MESSINA – Crollo dei votanti – solo il 55,64% (nel 2018 erano stati il 64,98%) – e lunghe file e disagi per gli elettori, con seggi che hanno chiuso anche a notte fonda. La cronaca di questo appuntamento per le amministrative messinesi, con annessi i referendum nazionali sulla giustizia e quello locale per Montemare, racconta di criticità mai registrate prima e mai comunque tutte insieme, segno di una macchina organizzativa che non ha funzionato come avrebbe dovuto.
Che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto lo si era percepito dopo la rinuncia di una sessantina di presidenti di seggio, sostituiti in tutta fretta dopo l’intervento di Comune, Prefettura e Corte d’Appello. Le 254 sezioni si sono potute aprire regolarmente ma le lunghe file ai seggi e le ore di attesa nella tarda mattinata e in serata hanno caratterizzato le operazioni di voto in molte parti della città, nei villaggi della zona Nord come in alcune periferie a Sud. Le otto schede elettorali hanno creato problemi, specie per gli elettori più anziani, facendo lievitare i tempi ma a questo si deve aggiungere il caos creato dai cambi di sezione inviati ai votanti per posta ordinaria ma mai realmente recapitati, cosicché i cittadini si sono presentati nei seggi in cui, magari dopo un’ora di fila, hanno scoperto di non essere. Alcuni hanno chiamato l’Ufficio elettorale per avere la nuova sezione, magari dislocata in un diverso plesso, altri hanno rinunciato al diritto di voto.
Quelli definitivi sono arrivati dopo le due del mattino ma ricordiamo che fino all’una c’erano ancora dei seggi aperti. Le operazioni di spoglio per i referendum sono durate in molte sezioni tutta la notte. Il doppio quorum per Montemare è stato raggiunto, quello relativo ai villaggi interessati è del 61,37%, quello della città del 51,59%. Per i cinque referendum sulla giustizia, hanno votato tra il 51% e il 52% degli aventi diritto, a seconda dei cinque quesiti, percentuale naturalmente trascinata dalle amministrative; per l’appuntamento referendario del 2020 a Messina la percentuale dei votanti si era fermata al 31,67%.
Sono tante le riflessioni che bisognerà fare nei prossimi giorni sulla disorganizzazione, sull’inesperienza dei presidenti di seggio e degli scrutatori e andrebbe rivisto il meccanismo di reclutamento di chi esercita una funzione così importante, ma soprattutto sulla bassa percentuale dei votanti. Negli ultimi trent’anni si è registrato a Messina un crollo di trenta punti percentuali: siamo passati da una media dell’85% degli anni Novanta al 70,22% del 2013 fino al 55,64% di domenica scorsa.
I cinque candidati a sindaco non hanno nascosto il loro rammarico e delusione per quanto successo e non si escludono strascichi con segnalazioni all’Autorità giudiziaria.