Sanità

Covid e danni alla trachea, trapianto nuova frontiera

Una rivoluzione per l’emergenza Covid e per tutti coloro che vengono intubati o subiscono una tracheotomia, a volte eseguita in urgenza o per lungo tempo e con possibili danni al paziente: è il trapianto di trachea la nuova frontiera della chirurgia toracica ed è stato illustrato in occasione del quindicesimo Pneumomeeting, che per tre giorni ha riunito a Taormina (Messina) duecento specialisti da tutto il Paese.

Finora sono stati solamente quattro i casi di trapianto in tutto il mondo. E tutti italiani: un cinquantenne in condizioni molto gravi a causa del Covid, un uomo di 48 anni e due ragazze tra i 20 e i 30 anni con tumore alla tiroide sceso alla trachea. Tutti si sono salvati grazie a questa tecnica chirurgica messa a punto dall’equipe del direttore della Chirurgia toracica del Sant’Andrea di Roma Erino Rendina.

Rendina è stato ospite del simposio insieme con un paziente siciliano da lui operato.

“Tecnicamente – ha spiegato – si tratta della sostituzione dell’intera trachea con un tratto di aorta congelato proveniente da banche d’organo. I rischi consistono nell’assoluta novità di un intervento del genere: non ci sono esperienze pregresse, il 30% è stata inventiva estemporanea”.

“I pazienti – ha aggiunto – stanno bene ma dovranno attendere circa un anno e mezzo affinché l’aorta possa irrigidirsi così da consentire una sopravvivenza pressoché normale. Fino a questo momento devono tenere una protesi: un cilindretto di silicone che poi verrà rimosso”.

Durante il meeting sono emerse diverse criticità del Servizio sanitario nazionale. “Sul fronte Covid serve un forte potenziamento della medicina del territorio – ha detto il direttore del Centro Prevenzione e Monitoraggio dell’insufficienza respiratoria di Giarre (Catania) Salvatore Privitera – con investimenti mirati ad una diagnosi che sia il più precoce possibile per evitare di finire in ospedale”. (ANSA).