Inchiesta

Dalla protezione civile al mare, 5 domande in cerca di… ministro

Sappiamo che, spesso, non è facile “catturare” il tempo a un Ministro della Repubblica per un’intervista, preso dai suoi impegni istituzionali, politici, professionali e, inevitabilmente, privati. Eppure siamo convinti che i nostri lettori abbiano tutto il diritto di essere informati e di conoscere l’operato dei membri del Governo.

Non è una nostra pretesa, ma un principio sancito dall’art. 21 della Costituzione, dal quale si desume che i responsabili delle istituzioni sono tenuti a informare sempre i cittadini quando pongono delle domande. E noi le domande abbiamo provato più volte a porle al ministro della Protezione civile e delle Politiche del mare, Nello Musumeci, senza però ottenere mai la possibilità di intervistarlo. Da ultimo, proprio ieri, il suo ufficio ci ha comunicato l’indisponibilità del ministro per un’intervista.

Purtroppo le domande di cui chiediamo risposta, nel tempo non l’hanno ottenuta da fatti o azioni che le avrebbero rese inutili pertanto è il momento di riproporle pubblicamente, corroborate dalle dichiarazioni, spesso “a margine”, del Ministro o da quanto da lui dichiarato in pubbliche occasioni. Ci rendiamo conto che avere la delega alla Protezione Civile in un paese vittima del rischio idrogeologico, devastato da sismi, alluvioni e incendi e alle Politiche del Mare, con le coste devastate dall’eccessiva cementificazione e l’attuale diatriba sull’applicazione della direttiva relativa alle concessioni balneari, sia un’ardua impresa ma pensiamo che la gente abbia bisogno di essere informata sia in senso generale e, più che mai, quando le scelte del Governo incidono direttamente sulla qualità e sicurezza della propria vita.

Dove sono le mappe aggiornate delle Regioni?

Nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico l’Ispra ha indicato che il 93,9% (7.423 su circa 7.900) dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera. Nello specifico, le alluvioni minacciano 6,8 milioni di persone (11,5 percento della popolazione totale), quasi tre milioni di famiglie, oltre 640.000 industrie e servizi, 34.000 beni culturali e 1,5 milioni di edifici. Per quanto concerne le frane, il rischio interessa il 2,2 % della popolazione, circa 1,3 milioni di persone, oltre 84.000 industrie e servizi, 12.500 beni culturali e 565.000 edifici. Su un territorio complessivo di poco più di 300.000 chilometri quadrati, quasi un quinto, il 18,4 %, è inserito nelle classi di massima pericolosità per frane e alluvioni.

Negli ultimi anni i fenomeni alluvionali e franosi sono aumentati in frequenza e intensità anche a causa del riscaldamento globale, che di concerto ai fattori antropici diretti, la cementificazione e l’antropizzazione, rendono le conseguenze sempre più drammatiche e disastrose. In Italia seppur in presenza di un territorio prezioso e bellissimo ma anche fragile e minacciato, sono assolutamente necessari interventi strutturali per preservare vite umane, edifici, beni culturali e attività economiche. Il consolidamento degli argini, la costruzione di nuovi bacini di laminazione a monte, la rimozione delle infrastrutture obsolete dai corsi d’acqua, la pulizia costante, un uso più sostenibile del suolo e in generale degli spazi naturali sono solo alcune tra le misure da adottare per evitare nuove catastrofi, come quella vissuta, ad esempio dall’Emilia-Romagna nel maggio scorso.

Nel corso del 6° Forum Mondiale sulle frane tenutosi a Firenze nei giorni scorsi, in un videomessaggio trasmesso durante l’inaugurazione, il ministro Musumeci ha sottolineato che “servirebbe una corretta pianificazione urbanistica, molto spesso la speculazione edilizia e il governo non appropriato del territorio ha determinato eventi franosi”.

Ovviamente non si può considerare il rischio idrogeologico come un’emergenza perché i dati di Ispra si discostano di poco da quanto si legge nel rapporto datato 2018. Di dissesto idrogeologico, il ministro Musumeci se ne è occupato anche nella veste di governatore della Regione Siciliana, ad esempio il 27 ottobre 2021, si legge in un lancio Ansa, proprio il Governatore Nello Musumeci, chiese una legge speciale contro il rischio idrogeologico “Una legge speciale per la Sicilia” con una dotazione di “almeno tre miliardi di euro”, per contrastare fenomeni naturali che provocano le frane e contro il rischio idrogeologico.

