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Covid, la Sicilia torna in zona bianca, alcune province preoccupano

 In 36 province italiane, la curva dell’epidemia di Covid negli ultimi 14 giorni è in stasi o in crescita di tipo lineare, mentre la campagna vaccinale sta mostrando segni di rallentamento, con una percentuale di somministrazioni rispetto al totale di doppie dosi di vaccino al 38%: è il quadro della situazione italiana che emerge dall’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).

I dati dell’Italia si inseriscono in un contesto europeo nel quale la circolazione della variante Delta del virus SarsCoV2 ha portato a un’impennata di casi dapprima nel Regno Unito e ora in Russia, e a una crescita che sta accelerando in Portogallo.

Negli ultimi 14 giorni 19 province mostrano un trend di aumento lineare – osserva Sebastiani – e, fortunatamente, negli ultimi sette giorni solo quattro hanno un’incidenza maggiore di 30 casi per 100.000 abitanti“.

Di queste, due sono in Sicilia e sono Caltanissetta (59), dove la tendenza all’aumento è maggiore, e Ragusa (43), seguite da Crotone (31) e Trieste (30).

Sempre negli ultimi 14 giorni si rileva una situazione di stasi in 17 province. Inoltre, un caso particolare è ancora in Sicilia, a Enna (46), dove “continuano a registrarsi picchi, probabilmente dovuti a focolai circoscritti“; in Toscana, Grosseto (49) “mostrava un trend di crescita sostenuta fino a quattro giorni fa, ma fortunatamente i valori dell’incidenza negli ultimi tre giorni sono bassi”, osserva il matematico.

Per quanto riguarda la campagna di vaccinazione, Sebastiani osserva che nei primi cinque giorni della settimana corrente sono state somministrate circa 5.5 milioni di dosi contro i circa 5.9 milioni del periodo analogo della settimana scorsa.

Guardando invece all’intera settimana, in quella scorsa la media era stata di 5.8 milioni di dosi somministrate e si può stimare che la media della settimana corrente sia inferiore a 5.5 milioni.

Considerando poi la somministrazione delle dosi di vaccino per fascia d’età, rispetto al totale delle doppie dosi, la percentuale più bassa riguarda i giovani fra 12 e 19 anni (2.5%); seguono le fasce 20-59 anni (33%), 60-69 anni (58%), 70-79 anni (66%), 80-89 anni (90%), oltre 90 anni (94%).

Della popolazione sopra i 69 anni è stato vaccinato il 76% a livello nazionale, dove si riscontra il valore massimo, 85%, nel Lazio e il minimo, 69%, in Sicilia.

Un valore, quest’ultimo, che secondo Sebastiani potrebbe spiegare la situazione riscontrata nelle tre province siciliane con andamenti preoccupanti.

Alla luce del quadro italiano e di quello europeo, secondo l’esperto “è opportuno un atteggiamento di prudenza e un attento monitoraggio delle varianti. Sarebbe inoltre auspicabile aumentare il testing con un campionamento casuale tra chi diffonde maggiormente il virus e non è vaccinato, ma al tempo stesso non sviluppa sintomi e quindi spesso non contribuisce alla stima dell’incidenza”.