La tragedia dell’immigrazione clandestina non lascia in mare soltanto dolore e morte, ma anche tanti relitti di barche di varia dimensione, che causano non pochi danni alle imbarcazioni e alle reti dei pescatori di Lampedusa.
Per aiutarli a superare le difficoltà, la Regione ha messo a disposizione dei pescatori un milione di euro per la riparazione dei guasti causati alla strumentazione di bordo o alle reti a causa dei barchini abbandonati in mare. Le istanze potranno essere presentate entro il prossimo 25 novembre.
“Più volte avevamo chiesto alla Regione Siciliana e ai ministeri di intervenire per questa problematica, e finalmente le nostre richieste sono state accolte – ha detto il sindaco delle isole Pelagie, Filippo Mannino, -. Ringraziamo il presidente Renato Schifani, l’assessore regionale alla Pesca e tutti i deputati siciliani che hanno sostenuto questo passaggio in favore della nostra marineria”.
Possono richiedere la concessione del contributo le imprese di pesca singole o associate e gli operatori della pesca artigianale, incluse le imprese autonome appartenenti alla piccola pesca, limitatamente al circondario marittimo di Lampedusa. I danni presi in considerazione devono essere compresi tra l’1 novembre 2023 e novembre 2024 e devono essere stati causati dalla presenza in mare di relitti di natanti per il trasporto migranti. L’importo massimo riconoscibile per ciascun beneficiario non può in ogni caso superare il limite di 40mila euro degli aiuti “de minimis”.
La perizia di stima del danno deve essere redatta da un tecnico abilitato, competente in materia di stima dei danni e iscritto al relativo albo professionale. L’aiuto concesso viene esteso anche agli equipaggi delle imbarcazioni interessate, rilevabili dai ruolini di bordo. L’amministrazione regionale provvederà a verificare che le somme siano effettivamente erogate ai marittimi imbarcati.
“Di notte trascinando le reti a strascico, spesso ci troviamo di fronte barchini di ferro alla deriva che non sono segnalati da nessuno. Se poi sono affondati si impigliano nelle reti, che si rompono e anche tirarle a bordo non è facile”. Parole dette dagli stessi pescatori, che spesso partono all’alba per non rischiare di scontrarsi con i relitti, perdendo l’intera notte di lavoro. Una condizione intollerabile, ma che si ripresenta ormai ogni anno, quando i venti e la stagione permettono i viaggi della speranza dei tanti immigrati clandestini che cercano nel mare la strada per raggiungere il “Primo mondo” e poter così ricominciare da capo.
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