Inchiesta

Due milioni di famiglie soffocate dai debiti: mentre la crisi morde, le mafie “sguazzano”

L’allarme è già stato dato in diverse occasioni. “Quando la crisi economica si fa dura – per parafrasare una famosa frase detta da John Belushi nel film “Animal House” diretto da John Landis – le mafie cominciano a giocare”. E così fanno, mietendo nuove vittime, quelle dell’usura e del racket. Complici il periodo pandemico, la crisi economica globale, le guerre, con le quali oltre a pagarsi un grosso tributo in vite umane si paga anche l’aumento dei costi di materie prime, e il costo del denaro, si è acuita la vulnerabilità e debolezza della vittima la cui situazione di disagio spesso è tale da non consentirle di dimostrare adeguata capacità imprenditoriale e è messa in condizione di trovarsi in quel terribile status che li fa definire “non affidabile” dagli istituti bancari.

“Il problema ha radici profonde. Gli istituti di credito non erogano facilmente credito e questo fa il pari con i banchi di pegni che – ha dichiarato al QdS Filippo Torrigiani, consulente della Commissione Nazionale Antimafia – sono quasi tutti di proprietà nelle banche e in questo momento di ‘disordine organizzato’, purtroppo, le mafie sguazzano”.

I dati della Consulta Nazionale Antiusura

Secondo i dati della Consulta Nazionale Antiusura, oltre due milioni di famiglie versano in stato d’insolvenza irreversibile. Su tale sfondo il rischio usura presenta tratti che assomigliano molto a quelli della congiuntura del 1992, quando fu rilevata in modo drammatico per poi svilupparsi sul finire del secolo e ritornare in proporzioni più contenute fino alla recessione del 2012-2013. Come allora, convergono un taglio evidente ai redditi familiari dovuti all’inflazione, una decrescita del valore dei patrimoni immobiliari, un balzo dei tassi d’interesse e una forte riduzione della domanda di beni e di servizi.
Dalla relazione del Prof. Maurizio Fiasco, Consulente della Consulta Nazionale Antiusura emerge che “cessata, e nel complesso contenuta l’emergenza sociale ed economica per la pandemia, la crisi finanziaria accesa dal conflitto in Ucraina e adesso dalla guerra a Gaza si rovescia oggi sui bassi redditi delle famiglie, generando a sua volta gravi sofferenze”.

È pur vero che lo Stato è corso ai ripari con alcune contromisure che possono diventare efficaci nel medio-lungo periodo, come ad esempio l’introduzione del “Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura”, figura che coordina le iniziative antiracket e antiusura sul territorio nazionale e presiede il “Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura”, istituito presso il ministero dell’Interno, che ha il compito di esaminare e deliberare sulle istanze di accesso al Fondo di solidarietà ma, quello che manca, di fondo, è un atteggiamento di fiducia da parte del cittadino che si mescola ad un senso di paura che, attraverso le intimidazioni, le organizzazioni criminali di stampo mafioso incutono.

Non a caso i rappresentanti delle Associazioni Antiracket e Antiusura, il Rappresentante della Consulta Nazionale Antiusura, hanno auspicato l’importanza di un’alleanza fortemente “strategica” tra le Istituzioni, le Associazioni e le Forze di Polizia al fine di favorire l’adozione di misure sinergiche sempre più innovative ed efficaci per contrastare l’usura e supportare adeguatamente chi è in difficoltà o sovra indebitato.

Le denunce per racket e usura sarebbero in calo

Da quanto emerge dai dati dalla relazione annuale del Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura” e presidente del Comitato di solidarietà, la prefetto Maria Grazia Nicolò, le denunce per racket e usura sarebbero in calo. Si nota, nel report pubblicato lo scorso mese di aprile e relativo al 2022, una graduale diminuzione negli ultimi quattro anni della presentazione di denunce per estorsioni che nel 2019 erano 314, scese nell’anno successivo e nel 2021 a 284, fino ad arrivare a 195 nel 2022. Stessa situazione per quanto riguarda il reato di usura che ha visto una decrescita delle denunce passate da 418 nel 2019, 255 nel 2020, 217 nel 2021, con il dato più basso nel 2022, anno che ne ha fatte registrare solo 134. In Sicilia sono state 44 le denunce presentate nel 2022 per le estorsioni e 34 quelle in Campania, a cui fanno seguito le 26 della Puglia.

