Ambiente

Depurazione, in Sicilia è corsa per uscire dalle infrazioni Ue

PALERMO – Una rete di cantieri per tirare fuori la Sicilia dalle quattro procedure di infrazione sul fronte della depurazione che coinvolgono circa 250 agglomerati sparsi per tutta l’Isola.

LAVORI AL VIA
Sono partiti i lavori per la realizzazione della rete fognaria nel quartiere Villagrazia di Palermo. In particolare, sulle vie Agnetta ed Enea si realizzerà un intervento da quasi ottocento mila euro, e si tratta del sesto intervento avviato nel capoluogo isolano dalla struttura del Commissario straordinario unico per la depurazione Enrico Rolle. Un lavoro destinato a contribuire al superamento della procedura d’infrazione C-565/10, una delle quattro, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia europea al pagamento di una sanzione per il mancato trattamento delle acque reflue. Questi lavori si aggiungono a quelli del quartiere Marinella, a Sferracavallo, Mezzomonreale, nelle vie Ripellino e Carmine e nel quartiere Villagrazia, in via Valenza. Questi ultimi due risultano conclusi e collaudati. Il Commissario Enrico Rolle ha spiegato che, assieme al Comune, si prosegue il “lavoro assieme al Comune su tutti e tredici gli interventi previsti”.

IN FASE DI AVVIO
Nelle prossime settimane sarà avviato a Sant’Agata Militello, nel messinese, un cantiere per la costruzione di un depuratore più moderno, in grado di coprire quasi 30 mila abitanti e, anche in questo caso, di superare la condanna della Corte di Giustizia europea (C-565/10). Un adeguamento dell’attuale impianto di trattamento delle acque reflue che arriva in seguito a un ricorso presentato dalla ditta seconda classificata nella graduatoria dell’aggiudicazione dei lavori e poi rigettato. “Grazie al lavoro della Struttura e con la forte collaborazione dell’amministrazione comunale – ha aggiunto il Commissario – siamo giunti a un passo decisivo per Sant’Agata Militello, che finalmente potrà dotarsi di una depurazione efficiente, in linea con l’attrattività culturale e turistica del suo territorio”.

Nel trapanese si prevede una nuova rete fognaria di 61 chilometri per servire oltre ventimila abitanti tra le frazioni di Tonnarella e Trasmazaro, a Mazara del Vallo. La realizzazione dell’opera, si legge in una nota, è gestita dal Commissario Straordinario Unico per la Depurazione, Enrico Rolle, “in quanto ritenuta necessaria per superare la sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea nei confronti dell’Italia che riguarda anche l’agglomerato mazarese e per la quale l’Italia paga una sanzione pecuniaria”. Rolle ha spiegato che si tratta del “primo cantiere dei tre previsti che si avvia a Mazara del Vallo: si tratta certamente del più articolato, che interviene in un’area caratterizzata da un’alta densità abitativa, specie nel periodo estivo”.

In particolare con il “potenziamento del depuratore di Bocca Arena e il completamento della ristrutturazione del collettore di acque nere che porta da Mazara centro allo stesso impianto, si comporrà il quadro di azioni necessarie a far uscire l’agglomerato dall’infrazione comunitaria”. Uno sblocco atteso da decenni che ha visto l’affidamento dei lavori per un importo di 13,1 milioni di euro.

FERMI CAUSA VIRUS
A Catania, alla fine di marzo, a causa delle misure restrittive imposte per limitare la diffusione del Covid-19, si è fermato il cantiere per la costruzione del collettore di salvaguardia, infrastruttura che dovrà convogliare i reflui di diversi comuni etnei – che attualmente finiscono in mare e per cui la Sicilia paga la multa d’infrazione europea – al depuratore di Pantano D’arci. L’opera avrebbe dovuto essere completata la scorsa estate e si pensava di poterla consegnare in questa primavera, ma c’è ancora tanto da fare. In particolare, si devono posizionare le vasche degli impianti di sollevamento, circa una decina.

LE PROCEDURE DI INFRAZIONE
La Sicilia è coinvolta in ben quattro procedure di infrazione per l’insufficiente trattamento dei reflui (2004/2034, 2009/2034, 2014/2059, 2017/2181), con due di queste che sono già allo stato di condanna. E già si paga: una stima degli uffici, contenuta nel documento sullo stato di attuazione della governance, ha calcolato che le sanzioni comunitarie per la mancata depurazione costano alle casse regionali, dato il diritto di rivalsa esercitato dallo Stato, 97 mila euro al giorno dal 2012. Facendo un rapido calcolo, sulla Sicilia peserebbero dunque sanzioni per oltre 300 milioni di euro.