Cambiamenti climatici, quali azioni di adattamento?

È pur vero che all’interno della compagine di Governo cui il Ministro Musumeci appartiene si levino alcune voci miranti a minimizzare il fenomeno, indicandolo come ciclico nella storia del nostro paese ma, lo scorso 1 settembre, al termine della visita alla Centrale unica del soccorso valdostano a Saint-Christophe, il Ministro alla Protezione Civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci ha dichiarato “Il cambiamento climatico c’è già, non è più un fenomeno da scoprire, da diversi anni conviviamo con il clima assolutamente mutato, con una tropicalizzazione che avanza lentamente ma inesorabilmente”.

“Il problema siamo noi – ha continuato il ministro – dobbiamo adeguarci al cambiamento climatico, forse non lo abbiamo ancora capito, spesso il tema rimane solo nelle conferenze, nei dibattiti, invece dobbiamo affrontarlo non solo dal punto di vista delle strutture e infrastrutture, con istituzioni e privati. Ma è un tema culturale, dobbiamo avere una maggiore consapevolezza della cultura del rischio. Ogni cittadino deve sapere quali sono le insidie e le vulnerabilità del proprio territorio. Non esiste il rischio zero, ma esiste la possibilità di mitigarne gli effetti”.

Proprio ieri Legambiente ha diffuso i dati del “Rapporto Città Clima 2023” relativi alle alluvioni. “I numeri parlano da soli – scrive l’associazione del Cigno – : negli ultimi 14 anni, dal 2010 al 31 ottobre 2023, sono stati registrati ben 684 allagamenti da piogge intense, 166 esondazioni fluviali e 86 frane sempre dovute a piogge intense, che rappresentano il 49,1% degli eventi totali registrati. In questi 14 anni, le regioni più colpite per allagamenti da piogge intense sono state: la Sicilia, con 86 casi, seguita da Lazio (72), Lombardia (66), Emilia-Romagna (59), Campania e Puglia (entrambe 49 eventi), Toscana (48)”. Come scrive Legambiente a pesare in questi anni in Italia è stata soprattutto l’assenza di una governance con una visione più ampia capace di tener insieme conoscenza, pianificazione e controllo del territorio. Ancora una volta manca una strategia complessiva e, particolare, l’Italia ancora non si è dotata né del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici né ha trovato linee di finanziamento per attuarlo.

A che punto è il Piano contro il rischio sismico?

Lo scorso anno, sulla base dati registrati dai sismografi della Rete sismica nazionale e divulgati dall’Ingv, in Italia si sono verificati circa 16mila eventi di terremoto, che corrispondono a una media di 44 al giorno, quasi un terremoto ogni mezz’ora. Fortunatamente, solo una piccola parte di questi eventi è stata abbastanza forte da essere avvertita. Ma ciò non toglie che l’Italia sia un Paese che soprattutto in alcune zone è ad altissimo rischio di sismico. È ovvio che, per definire norme di edilizia antisismica, istruire la popolazione su come comportarsi nel caso di terremoti e predisporre un sistema di allerta sia necessario quantificare in modo più preciso possibile le differenze insite nel territorio nazionale.

L’ultima versione della mappa di pericolosità sismica (la MPS04) è stata approvata nel 2004, vent’anni fa. Due decenni in cui i modelli sismologici si sono evoluti e in cui il nostro paese è stato colpito da diversi terremoti e proprio per questo, è necessario un aggiornamento della mappa. Nel mese di maggio del 2019 la Protezione civile ha approvato la mappa ma, pochi mesi dopo, gli esperti della Commissione Grandi Rischi hanno dato lo stop, chiedendo di eseguire nuovi test sul modello utilizzato solo che, nel settembre 2020, il modello è stato dichiarato “non maturo per le possibili utilizzazioni”. Come riporta un lancio di Askanews dello scorso 20 settembre, il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha annunciato che “In Italia manca un piano nazionale per il rischio sismico; quello del 2009 è sostanzialmente un fondo di finanziamento ma un piano è un’altra cosa, stabilisce oneri, competenze, chi deve are e cosa. È proprio quello al quale stiamo lavorando in queste settimane e pensiamo di portare a termine nei prossimi giorni” e ha ricordato che il governo ha “elaborato un disegno di legge che pone un limite temporale alla fase della ricostruzione, a quella pubblica e a quella privata, almeno a quella portata avanti con le risorse dello Stato. Perché un territorio che non viene restituito ai suoi abitanti in tempi ragionevolmente brevi è spesso condannato alla desertificazione, all’abbandono”.

