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Covid, variante inglese destinata a diventare quella prevalente

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Covid, variante inglese destinata a diventare quella prevalente

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venerdì 12 Febbraio 2021

Lo afferma il ministero della Salute, comunicando i risultati preliminari della 'flash survey' condotta dall'Iss e dal ministero insieme ai laboratori regionali, relativa alla diffusione delle varianti in Italia.

La variante inglese del virus
SarsCov2
è probabilmente destinata a diventare quella prevalente nei
prossimi mesi. Lo afferma il ministero della Salute, comunicando i
risultati preliminari della ‘flash survey’ condotta dall’Iss e dal ministero
insieme ai laboratori regionali, relativa alla diffusione delle varianti in
Italia.

Un attento monitoraggio relativo
alla variante inglese del virus SarsCov2 “ci consentirebbe,
assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare
gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che
restano comunque efficaci anche contro il virus mutato”.

“Nei prossimi giorni – ha sottolineato
inoltre il ministero della Salute – l’indagine sarà ripetuta, per verificare la
velocità di diffusione della nuova variante”.

UN VIRUS CHE MUTA CONTINUAMENTE

Il virus SarsCov2 “muta
continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se
la maggior parte non cambia le caratteristiche del virus”.

La vigilanza, avverte, deve restare
però “alta per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero
peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o
sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi
possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più
pericolose”.

COME E’ STATA REALIZZATA L’INDAGINE

Per l’indagine, spiega il ministero
della Salute in una nota, è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e
Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di
sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare
del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio.

I campioni analizzati sono stati in
totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome,
ripartiti in base alla popolazione.

Il risultato medio è in linea con
quello di altre survey condotte in Europa. Il range di prevalenze, rileva il
dicastero, “sembra suggerire una diversa maturità della sub-epidemia
determinata probabilmente da differenze nella data di introduzione della
variante stessa. È presumibile pertanto che tali differenze vadano ad
appiattirsi nel corso del tempo”.

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