Catania

Dissesto Catania, tra i creditori c’è chi attende anche da 20 anni

CATANIA – Un credito risalente a vent’anni fa e non ancora pagato. Una conciliazione arbitrale, un ricorso in appello e, infine, il dissesto, che rinvia tutto a data da destinarsi. La vicenda dell’architetto Salvatore Mirabella, creditore del Comune di Catania e ancora in attesa di ristoro, racchiude quella dei tanti che attendono il pagamento di prestazioni effettuate per conto di Palazzo degli Elefanti e finite nella massa dei debiti. Convogliati nella procedura di dissesto avviata con la presa d’atto del Consiglio comunale nel 2018.

“Il sottoscritto architetto Salvatore Mirabella”, quindi, decide di scrivere al nostro giornale perché “componente di un gruppo di professionisti ed eredi, già incaricati sin dal 1989 di svolgere per conto del Comune di Catania prestazioni professionali di progettazione e direzione dei lavori di importanti opere pubbliche, tutte progettate e in buona parte finanziate e portate a completamento”. Nella lettera inviata al QdS ricostruisce come, “dopo diverse bonarie richieste ed a causa della mancata volontà del Comune di riconoscere al gruppo le spettanze maturate a saldo delle prestazioni rese”, si è visto costretto a richiedere la definizione del contenzioso con un apposito arbitrato al fine di vedere definito e riconosciuto il saldo del credito”. Che il Comune ha accettato. Il concordato è del 2013: veniva riconosciuto definitivamente il diritto al credito del gruppo ed il relativo importo. “Il Comune di Catania – scrive ancora Mirabella – piuttosto che prenderne atto e definire prontamente il rapporto ha invece preferito ricorrere in Corte d’Appello”. La pronuncia arriva dopo 7 anni: “con sentenza del gennaio 2020 – riporta ancora Mirabella – vengono rigettate tutte le sette motivazioni del ricorso e, tra l’altro, il Comune di Catania viene anche condannato a rimborsare al gruppo di professionisti tutte le notevoli spese del giudizio”.

Il debito viene dunque inserito nella procedura di dissesto. “Nel mese di aprile 2019, così come gli altri componenti ed eredi del gruppo, il sottoscritto, a seguito dell’intervenuto insediamento della Commissione straordinaria di liquidazione (Csl), nel frattempo insediatasi per le note vicende, si è visto appunto costretto ad inviare la relativa vessatoria istanza di ammissione alla massa passiva” – racconta ancora, evidenziando come nulla sia accaduto per quanto riguarda il risarcimento. “Ad oggi, da quanto si è potuto apprendere presso gli uffici preposti, in effetti solo poche centinaia di pratiche sono state esitate e permane l’impossibilità di conoscere il reale numero dei creditori ad oggi soddisfatti e le tempistiche ancora necessarie per soddisfare quelli restanti, di sicuro –si ritiene – anche legate alle disponibilità finanziarie del Comune”.

E in effetti, stando alla relazione sull’attività della Commissione liquidatrice, pubblicata sul sito del Comune di Catania nel mese di febbraio di quest’anno, e riportata sulle pagine del Quotidiano di Sicilia, sono ancora poche le pratiche lavorate.

Stando alla relazione dell’attività della commissione liquidatrice, pubblicata dal QdS, al 31 dicembre 2018, le posizioni debitorie erano 2315; l’adozione della procedura semplificata, “con la quale la Commissione ha determinato la percentuale per il pagamento dei debiti ammessi in misura variabile dal 40 al 60%, tenuto conto dell’anzianità del debito, con rinuncia dunque da parte del creditore ad ogni altra pretesa e con liquidazione obbligatoria entro 30 giorni dalla conoscenza e l’accettazione della transazione”, permette di avviare “per una prima tranche di circa 600 posizioni, l’attività istruttoria finalizzata all’ammissibilità a massa passiva. Di queste, sono state istruite 380 pratiche. L’adozione della procedura semplificata ha consentito la definizione transattiva di 221 pratiche”.

L’architetto Mirabella conclude la sua missiva con l’invito, rivolto agli altri creditori, di costituirsi in Comitato per “pretendere il costante e puntuale aggiornamento dello stato di definizione delle pratiche” e per porre “anche la seria problematica dei diritti dei contraenti creditori di fatto da tanti anni chiaramente lesi”.

“A tal proposito – aggiunge Mirabella -, il comitato dei creditori all’uopo costituito potrebbe anche valutare la possibilità di rivolgersi a buon diritto alla Corte di Giustizia Europea, eventualmente anche coinvolgendo le deputazioni europee locali”.