Pezzi di Pizzo

E la Costa restò sola

La Costa sud di Palermo, per intenderci quel tratto che va da S. Erasmo a Romagnolo, fiancheggiato da via Messina Marine, resterà ancora abbandonata. I soldi del PNRR non possono essere spesi perché non ci sono né progetti esecutivi né sufficiente organizzazione per bandire gare, eseguirle e pagarle entro la tagliola del 2026, ma se fosse il 2028 sarebbe lo stesso.

Era il principale progetto di riqualificazione del programma PNRR per Palermo. Ma ci si è arresi, come sempre, come dal 1945, pensate se Miami non avesse il litorale che l’ha fatta famosa nel mondo. Ma noi non ne abbiamo bisogno, siamo già troppo ricchi nella città più povera d’Italia tra le città metropolitane. Che poi è già confusa la sua denominazione di Sud visto che va a Levante, verso la litoranea tirrenica. Era il mare dei palermitani da sempre, che scendendo da Porta Felice, felicità perduta, andavano verso mare, ai vari lidi, tra cui i famosi bagni Virzì. Ma tanto il bagno non si può fare perché il depuratore di Acqua dei Corsari, altro nome evocativo di questa città piratesca, come la Bandita, non depura. Ed è un cane che si morde la coda, eterno, ineludibile.

La Costa dei palermitani è il più grande delitto ambientale contro il patrimonio paesaggistico d’Italia, un oltraggio al pudore di una città nata sul mare che al mare ha rinunciato. I residui dei bombardamenti invece di essere buttati nelle cave di  cui la città è circondata vennero, con invereconda superficialità ed ignoranza, buttati nel golfo, su quella costa circondata da giardino, ora da cemento, non si sa quanto potenziato e di che cosa armato.

È nata un’altra città su quella costa, senza regole, con nomi noti dietro ai palazzi, sia che fossero costruttori che finanziatori, avvocati o architetti, tutti appassionatamente legati nel disegno colpevole di strage paesaggistica. Quel tratto di mare lo possiamo vedere nei dipinti di Lo Iacono o di Mirabella non più dei fotografi contemporanei. Sarebbe importante se all’ex deposito di locomotive alla foce dell’Oreto il Comune organizzasse una doppia mostra di cosa era quella costa tra l’Ottocento ed oggi. Si recupererebbe memoria e realismo, solo ammettendo colpe, prima di tutte l’ignavia, ci si può riscattare. Se no è sempre un sopire nella rinuncia, di una città ex Felicissima, come la sua Porta sul mare. Un Mare fuori da Palermo.

Così è se vi pare