Inchiesta

Edilizia, si sgretola il comparto in Sicilia, 5.495 imprese in meno in 10 anni

Una crisi che non si arresta e che investe nuovamente il comparto artigiano, che perde 410 imprese edili nell’ultimo anno in Sicilia. Rispetto al secondo trimestre 2009 (10 anni fa quindi), le imprese artigiane sono 5.747 in meno.

Il rapporto è stato realizzato dall’Osservatorio Economico di Confartigianato Sicilia. Entrando nei dettagli, nonostante il settore dell’edilizia regga rispetto all’ultimo anno trascorso, l’epidemia da crisi colpisce proprio i più piccoli, gli artigiani edili che sono soggetti a guadagni non costanti, ma che rappresentano il polmone buono dell’economia. Sull’Isola, infatti, al secondo trimestre dell’anno in corso si contano 49.001 imprese nel settore delle Costruzioni, di cui 20.432 appartengono al comparto artigiano.

Rispetto al 2018 le imprese totali del settore mostrano una tenuta, registrando una diminuzione dello 0,3 per cento, mentre quelle artigiane registrano un calo più evidente del 2 per cento. La conseguenza è una occupazione che cala a picco, con tre mila addetti in meno e, considerando che le Medie e Piccole Imprese rappresentano il 99,8% delle aziende del comparto Costruzioni dell’Isola e occupano il 91,5% degli addetti nel settore, il danno è sostanziale.

A gravare sulla situazione non è solo un settore che fa fatica ad andare avanti, ma anche il peso degli occupati irregolari che risultano essere il 23,5%, un dato questo che è più alto di quello registrato a livello nazionale (15,8%). A tutto questo si somma poca sicurezza nei posti di lavoro e la mancanza totale di assicurazioni per chi è un impiegato in nero, pensando di guadagnare di più ma a discapito della propria vita.

Un altro dato che emerge dal report è la riduzione del 12,4% dei finanziamenti concessi alle imprese delle Costruzioni, che ammontano a 1,6 miliardi di euro (luglio 2019). Meno crediti alle imprese, meno lavoro, meno occupazione che sfocia in disoccupazione e minore produzione. Le misure come il “reddito di cittadinanza” rischiano di essere solamente un palliativo. Proprio il comparto produttivo si attesta con un meno 10,7% in cinque anni, pari a 408 milioni di euro. Le detrazioni, invece, relative al sistema casa ammontano a 217 milioni di euro, ma la Sicilia nella classifica nazionale esce nettamente sconfitta, registrando l’intensità più bassa di utilizzo delle detrazioni per spese di recupero del patrimonio edilizio e interventi per il risparmio energetico (19esima su 21 regioni).

Ragionando a largo spettro e tenendo conto del report stilato dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro presentato lo scorso giugno e che tiene conto di un periodo di tempo che va dal 2009 al 2018, sono oltre 3,4 milioni i posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni a livello europeo, di cui 539 mila solo in Italia. E mentre gli altri Paesi dell’area euro hanno visto, dopo la crisi, un aumento degli occupati nel settore edile, l’Italia ha continuato a perdere posti di lavoro.

Allo stesso tempo, il lavoro irregolare nel settore è passato dall’11,4% del 2008 al 15,8% del 2016, rendendo l’edilizia il secondo settore produttivo, dopo quello agricolo, con il più alto livello di irregolarità. Un fattore registrato soprattutto nel Mezzogiorno dove quasi un edile su quattro lavora in nero (23,5%), quota che si attesta al 27,9% nelle regioni del Centro e che scende al 10,4% in quelle del Nord.

Una ripresa, quella italiana, mai portata a buon fine. La causa cardine può essere attribuita ad investimenti insufficienti, basti pensare che la quota Pil persa durante i nove anni di recessione economica è pari a 8,1 punti percentuali. “Ridurre il costo del lavoro è la direttrice principale con cui fare ripartire l’economia italiana creando occupazione”, ha commentato il presidente della Fondazione Studi, Rosario De Luca.
“Sono rari gli esempi – ha continuato – sia di realizzazione di nuove costruzioni, sia di manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere pubbliche esistenti. Riprendere ad investire in questo settore significherà far ripartire l’economia, fare il bene delle aziende, dei lavoratori e dei cittadini italiani”.

Il neo presidente di Anepa Sicilia, Matteo Pezzino, descrive la situazione di grave difficoltà

La grave situazione delle imprese edili artigiane coincide con la nuova scelta del direttivo alla guida di Anaepa Sicilia (Associazione nazionale artigiani dell’Edilizia dei decoratori, dei pittori e attività affini).

Il neo presidente è Matteo Pezzino, imprenditore edile, nel sistema Confartigianato da una decina di anni. Pezzino, già vice presidente di Confartigianato Imprese Palermo e presidente di Anaepa Palermo, raccoglie il testimone lasciato da Francesco Grippaldi, che già negli ultimi anni si è impegnato con buoni risultati nel portare avanti le ragioni degli artigiani edili.

Pezzino punta adesso ad incrementare la rappresentatività delle imprese artigiane, in un momento in cui il settore delle costruzioni è stato più colpito dalla crisi ed è quello più in ritardo nella ripresa.

“Cercheremo di dare un segnale forte, positivo, e di grande entusiasmo – afferma il presidente dell’Anaepa – finalizzato a dare supporto alle imprese artigiane edili sul piano sindacale, economico, tecnico e professionale, al fine di incrementare quella fiducia che hanno smarrito da troppo tempo, pagando lo scotto di una cattiva amministrazione politica, causa di un enorme timore delle committenze nell’investire nel settore delle costruzioni e delle ristrutturazioni”.

Secondo il report 2018 di Anaepa Confartigianato edilizia, è debole il trend della produzione, che è pari a 166,2 miliardi di euro ed è generata per tre quarti (73,1%) dal rinnovo del patrimonio immobiliare esistente e per il restante quarto (25,9%) da nuove costruzioni.

Nei primi quattro mesi del 2018 la produzione delle Costruzioni in Italia cresce dello 0,6%, dinamica inferiore al +4,1% della Spagna e al +3,5% della Germania e superiore rispetto al -0,8% della Francia. Anche la crescita del valore aggiunto delle Costruzioni in Italia appare debole, evidenziando un aumento dell’1,3% negli ultimi quattro trimestri, mentre nell’Eurozona cresce a velocità tripla (+3,6%).

Una Italia che va a rilento e di conseguenza una Sicilia che fa fatica per il suo stato atavico di evidente arretratezza. Impensabile crescere se il resto della penisola non varca i confini, tenuto conto del ritardo trentennale assegnato al Sud.

Il presidente punta il dito sulle detrazioni fiscali. “Non possiamo accettare che la Sicilia sia tra le Regioni con il più basso utilizzo delle detrazioni per spese di recupero del patrimonio edilizio e di interventi per il risparmio energetico, solo il 4,6% dell’ammontare totale delle detrazioni – commenta Pezzino –. Siamo al diciannovesimo posto in Italia su ventuno”.

E proprio alla luce di questi numeri poco rassicuranti, il nuovo presidente di Anaepa Sicilia ha già programmato degli appuntamenti.

“Forti di un partenariato condotto dal nostro direttivo nazionale con Eni ed Harley & Dikkinson – spiega Matteo Pezzino –, abbiamo organizzato a Palermo e a Catania, una serie di eventi formativi e informativi per le nostre imprese, per metterle nelle condizioni di fornire risposte immediate in tema di Ecobonus e Sismabonus”.