A sorpresa, lo scorso 9 novembre, nel corso della Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica” a Roma, il ministro ha invitato architetti e ingegneri a partecipare a un tavolo tecnico per sviluppare un progetto mirato alla mitigazione del rischio sismico nel paese. Il piano proposto prevede la costituzione di un tavolo tecnico composto da architetti e ingegneri, incaricati di sviluppare un progetto dettagliato per la mitigazione del rischio sismico. Questo tavolo avrà compiti ben definiti e dovrà presentare indicazioni precise entro 45 giorni dalla sua prima riunione. L’obiettivo è tracciare una nuova strada che possa portare a interventi concreti e efficaci per la sicurezza del patrimonio edilizio del paese.

Balneari, perché il Governo non pubblica la mappatura?

L’ultima dichiarazione del Ministro per le Politiche del Mare relativa alle concessioni balneari risale allo scorso 14 novembre, quando, di fronte agli operatori economici della Versilia riuniti a Forte dei Marmi ha dichiarato che “sarebbe già una vittoria ottenere una proroga di un anno per le aste”. Come dire: c’è poco da fare, o prima o dopo si dovrà andare in gara. E pensare che il suo Governo regionale tentò di creare presupposti giuridici diversi rispetto a quelli di tutte le altre Regioni, estendendo al 2033 le concessioni demaniali marittime vigenti. In realtà, il Consiglio di Stato mise un freno a questa norma, riducendo con una sentenza le concessioni balneari fino al 31 dicembre 2023.

Il Governo Meloni, comunque, per guadagnare altro tempo ha provveduto a una mappatura del territorio che dimostrerebbe come solo il 33% delle coste italiane è occupato da concessioni, mentre il restanto 67% sarebbe “libero”. Questo sarebbe sufficiente, secondo l’esecutivo, per eludere la Bolkestein il cui comma 1 dell’art.15, recita “Qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali…(omissis)”.

Un “cavillo” che però non convince, prima di tutto perché significherebbe privatizzare tutte le spiagge, anche quelle ad oggi “libere” che per molti cittadini rappresentano l’unica possibilità per godersi il mare. Una soluzione che peraltro creerebbe contenziosi con Comuni e Regioni che hanno norme locali sulla quantità minima di spiagge da mantenere libere; inoltre non si farebbe distinzione tra coste rocciose e sabbiose. Il condizionale è d’obbligo visto che le poche notizie che si hanno sono circolate attraverso giornali e interviste a esponenti della maggioranza e nessuno sembra avere la “mappatura”: persino a un leader dell’opposizione come Angelo Bonelli, co-portavoce dei Verdi, stando a quanto dichiarato a questo giornale, è “stata negata”.

Abusi edilizi, che ne pensa della sanatoria in ballo all’Ars?

Era il 28 novembre 2022, una settimana dopo il suo insedimento come Ministro, quando Nello Musumeci, commentando la tragedia di Ischia ebbe a dichiarare la necessità di stanziare ulteriori finanziamenti a beneficio dei comuni che intendono procedere all’abbattimento di edifici abusivi, stando comunque vicino ai sindaci perché – ha ricordato il Ministro – “spesso dietro l’abusivismo edilizio ci sono le organizzazioni criminali”. Ma, ha spiegato, “bisogna fare una netta distinzione tra chi ha aperto una finestra in più e non doveva aprirla e l’abuso di chi ha costruito un villino sulla spiaggia o in una zona ad alto rischio come è accaduto purtroppo ad Ischia”.

Nel frattempo, nella “Commissione Ambiente” della Regione Siciliana è in discussione un Dl, il 499. Nelle scorse settimane sono stati approvati due emendamenti che sembrano andare in direzione opposta. Il primo, a firma Giorgio Assenza, capogruppo di FdI, che spalanca le porte alla “non demolizione” delle ville abusive costruite entro i 150 metri dalla battigia.