Per l’usura il numero è ancora più basso e arriva a 18 per il Lazio, seguito da 9 della Campania.
Va notato che il dato è relativo alle denunce presentante, non al fenomeno perché, in realtà, un’indagine realizzata da Confcommercio indica che proprio l’usura risulta essere il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori, 25,9%, seguito da abusivismo, 21,3%, estorsioni, 20,1% e furti, 19,8%. Al Sud l’usura è addirittura indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese, mentre a Roma questo fenomeno è segnalato in crescita dal 28,5% degli imprenditori. “Più di un imprenditore su cinque ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività”, si legge nel dossier di Confcommercio, dal quale si evince che, in particolare, il 10,3% ne ha conoscenza diretta. Sia l’estorsione, ma soprattutto l’usura, sono fenomeni connotati da uno scarso tasso di emersione, “connesso – ha scritto nella sua Relazione annuale il prefetto Nicolò – da una parte, alla paura delle vittime di denunciare, anche in mancanza di una prospettiva in grado di bilanciare i costi con i benefici di tale scelta, dall’altra, da una generalizzata diffidenza e sfiducia”.

“Il preoccupante scenario sociale ed economico degli ultimi anni, specialmente legato al biennio di crisi pandemica – ha spiegato Vincenzo Vincifora, funzionario dell’Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura – ha messo in risalto che, a fronte del primario valore sociale e solidaristico della legislazione antiracket e antiusura, non si è registrato, purtroppo, un aumento del numero delle denunce, nonostante le pur importanti operazioni di polizia giudiziaria”.

È davvero conveniente denunciare?

Molto critico, invece, è il vicepresidente vicario nazionale di “Sos Impresa” Pippo Scandurra che dichiara al QdS “Lo slogan che da sempre accompagna la lotta al racket è ‘denunciare conviene’. Ma occorre chiedersi se è davvero così oggi. È davvero conveniente denunciare se presentare la domanda di accesso al fondo di solidarietà ex L. 44/99 richiede un iter burocratico degno di un romanzo di Kafka? È davvero conveniente presentare una domanda di accesso al fondo di solidarietà se poi bisogna attendere anche dieci anni per ottenere il ristoro? È davvero conveniente denunciare gli estorsori se occorrono più di tre anni per ottenere i rimborsi d’imposte e contributi previsti dall’art. 3 della legge regionale n. 15/2008? Lo Stato, tramite le associazioni antiracket, dovrebbe dare risposte immediate all’imprenditore che trova il coraggio di denunciare. Solo l’esperienza positiva del singolo potrà innescare, infatti, quella spirale di fiducia necessaria ad abbattere il timore per le ritorsioni da parte di Cosa Nostra, la quale, certo, non attende tre anni prima di bussare alla porta del denunciante”.

Il delitto di usura vede quali vittime diverse tipologie di persone offese, dalle famiglie più povere sino alle piccole e medie imprese, le quali ricorrono a un’offerta di denaro dato in prestito che, proprio per le condizioni di crisi economica, gli appare come un’immediata e possibile soluzione per ottenere pronta liquidità, in ragione della frequente impossibilità di accedere al mercato legale del credito. Tra queste vittime, purtroppo a pieno titolo, sono entrate molte persone vittime del gioco d’azzardo patologico. Nel 2022 la raccolta del gioco in Italia ha sfiorato i 110 miliardi di euro con una perdita netta per i giocatori di oltre 15 miliardi di euro e, nell’arco temporale 2011–2021, il volume di denari veicolati nei vari canali di gioco è stato di 1,03 trilioni di euro. Non solo, a causa di una totale mancanza di controlli lo stesso gioco d’azzardo è diventato una moderna “lavatrice” per il denaro sporco.

“Della relazione tra racket, usura e mafie – dice Filippo Torrigiani – ce ne occupiamo regolarmente, in Commissione Antimafia. Purtroppo alcune relazioni da noi prodotte, e faccio riferimento a quanto elaborato nella XVII° legislatura a presidenza Bindi, in cui tracciammo un quadro organico della relazione con il gioco d’azzardo, fu licenziata sia dalla Camera sia dal Senato ma non generò alcuna norma da parte della politica”.