Politica

Crisi del Governo Schifani, calma apparente ma presto arriva il “match di ritorno”

La giornata della politica siciliana sembra essere iniziata con una strana quiete apparente. Dopo tuoni e fulmini di ieri, al culmine dei quali una nota non ufficiale affidata ad agenzie di stampa aveva aperto la crisi di governo, oggi pare che tutto procederà senza assessori che rimettono le proprie deleghe né altre estreme forme di rottura tra la compagine di Fratelli d’Italia e quella che in questo ultimo periodo sta seguendo la linea del presidente della Regione.

Le tensioni restano comunque tra le parti e c’è adesso forte attesa per il match di ritorno che si giocherà, nuovamente a Sala d’Ercole, martedì 6 febbraio. Per questa data è stata posto all’ordine del giorno il disegno di legge sulle province: Disciplina in materia di funzioni, organi di governo e sistema elettorale delle province e delle città metropolitane.

Ddl province e salva ineleggibili, Governo in crisi

Il Ddl province è un obiettivo del programma di governo di Renato Schifani con il quale si vuole reintrodurre l’elezione diretta dei presidenti di provincia riavvolgendo il nastro della loro “abolizione” e delle “città metropolitane” che secondo il presidente della Regione Siciliana sarebbero delle istituzioni formali prive di fondi per intervenire su quelle che sono sempre state pertinenze provinciali. Il Ddl province era stato fatto slittare, con un giro in commissione per la revisione dei punti e delle virgole, in modo da far passare in priorità all’ARS il voto sulla cosiddetta “salva ineleggibili“.

La norma per l’interpretazione autentica della legge con cui far passare una diversa lettura in favore di quattro deputati, dei quali tre di Fratelli d’Italia, era, con evidenza postuma, il presupposto ineludibile per l’accordo di maggioranza sul Ddl province.

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Le tensioni nell’aria di Sala d’Ercole

Le intenzioni di voto annunciate dalle opposizioni non distendevano il clima che si percepiva ieri in Sala d’Ercole, ma per l’Assemblea Regionale Siciliana la miccia accesa era dalla parte della maggioranza e la presenza in aula del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani pare non aver sortito l’effetto di rassicurazione sulla salva ineleggibili già tentato con il vertice di maggioranza che si era tenuto al mattino.

Annunciato il voto segreto tutto si è poi reso caotico e l’ARS ha visto il governatore uscire dall’aula, il presidente Gaetano Galvagno lasciare e riprendere la presidenza mentre tra le file della maggioranza si percepiva coesione smarrita. La norma di interpretazione autentica è stata infine respinta dall’aula, la maggioranza è andata sotto – ultima votazione 34 contro 30 voti a favore – e la crisi si è spostata a Palazzo d’Orléans, dove la giunta convocata per le sette di sera è stata disertata dalla delegazione di Fratelli d’Italia in giunta.

Il match di ritorno

La giunta, si apprende dopo una lunga attesa, ha dato il via ai lavori senza i quattro assessori meloniani e al termine ha quindi deliberato gli incarichi dei manager della sanità pubblica regionale. Quello dei direttori generali della sanità era un altro tasto delicato sul quale la maggioranza politica siciliana era già arrivata al termine di una proroga di incarico per commissari straordinari, segno che l’intesa sulla squadra di manager era maturata con lentezza o difficoltà. Doppio strappo tra le parti in giunta per Fratelli d’Italia, il primo sulla salva ineleggibili non approvata e il secondo sulle nomine dei manager della sanità senza consultazione di ultimo parere della delegazione assente.

D’altro canto, in caso di mancata delibera sui conferimenti di incarico, la scadenza della proroga dei contratti al 31 gennaio avrebbe lasciato le sedi delle direzioni vacanti. Adesso quindi tutti i riflettori sono puntati sull’ARS, dove martedì pomeriggio, alle ore 15, tornerà in aula il Ddl province sostenuto da Forza Italia e, si suppone, dalle rappresentanze parlamentari di Democrazia Cristiana e Lega. Rei entrambi di non aver sostenuto a pieno Fratelli d’Italia sulla salva ineleggibili insieme a Forza Italia in contropartita sulla rielezione dei presidenti delle province.