Si tratta di circa 250.000 immobili abusivi costruiti sulle spiagge siciliane nel breve arco temporale di 9 anni, tra il 1976 e il 1985. L’altro, a firma del presidente della Commissione Giuseppe Carta di Mpa e dal DC Ignazio Abbate, invece interviene sulla legge regionale del 1976 che dispone il vincolo di inedificabilità assoluta entro i 150 metri dal mare, per cui sarà possibile demolire e ricostruire strutture edificate prima del 1976, aumentandone volumetria e cubatura.

Dalla Regione al Ministero, il frenetico anno di Musumeci

Erano i primi giorni del mese di agosto 2022 quando il Governatore uscente della Regione Sicilia Sebastiano “Nello” Musumeci, nel mezzo della campagna elettorale relativa alle elezioni regionali del 25 settembre in corso e dopo aver annunciato la sua candidatura per il successivo mandato, fece un “passo indietro”. “Basta con questo interminabile mercato nero dei nomi – scrisse sul suo profilo Facebook -. Cercatevi un candidato che risponda alle vostre esigenze. Mi rendo conto di essere un presidente scomodo. Ringrazio di vero cuore Giorgia Meloni e Ignazio La Russa per il convinto e tenace sostegno datomi. Torno a fare il militante”.

Il suo nome era stato sostenuto da FdI ma, evidentemente, osteggiato dal resto dei partiti di centrodestra. Lega e Forza Italia, negli stessi giorni, trovarono l’accordo su Stefania Prestigiacomo come candidata alla presidenza della Regione siciliana. Tutte le caselle sembrarono andare a posto affinché il centrodestra trovasse un candidato unitario a poco più di un mese dalle elezioni del 25 settembre, ma in realtà non fu così perché, a far capire che non c’era nulla di certo né intesa toccò a Ignazio La Russa, delegato da Giorgia Meloni a trattare il “dossier Sicilia” che spese parole importanti per ringraziare il loro candidato.

“Nello Musumeci va ringraziato per la signorilità e lo spirito di coalizione con cui facendosi da parte ha risposto ad una perdurante e ingiustificata aggressione da parte di fuoco amico che tale evidentemente non è” ma non risparmiò una stilettata agli alleati visto che “non ci hanno ancora spiegato – dichiarò La Russa – perché Musumeci, presidente uscente, onesto, capace e in testa ai sondaggi, non debba essere ricandidato nonostante abbia il sostegno anche di una parte della stessa Forza Italia e di molte realtà siciliane di centrodestra” e rivendicando l’importante consenso elettorale di FdI quale motivazione valida per la riconferma di Musumeci anche perché “non ci hanno fatto capire per quale ragione, la stessa Forza Italia pretenda di esprimere il candidato in Sicilia dove non è più il primo partito e tenuto conto che esprime già i presidenti di diverse altre regioni, sicuramente molti di più di Fratelli d’Italia”.

Da buon militante, quindi, Nello Musumeci, classe 1955 e originario di Militello in Val di Catania, sembrava destinato a “rientrare nei ranghi” ma la crisi del governo nazionale, quella che portò ad indire le elezioni per il 25 settembre 2022 per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, lo trovò disponibile per altri e superiori incarichi. Giochi riaperti quindi per l’ex presidente catanese. A suo favore, senza ombra di dubbio, il curriculum politico che l’ha visto ricoprire importanti ruoli all’interno dell’amministrazione della Sicilia sin dal 1994, quando fu eletto presidente della Provincia di Catania in quota Msi, e che raggiunse, dopo due sconfitte successive, lo scranno più alto di Palazzo d’Orleans nel 2017, dopo essere stato parlamentare europeo e Sottosegretario di Stato alle Politiche del Lavoro nel quarto governo Berlusconi nel 2011. L’altro elemento a suo favore fu l’aver fatto, nel momento giusto per garantire la compattezza della compagine di centro-destra alle regionali siciliane, il “passo indietro”.

