ha spiegato – la fotografia completa della situazione con dati su contagi e ricoveri e sulla capacità di risposta delle strutture sanitarie. A nome del Comune di Messina, presenteremo un’azione risarcitoria nei confronti della Regione e dell’Asp per la scellerata gestione dell’emergenza sanitaria, in base ai punti già inseriti negli esposti presentati alla Procura della Repubblica”.
A contestare il dg dell’Asp Paolo La Paglia in queste settimane, chiedendone le dimissioni, sono stati anche i rappresentanti della Uilfp, che rispetto al sindaco hanno voluto fare dei distinguo non condividendo di De Luca alcune modalità di gestione della pandemia. A sostenere il primo cittadino in questa battaglia contro Asp e Regione, fornendogli anche un supporto documentale, è Mario Macrì ex Uil, responsabile del Coas sindacato dei medici dirigenti, che da tempo ha deciso di fare luce sulle voragini di un sistema che sembra non abbia garantito numeri adeguati di posti di terapia intensiva sul territorio molto prima del Covid. Disfunzioni che si stanno ripercuotendo adesso sulla gestione dell’emergenza.
Nella rilevazione del Coas del 28 gennaio, infatti, il 90% (35 su 39) dei posti letto standard di terapia intensiva è occupato. Gli unici quattro disponibili sono divisi tra l’ospedale Fogliani di Milazzo e il San Vincenzo di Taormina. Saturi per il 90% risultano, a quella data, anche i posti letto Covid di terapia intensiva (38 su 42) con quattro liberi al Policlinico.