“Dio è morto”, la scrisse Guccini nel 1965, in una canzone che parlava dei cambiamenti sociali in atto. La consacrazione di questo motto fu il Maggio francese del 1968. In quel momento il movimento rivoluzionò il pensiero dell’uomo. Si passò da Dio all’Io. L’Io esistenziale, l’individualismo come paradigma dell’esistenza.
Ma in Italia resistevano due chiese, quella dei campanili e quella di Botteghe Oscure. Silvio oscurò la prima con i suoi ripetitori, e annientò la seconda con i suoi conduttori. La DC si era limitata a fronteggiare la Sinistra, prevalente sul piano culturale. Berlusconi con la sua cultura dell’Io, contro la cultura del noi, non super ma alla portata di tutti, ha sradicato la supremazia degli intellettuali di sinistra. Lui rappresentava l’uomo medio che abbatteva i suoi limiti, con astuzia fino alla spregiudicatezza. L’uomo medio, qualcuno anche mediocre, ora poteva sognare narcisisticamente tutto, poteva sognare di essere come lui, di avere tutto a portata di telecomando.
La cultura Mediaset di fatto fu la realizzazione del ’68 e del ’69 in Italia. I comunisti, nonostante Praga, erano troppo conservatori, troppo legati a Mosca, per accettare il libertario e libertino movimento giovanile, loro erano i reazionari contro lo chansonnier francese Silvio. E lui canzone dopo canzone, Festivalbar dopo Striscia, li ha prima dominati e poi deragliati. Avevano una gioiosa macchina da guerra e si sono ritrovati con le interviste su “Vogue”. Anche in questo Silvio Berlusconi li ha contagiati. È stato l’avversario naturale di una generazione di sinistra, che appresso a lui ha smarrito se stessa, mentre lui rimaneva Lui. Un uomo che ha cambiato il costume d’Italia, il modo di pensare, il modo di vivere. Per gli italiani Silvio ha contato quanto Elvis the Pelvis per gli americani.
Guccini è ancora vivo e vegeto, chissà che non scrivi una ballata per lui. Sarebbe un bel modo per pacificare questo Paese. “Dio è morto” e Silvio lo ha raggiunto.
Così è se vi pare.