Sanità

Covid, variante inglese destinata a diventare quella prevalente

La variante inglese del virus SarsCov2 è probabilmente destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi. Lo afferma il ministero della Salute, comunicando i risultati preliminari della ‘flash survey’ condotta dall’Iss e dal ministero insieme ai laboratori regionali, relativa alla diffusione delle varianti in Italia.

Un attento monitoraggio relativo alla variante inglese del virus SarsCov2 “ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato”.

“Nei prossimi giorni – ha sottolineato inoltre il ministero della Salute – l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante”.

UN VIRUS CHE MUTA CONTINUAMENTE

Il virus SarsCov2 “muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte non cambia le caratteristiche del virus”.

La vigilanza, avverte, deve restare però “alta per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose”.

COME E’ STATA REALIZZATA L’INDAGINE

Per l’indagine, spiega il ministero della Salute in una nota, è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio.

I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in base alla popolazione.

Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa. Il range di prevalenze, rileva il dicastero, “sembra suggerire una diversa maturità della sub-epidemia determinata probabilmente da differenze nella data di introduzione della variante stessa. È presumibile pertanto che tali differenze vadano ad appiattirsi nel corso del tempo”.