Ragusa

Democrazia partecipata, sanzioni per 7 Comuni del ragusano

RAGUSA – Nei giorni scorsi, la Regione siciliana ha sanzionato 183 Comuni per mancata o parziale attivazione dei processi di democrazia partecipata nel 2021. Tra questi Comuni, ve ne sono ben sette su dodici della Provincia di Ragusa, Acate, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Monterosso Almo, Pozzallo, Santa Croce Camerina e Vittoria, che potrebbero essere costretti a restituire i fondi destinati a progetti di democrazia partecipata.

Utilizziamo il condizionale in quanto la classifica finale dei Comuni sanzionati potrebbe ancora variare per via di rettifiche e/o ricorsi da parte di Comuni che magari non hanno completato l’iter o hanno avuto gli ormai cronici ritardi burocratici ma non la mancanza di volontà politica a riguardo.

Obbligatorio per i Comuni spendere i fondi per la democrazia partecipata

Ricordiamo che la legge regionale siciliana sulla democrazia partecipata impone a tutti i Comuni di spendere almeno chiedendo a persone e associazioni di proporre progetti e poi scegliere quali finanziare. Se non lo fanno, si applica una sanzione: sono obbligati a restituire le somme, poi ripartite sotto forma di bonus tra i Comuni “virtuosi”, quelli cioè che nello stesso periodo hanno speso in toto i fondi della democrazia partecipata.

Nel 2021 i fondi totali a disposizione erano poco più di 4 milioni e 400 mila euro. Di questi, a quanto risulta dai dati ufficiali diffusi in questi giorni dalla Regione, 1 milione 926 mila euro andrebbe restituito al mittente. Sarebbero 183 i Comuni siciliani da sanzionare. Primo Comune, per importo, nella tabella diffusa dalla Regione, è Vittoria che deve restituire 39.724,00 euro, seguono Pozzallo con 26.658,00 euro e Monterosso Almo con 21.762,00. Poi ci sono Comiso con 16.142,00 e Chiaramonte Gulfi con 10.942,00, chiudono la classifica Santa Croce Camerina con 9.872,00 e Acate con 8.554,00 euro.

Se da un lato, questi sette Comuni non sono riusciti a sfruttare i fondi suddetti a beneficio delle proprie comunità, dall’altro, però ci sarebbe da capire se i Comuni che avrebbero utilizzato tali fondi per realizzare progetti “partecipati” hanno realmente coinvolto i cittadini, favorendone la loro partecipazione attiva e se i regolamenti approvati a tale scopo rispecchiano a pieno il fine della legge regionale 5/2014.

A sollevare dubbi sui possibili difetti dei processi di democrazia partecipata vi è anche l’associazione Parliament Watch Italia secondo la quale “occorre una revisione complessiva della legge siciliana sulla democrazia partecipata che consenta ai Comuni di spendere bene e in maniera davvero partecipata i fondi a disposizione”.