Società

Covid, qualità della vita, donne e giovani adulti più penalizzati

Pandemia e Qualità di Vita: un tema delicato, multisfaccettato, nella misura in cui il contagio da Coronavirus continua a influenzare aspetti centrali dell’esistenza umana, quali le relazioni e la realizzazione di sé. Si può parlare di un vero e proprio impoverimento della qualità di vita causato dal Covid 19 e in che termini è possibile migliorare il benessere delle persone?

Sull’argomento è intervenuta Maria Stella Epifanio, professoressa del Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione dell’Università di Palermo, che, insieme alla professoressa Elena Trombini di Bologna, ha coordinato e pubblicato uno studio, apparso recentemente sul Journal of Clinical Medicine, dal titolo emblematico “The Impact of COVID-19 Pandemic and Lockdown Measures on Quality of Life among Italian General Population”.

  • Professoressa Epifanio, in che modo la pandemia ha influenzato la vita delle persone? In termini di Qualità della Vita si può parlare di un vero e proprio trauma?

“Inizio con il chiarire che per Qualità di Vita si deve intendere il livello di benessere percepito strettamente correlato agli obiettivi, alle aspettative, agli standard che ognuno di noi si pone. La qualità di vita guarda agli aspetti della salute intesa come uno stato di benessere non solo fisico, ma anche psicologico e sociale, concernente ambiti quali il livello di indipendenza e le relazioni sociali. L’emergenza COVID-19, al di là delle reali condizioni oggettive che ha modificato, è da intendersi come trauma collettivo perché ha minato la fiducia nella possibilità di realizzare i propri progetti di vita, diffondendo un senso di precarietà e insicurezza. Riteniamo quindi che gli effetti psicologici dell’impatto con il Virus potrebbero essere più duraturi di quelli fisici dell’infezione: diversi studi evidenziano infatti un’elevata incidenza di disturbi d’ansia, tra cui il disturbo da stress post traumatico, disturbi dell’umore, oltre a stati protratti di incertezza, solitudine, smarrimento”.  

  • Esistono a vostro avviso particolari categorie di persone più colpite nella Qualità di Vita in pandemia?

“La ricerca che abbiamo condotto insieme all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, in riferimento al periodo del lockdown generalizzato, ha messo in evidenza differenze importanti tra le persone, a seconda anche delle diverse dimensioni della qualità della vita coinvolte – continua Epifanio – Nelle donne, in particole, si evidenzia un peggioramento complessivo della qualità della vita rispetto agli uomini. Questo probabilmente dovuto a un sovraccarico di impegni familiari e di cura, anche in conseguenza della chiusura delle scuole. I giovani adulti presentano una condizione di salute psicologica significativamente peggiore, con alti livelli di stress, di ansia e di depressione, rispetto sia alla popolazione di adulti maturi che rispetto agli anziani. Dallo studio è emerso inoltre che grande impatto sulla qualità di vita è da attribuire al basso livello di scolarità, alla disoccupazione e alla presenza di patologie medico-psichiatriche pregresse”.

  • Cosa suggerite per attutire il disagio di questo periodo?

“Qualsiasi intervento sulla salute non può prescindere da atti politici che siano in grado di progettare e sostenere interventi volti all’implementazione dei servizi – conclude Epifanio – Sono in atto iniziative a sostegno di interventi psicologici per particolari categorie di persone, come operatori sanitari e studenti, ma una gran parte della popolazione oggi ha ancora poca possibilità di accesso a servizi di cura psicologica che possano farsi carico del disagio che accompagna la pandemia, e suggeriamo pertanto una loro capillare diffusione. Va ricordato inoltre che il modo in cui le persone percepiscono le proprie condizioni di vita gioca un ruolo essenziale nell’adesione alle misure di contenimento del contagio: per esempio chi percepisce minore soddisfazione per il proprio benessere può non sentirsi motivato a sentire che il proprio contributo può davvero fare la differenza, in riferimento anche alla campagna vaccinale”.

Angela Ganci