Il premio per il neo eletto Musumeci non tardò ad arrivare perché il 21 ottobre 2022 un decreto del Presidente della Repubblica Mattarella, su proposta della Presidente del Consiglio, lo nominò “ministro senza portafoglio”. Poco meno di un mese dopo, il 12 novembre, la premier gli attribuì ufficialmente le deleghe indicando nel decreto di nomina che il ministro Musumeci sarebbe stato “delegato, ai sensi di quanto previsto dal presente decreto, l’esercizio delle funzioni di coordinamento, indirizzo, promozione d’iniziative anche normative, vigilanza e verifica, nonché di ogni altra funzione attribuita dalle vigenti disposizioni al Presidente del Consiglio dei ministri in materia di protezione civile, superamento delle emergenze e ricostruzione civile, nonché per le politiche del mare”. Pochi giorni prima del decreto, però, a causa del conflitto d’interessi della ministra al turismo Daniela Santanchè alla delega sul demanio marittimo, tecnicamente organica al suo ministero, la premier Giorgia Meloni decise di dividere la delega sul demanio marittimo tra la Presidenza del Consiglio e il Ministero del mare, affidando il compito di redigere il decreto attuativo al suo capo di gabinetto e, quindi, il neo Ministro Musumeci si portò a casa una delega pesante, in grado di garantire ampia visibilità sul piano politico perché per la prima volta fu assegnata una delega al “mare” anche se, alla fine, la guardia costiera risulta essere diretta dal ministro Matteo Salvini, essendo stata incardinata come responsabilità al ministero delle Infrastrutture, e l’altra delega, quella al Sud, è in realtà monca perché la Coesione territoriale è andata al ministro Raffaele Fitto.

Il binacio del primo anno visto dal Ministero

Sulla base di quanto comunicato dal “Ministero per la protezione civile e le Politiche del Mare”, questo è il bilancio del primo anno di Governo:

1) LEGGE 31/07/2023 N. 100, recante interventi a sostegno delle Regioni colpite dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023.

2) DDL QUADRO IN MATERIA DI RICOSTRUZIONE POST-CALAMITÀ
Il disegno di legge, approvato dal Consiglio dei ministri in via preliminare e attualmente all’esame della Conferenza Unificata, definisce un quadro giuridico uniforme per il coordinamento delle procedure e delle attività successive a quelle di Protezione civile nei territori colpiti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo.

3) BANDO PICCOLI COMUNI
Il Dipartimento Casa Italia, il 14 luglio 2023, sulla base di quanto disposto dalla legge n. 158/2017, ha adottato il primo Bando in favore di piccoli Comuni che destina 162 milioni di euro per progetti volti a contrastare lo spopolamento e incentivare lo sviluppo e la ripresa economica locale.

4) “PIANO DEL MARE”
Il 31 luglio 2023 il Cipom (Comitato interministeriale per le politiche del mare) ha approvato il “Piano del mare” di cui all’articolo 12 decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, convertito, con modificazione, dalla legge 16 dicembre 2022, n. 204.

5) DECRETO-LEGGE 12 /10/2023, N. 140, recante “Misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei”. Il Provvedimento introduce misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno del bradisismico nell’area dei Campi Flegrei.

6) LA PREVENZIONE COL FUMETTO
Avviata nelle scuole secondarie di primo grado la campagna di prevenzione, affidata alla distribuzione di un fumetto che richiama l’attenzione dei ragazzi sui rischi legati a: terremoto, maremoto, frane e incendi.
7) UNA LEGGE PER LE ISOLE MINORI
Istituito un gruppo di studio per la elaborazione di una normativa sulle Isole minori, dove vivono oltre duecentomila italiani spesso costretti ad affrontare disagi quotidiani.

8) IT-ALERT
È stata avviata in tutta Italia la fase di verifica della efficacia di It-alert, il nuovo sistema che consente attraverso il telefono cellulare di allertare i cittadini di una determinata area su un possibile rischio naturale.

9) ISTITUITA LA GIORNATA DELLA RISORSA MARE
Istituita la Giornata della risorsa Mare, che per la prima volta ha consentito ai ministri e agli operatori privati che formano la Economia blu di darsi appuntamento, quest’anno a Trieste, e confrontarsi.

10) LA GIORNATA DEL MARE CON IL CAPO DELLO STATO
Per la prima volta in Italia, un capo di Stato prende parte alla annuale celebrazione della Giornata del mare, organizzata in aprile dalla nuova struttura di governo.