“Tutti i vaccini” anti-Covid “attualmente autorizzati perdono significativamente attività nei confronti di Omicron. I risultati degli esperimenti di laboratorio, condotti in collaborazione tra Istituto Spallanzani e Istituto Gamaleya di Mosca, hanno documentato che oltre il 70% delle persone vaccinate con Sputnik V mantengono un’attività neutralizzante contro Omicron, e tale attività si mantiene in buona parte anche a distanza di 3-6 mesi dalla vaccinazione”. Lo sottolinea in una nota il team tecnico scientifico dell’Inmi Spallanzani di Roma.
“Questi risultati, appena usciti in preprint, risultano estremamente incoraggianti e utili per definire nuove strategie vaccinali in rapporto alla evoluzione delle varianti di Sars-CoV-2″, aggiungo gli specialisti dello Spallanzani.
Studi precedenti hanno anche dimostrato un ulteriore rafforzamento significativo della protezione contro Omicron da parte del richiamo Sputnik Light, che può anche essere un richiamo universale ad altri vaccini per rafforzare e prolungare la loro protezione contro Omicron.
La prova dell’efficacia del vaccino Sputnik è importante per accelerare il riconoscimento in Italia in una situazione in cui quasi un lavoratore agricolo straniero su due proviene da Paesi in cui è utilizzato. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai risultati degli esperimenti, condotti in collaborazione tra Istituto Spallanzani e Istituto Gamaleya.
“Un risultato importante per arrivare presto al riconoscimento del siero per l’ottenimento del green pass e garantire la regolarità dell’attività nelle campagne dove un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere con 358 mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo più del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti.
In questo contesto con la pandemia – sottolinea la Coldiretti – molti braccianti provenienti da Paesi extracomunitari non possono attraversare le frontiere per lavorare in Italia in quanto sono vaccinati con il siero russo Sputnik o con quello cinese Sinovac, che non sono riconosciuti in Italia ed in Europa. Si tratta soprattutto – sottolinea la Coldiretti – di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese, spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli.