La sanità siciliana prova a mettere le pezze alla disastrosa situazione dei Pronto Soccorso dell’isola. Una settimana fa l’assessora regionale Giovanna Volo e il direttore generale Salvatore Iacolino hanno inviato una nota a tutte le aziende sanitarie con una serie di novità che riguardano “le diseguaglianze nella distribuzione del personale medico nelle aree di emergenza e urgenza, a favore degli ospedali cittadini e in danni ai presidi provinciali”.
Si va dalla reintroduzione del divieto di nuove assunzioni per le aziende sanitarie che nelle aree di emergenza/urgenza hanno una pianta organica coperta per almeno l’80%, alla turnazione nei Pronto Soccorso di tutti i medici dell’azienda che hanno una specializzazione equipollente a quella in medicina di emergenza; dalla possibilità per le Aziende sanitarie provinciali di assumere specializzandi che hanno partecipato a concorsi banditi da altre aziende sanitarie, fino a un coordinamento tra le grande aziende metropolitane e quelle provinciali “per una equilibrata distribuzione delle assunzioni tra gli ospedali cittadini e quelli ricadenti nell’ambito provinciale”.
Una manifestazione di intenti corretta secondo tanti addetti ai lavori, ma alla prova dei fatti stanno emergendo non poche difficoltà.
Il punto più complicato da attuare è sicuramente l’ultimo elencato: fare in modo che le aziende metropolitane (a Catania, per esempio, Cannizzaro, Garibaldi e Policlinico-San Marco), decisamente più gettonate dai medici, condividano il proprio personale con le Aziende provinciali. Rimanendo a Catania significa che ci ha vinto un concorso in una delle tre grandi aziende del capoluogo dovrà svolgere turni anche nei sette ospedali di provincia gestiti dall’Asp: Acireale, Giarre, Caltagirone, Paternò, Biancavilla, Militello e Bronte.
Come fare? La strada è tutta da tracciare, perché al momento dall’assessorato è stato indicato l’orizzonte, ma non viene spiegato con quali mezzi raggiungerlo. Proprio oggi a Catania si terrà un incontro tra tutti i direttori generali delle aziende sanitarie che vede all’ordine del giorno anche questo punto.
Più concreta sembra al momento essere un’altra indicazione: far ruotare nei Pronto Soccorso delle Asp – dove la carenza di medici supera in alcuni casi il 50 per cento della pianta organica – tutti i professionisti specializzati in una disciplina equipollente alla medicina di urgenza. Significherebbe inviare nei pronto soccorso, a giro, tutti i medici di Medicina interna, Chirurgia, Cardiologia, Geriatria, e non solo. Ma significa anche, per fare un esempio che, sempre rimanendo nell’ambito della provincia di Catania, i medici dell’ospedale di Acireale dovrebbero svolgere dei turni anche negli altri pronto soccorso più svantaggiati, come Caltagirone, Militello o Bronte.
Un’organizzazione non semplice a cui si starebbe cominciando a lavorare, ma che vedrebbe le resistenze di chi se la passa un po’ meglio, come l’ospedale di Acireale dove, ad esempio, in Medicina interna ci sono quattro medici in sovrannumero rispetto a quelli previsti dalla pianta organica.
Il primo passo sarebbe, dunque, quello di stilare un elenco completo di tutti i profili con le caratteristiche adatte per poi passare all’organizzazione di turni. A essere chiamati in causa sono i direttori dei dipartimenti più coinvolti: quello di Emergenza, che all’Asp di Catania è guidato da Giuseppe Rapisarda, primario ad Acireale; quello di Medicina interna, guidato da Giorgio Battaglia, pure lui primario ad Acireale; e quello di Chirurgia, guidato da Giuseppe Reina, primario a Paternò.
Il tempo stringe, entro la prossima settimana le aziende sanitarie dovranno rendere conto all’assessora regionale Volo della ricognizione effettuata e dei passi da compiere.