Lavoro

Crisi dei call center, i sindacati scrivono al Governo nazionale

Un incontro con il Governo “per attivare una vera politica industriale sui call center, attraverso un fondo dedicato al settore e con un intervento sulla formazione per tutti i lavoratori su apprendimento automatico, digitalizzazione e uso delle nuove piattaforme multimediali”. Questa la richiesta avanzata da Palermo dai sindacati delle comunicazioni Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl.

“I processi nel mondo – ha sottolineato il segretario Slc Cgil Palermo, Maurizio Rosso – sono ormai governati dall’intelligenza artificiale e dal machine learning e i call center possono diventare il segmento fondamentale dei servizi creando una sostenuta occupazione”.

In una lettera inviata al Mise, al ministero del Lavoro, ai committenti territoriali Tim, Wind, Alitalia, Trenitalia, Sky, Enel, i sindacati hanno chiesto di riprendere il dialogo, interrotto per l’emergenza Covid, “per stabilire come intercettare le possibilità offerte dalla rivoluzione digitale nel settore”.

Con l’emergenza sanitaria, che ha ridisegnato priorità e obiettivi, e incrementato la remotizzazione in ambito domiciliare e lo smart working, alla filiera delle telecomunicazioni, con particolare riferimento ai call center, è stato affidato il ruolo di “servizio pubblico essenziale”.

I sindacati, pertanto, hanno chiesto “regole nuove per dare a tutti i lavoratori le stesse possibilità professionali, salariali e di sviluppo, per non creare inutili disparità”.

I rappresentanti dei lavoratori hanno denunciato anche la mancata conoscenza dei dati sui volumi lavorati nelle aziende presenti sul territorio, ripartiti per singola commessa e, nel caso di Almaviva, anche la mancata conoscenza dei dati sulla ripartizione del personale che opera in smart working. E ancora la mancata rotazione di tutti i lavoratori, con un “inverosimile numero di soggetti messi a zero ore”; la lentezza, “addebitata ai committenti”, nell’attivazione delle postazioni di smart working; i costi economici delle anomalie tecniche/organizzative e dei tempi di disconnessione scaricati sui lavoratori.

Riflettori anche sulle procedure di controllo a distanza dei lavoratori in smart working “non supportate da preventiva autorizzazione dell’ispettorato al lavoro e in assenza di accordo con le organizzazioni sindacali”.