“I nuovi dati disponibili evidenziano che i valori misurati risultano notevolmente diminuiti, rispetto al valore di concentrazione di diossine estremamente critico riscontrato nel primo campione del 25 giugno”. Sta attorno a questa frase, pubblicata nella sezione News del sito di Arpa Sicilia, il nuovo punto di frizione tra l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che fa capo alla Regione, e gli attivisti dell’Osservatorio permanente sui disastri ambientali.
La disputa riguarda ancora una volta le analisi effettuate in seguito all’incendio divampato a giugno nella discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, nel Messinese. Nel mirino degli ambientalisti, ci sono le modalità con cui i campionamenti sono stati realizzati ma soprattutto le modalità con cui i risultati vengono interpretati e comunicati alla cittadinanza.
Già nei giorni scorsi, per esempio, era stata criticata la scelta di divulgare il dato riguardante la concentrazione di diossine senza specificare che lo stesso avesse superato di gran lunga i limiti previsti dalla normativa. Una dimenticanza che è stata colmata nell’ultima relazione sull’andamento dei rilievi, ma che, seppur di poco, continua a mostrare la diversità di vedute tra Arpa e Osservatorio. Per la prima, il dato registrato subito dopo l’incendio è stato di 36 volte superiore ai limiti, per il secondo di 37 volte. Calcolatrice alla mano, 10.989 fg/m3 (femtogrammi per metro cubo di equivalenti tossici, ndr) su un limite fissato in 300 fg/m3 rappresenta un superamento di 36,63 volte la soglia.
Il nuovo report di Arpa è composto da otto pagine a firma del direttore dell’agenzia Vincenzo Infantino e dal direttore tecnico Gaetano Valastro. All’interno non si fa riferimento a una riduzione dei valori intesa come confronto con i precedenti, ma ai dati che sono stati raccolti in seguito a campionamenti effettuati in momenti e luoghi diversi rispetto a quello più preoccupante ricavato dalla postazione installata in contrada Castriciani, nel territorio di Terme Vigliatore.
La misurazione – da cui è emersa la concentrazione di 10.989 TE (fg/m3) – è durata circa 15 ore, dal tardo pomeriggio del 25 giugno, poco dopo che è divampato il rogo nella discarica, alla mattinata seguente. L’aggiornamento dei dati include invece i valori ricavati dalle misurazioni provenienti da altre quattro postazioni installate per i cosiddetti campionamenti ad alto volume e localizzate nei territori di Mazzarrà Sant’Andrea, Rodì Milici e Furnari. In questi casi le misurazioni sono partite nei giorni successivi al rogo e, tenendo conto anche delle direzioni dei venti, sono andate avanti per un periodo compreso tra 28 e 48 ore.
“Con i dati finora disponibili si evidenzia che il valore di concentrazione di diossine estremamente critico riscontrato nel campione 1, risultato 36 volte superiore al valore di riferimento, è indice della fase acuta dell’incendio della discarica”, si legge nelle conclusioni della nuova relazione di Arpa Sicilia. “Col proseguire delle attività di spegnimento – proseguono i tecnici dell’agenzia – i valori misurati presso le altre postazioni, nei giorni seguenti, in coerenza con la direzione del vento, risultano notevolmente diminuiti. Presso la postazione 4, distante dalla discarica circa 700 metri, è risultato un valore leggermente superiore (1,3 volte) al valore stimato mediamente in presenza di una fonte emissiva locale. I campioni 2 e 5, infine, presentano concentrazioni intermedie superiori a quella stimata in ambiente urbano e inferiori a quella stimata in presenza di una sorgente emissiva”.
A contrapporsi alle conclusioni di Arpa è ancora una volta l’Osservatorio permanente sui disastri ambientali, che nei giorni scorsi ha organizzato, davanti a Palazzo d’Orleans, un sit-in per chiedere al governo Schifani maggiori attenzioni sul fronte del contrasto agli incendi e del monitoraggio nei luoghi a rischio come le discariche. Oltre al rogo divampato a Mazzarrà Sant’Andrea, anche la discarica palermitana di Bellolampo a giugno è stata colpita dalle fiamme divampate a ridosso della settima vasca.
“Si confermano le nostre criticità di fondo – commenta al Quotidiano di Sicilia Gioacchino Genchi, chimico e in passato dirigente alla Regione –. Sono dati che si riferiscono ad altri punti di campionamento rilevati in giorni successivi a quelli in cui loro stessi hanno riscontrato le maggiori concentrazioni di inquinanti. In questi punti quale era la concentrazione degli inquinanti nei giorni di maggiore entità dell’evento emissivo?” Genchi pone anche altri interrogativi: “Si sono effettuati campionamenti di terreni per esaminare le possibili ricadute sui suoli? Sono stati monitorati campioni della filiera alimentare, sia vegetale che, a maggior ragione, lattiero-casearia? Di tutto questo, ad oggi, nulla sappiamo, non sappiamo neppure se siano stati fatti prelievi”. Dalla relazione pubblicata da Arpa si evince che le analisi su ulteriori campionamenti effettuati nelle postazioni 1, 2 e 3 sono in corso.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI