Sanità

Covid, variante brasiliana in Italia, gravi incertezze su vaccino

La variante cosiddetta ‘brasiliana’ di SarsCov2 (definita P.1) è stata per la prima volta segnalata dal Giappone il 10/01/2021 in 4 viaggiatori in arrivo dal Brasile, e successivamente identificata anche in Corea del Sud in viaggiatori provenienti dal Brasile. Alla data del 25 gennaio 2021 la variante P.1 è stata segnalata in 8 Paesi, compresa l’Italia. E’ quanto sottolinea la circolare del ministero della Salute ‘Aggiornamento sulla diffusione a livello globale delle nuove varianti SarsCov’.

I dubbi sull’efficacia del vaccino sulle varianti Covid

Al momento, si legge, “non sono disponibili evidenze sulla gravità della malattia, sulla frequenza delle reinfezioni e sull’efficacia del vaccino“. In Brasile, si spiega, il numero di nuovi casi settimanali nelle ultime due settimane è riportato a livelli più elevati rispetto a quello da settembre a novembre 2020, e dall’inizio di novembre sono aumentati i decessi.

Proprio ieri il fisico Giorgio Parisi della Sapienza di Roma aveva lanciato un appello urgente al Governo, affinché si monitorasse la tipologia di virus in circolo in Italia, analizzando i genomi virali. Ma anche perché si modificasse il prima possibile il piano vaccini.

La variante brasiliana, possibile maggiore trasmissibilità

La variante “Brasiliana” non è strettamente correlata alle varianti inglese e sudafricana e ha 11 mutazioni della proteina spike. Non è stato riportato, precisa inoltre la circolare, alcun effetto della variante sui test diagnostici e indagini preliminari condotte a Manaus, nello Stato di Amazonas, riportano un aumento della percentuale di casi identificati come variante P.1, dal 52,2% (35/67) nel dicembre 2020 all’85,4% (41/48) nel gennaio 2021, “evidenziando la trasmissione locale in corso e suggerendo una potenziale maggiore trasmissibilità o propensione alla reinfezione”.

Per il fisico Roberto Battiston, qualora le varianti dovessero essere più contagiose, persino la percentuale di copertura vaccinale del 70% all’interno della popolazione potrebbe non essere sufficiente alla tanto agognata immunità di gregge.