Sicilia

Crisi rifiuti in Sicilia, cosa c’è dietro lo stop al trattamento meccanico biologico di Trapani

Milligrammi di ossigeno per chilogrammo di peso per ora. C’è questa unità di misura dietro la sospensione delle attività nell’impianto di trattamento meccanico-biologico di Trapani Servizi, la società pubblica che suo malgrado è diventata, nel giro di poche settimane, la causa di una nuova piccola crisi nel settore dei rifiuti in Sicilia. Il problema, che ha costretto oltre un centinaio di Comuni a rivedere le proprie rotte nel ciclo di smaltimento dei rifiuti indifferenziati, è legato al superamento dei parametri previsti per l’indice respirometrico, valore fondamentale quando si parla di biostabilizzazione.

A denunciare lo sforamento del limite, fissato in mille milligrammi, è stata un’altra società a proprietà pubblica: la Impianti Srr Ato 4 Cl Sud che, a Gela, gestisce la discarica di Timpazzo. Qui la spazzatura trattata nel Tmb di Trapani Servizi veniva portata per lo smaltimento. Lo stop imposto da Gela ha però creato un effetto domino che ha spinto la società trapanese a interrompere le attività dell’impianto: “Stiamo facendo ulteriori controlli, cercando di migliorare i processi ma si tratta quasi di fare i miracoli, perché il problema è a livello normativo”, commenta al Qds il presidente di Trapani Servizi Girolamo Spezia.

Crisi rifiuti in Sicilia, senza deroga rischio di sforamento collettivo

“Comunicazione di sostanziale disallineamento tra i dati della caratterizzazione di base operata dal produttore del rifiuto proveniente dall’impianto Tmb e quelli di omologa di verifica della sua ammissibilità presso la discarica”. È questo l’oggetto della comunicazione che, il 12 febbraio scorso, è partita dagli uffici della Impianti Srr Ato 4 Cl Sud e avente tra i destinatari anche il dipartimento regionale Rifiuti. Nella nota si afferma l’inadeguatezza dei trattamenti effettuati a Trapani e ciò per via di un indice respirometrico notevolmente superiore al parametro dei mille milligrammi per chilo per ora.

La Regione, nell’immediatezza, ha provato a mettere una pezza dirottando i rifiuti urbani provenienti da parecchi comuni delle province di Palermo, Trapani e Messina in altri impianti di trattamento meccanico-biologico, da quello di Lentini di Sicula-Trasporti a quello di Cammarata di proprietà dell’impresa Traina fino al Tmb di Ecogestioni a Polizzi Generosa.

Crisi rifiuti in Sicilia, c’è il rischio che le criticità si estendano

La sensazione, però, è che da qui a breve le criticità potrebbero estendersi a macchia d’olio: “Stavolta è capitato a Trapani Servizi, ma presto potrebbe toccare ad altri”, è il commento che arriva dalla Srr Trapani Provincia Nord. All’origine della riflessione c’è una questione che prescinde la qualità dei processi adottati dai singoli gestori: “Quello del livello di stabilizzazione dei rifiuti provenienti dai Tmb – spiega uno dei funzionari al Qds – è un problema che in Italia si conosce da quasi 15 anni, ma che si è riusciti a tenere a bada con una deroga che dal 1 gennaio scorso non è più in vigore”. La deroga chiama in causa un altro parametro: si chiama Doc e tiene conto della quantità di carbonio organico disciolto in acqua. Nel 2010, un decreto del ministero dell’Ambiente stabilì che per i rifiuti sottoposti al trattamento meccanico e biologico i limiti previsti non erano da tenere in considerazione. Nel 2020, però, il decreto legislativo con cui si è data attuazione alla direttiva Ue di modifica della gestione delle discariche ha stabilito la fine della deroga al primo gennaio di quest’anno. Senza deroga al parametro Doc, da Gela hanno fatto presente che a tenere banco sarà soltanto l’Irdp, che a sua volta, se sopra i mille milligrammi per chilogrammo per ora, causerà il respingimento dei rifiuti.

Crisi rifiuti in Sicilia, il problema di Trapani Servizi

“La questione dei rifiuti in uscita dal Tmb non può essere gestita avendo come riferimento parametri che sono propri delle attività che caratterizzano gli impianti di compostaggio – spiegano dalla Srr trapanese – Il motivo è semplice: quest’ultimo processo garantisce una stabilizzazione maggiore, perché prevede tecniche e durate diverse rispetto al trattamento meccanico-biologico. Per i Tmb bisognerebbe introdurre valori diversi”. 

Naturale chiedersi perché il problema sia sorto nell’impianto di Trapani Servizi. Per la Srr si tratterebbe di un caso. “La normativa prevede che le analisi vengano fatte sia da parte del produttore del rifiuto, il gestore del Tmb, che da chi lo riceve, cioè la discarica. Quelle fatte a Trapani sono state eseguite prima della fine dell’anno, mentre quelle a Gela quando la deroga era già abbondantemente scaduta. Questo significa – prosegue il funzionario – che prossimamente altre analisi effettuate in altri impianti potrebbero dare risultati che sforano i limiti e che determineranno l’impossibilità di andare avanti con l’iter di smaltimento”.

Crisi rifiuti in Sicilia, problemi soltanto per i conferimenti in discarica

La fine della deroga potrebbe in qualche modo avere l’effetto di rilanciare anche le ragioni dei sostenitori dei termovalorizzatori. Il motivo sta nel fatto che mentre un elevato grado di putrescibilità del rifiuto diventa un problema, sulla carta insormontabile, per le discariche, valori alti in termini di Irdp e Doc rendono il rifiuto compatibile con il recupero energetico. “Ma non è l’unica alternativa possibile. Rimanendo in campo di Tmb, ne esistono di nuova generazione che garantiscono una maggiore stabilizzazione del rifiuto anche ai fini della produzione di combustibile solido secondario, il cosiddetto Css, il cui uso può interessare anche i cementifici nell’ottica di una riduzione – conclude il funzionario della Srr Trapani Nord – del ricorso agli idrocarburi”.

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