Il caldo continua ad imperversare, le piogge sono ormai un miraggio e la gestione idrica nell’intera Sicilia si fa sempre più drammatica. Negli invasi isolani, al 12 agosto scorso (ultima rilevazione dell’autorità di bacino, ndr), sono appena 82,5 i milioni di metri cubi d’acqua disponibili per l’utilizzo. Molti sono gli invasi che ormai non possono dare più nulla, a partire da Cirmia, Comunelli e Disueri, proseguendo con Don Sturzo Ogliastro, Fanaco, Piana, Rosamarina e Zaffarana.
L’esaurimento delle risorse nell’invaso Ancipa è stato poi al centro della seduta dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, a causa dei gravi problemi ad esso collegati per i territori di Enna, Caltanissetta e Palermo, approvvigionati in via esclusiva da questo invaso.
La cabina di regia della Presidenza della Regione, che si sta occupando della crisi idrica regionale, in accordo con l’osservatorio distrettuale permanente utilizzi idrici, ha proposto di adottare misure di mitigazione in grado di mantenere risorsa idrica residuale fino a gennaio/febbraio del 2025, mesi in cui statisticamente dovrebbero registrarsi deflussi in diga, garantendo così un minimo di erogazione di risorsa ai Comuni sofferenti anche nel periodo autunnale e invernale.
Le principali misure contro la siccità e la riduzione dell’acqua negli invasi in Sicilia riguardano la riduzione delle erogazioni e l’eventuale uso dei volumi da riservare per garantire la salvaguardia dell’ittiofauna presente nell’invaso. Senza l’adozione di tali misure, diversi Comuni resterebbero senza acqua già dai primi di settembre. In assenza di precipitazioni, è stato proposto di ridurre, per i mesi di agosto e settembre, l’erogazione a 120 litri al secondo.
Il parere dell’osservatorio è importante in quanto si occupa della raccolta e l’elaborazione delle informazioni che i gestori, gli enti di governo dell’ambito, i consorzi di bonifica, le società di gestione del servizio idrico e gli altri soggetti competenti in materia di risorse idriche rendono disponibili. Ancora, fornisce supporto tecnico-conoscitivo per la predisposizione, l’approvazione e l’attuazione di eventuali piani stralcio per il Piano del bilancio idrico del distretto idrografico ed elabora scenari previsionali e formula proposte per l’uso e la gestione delle risorse idriche in caso di scarsità.
I dati di agosto non sono una sorpresa, purtroppo: i numeri relativi all’andamento dei singoli invasi nell’anno idrogeologico, che va da ottobre a settembre, mostrano come quasi tutte le dighe sono al loro minimo storico, molto al di sotto del volume autorizzato.
Al momento, infatti, gli invasi regionali trattengono appena il 38,21% del volume di riempimento autorizzato. La Sicilia è l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche. Lo stato di siccità della regione è evidente: a fine giugno, le precipitazioni cumulate nell’ultimo anno sono state appena 414 millimetri, una condizione che si riscontra soltanto in alcune zone dell’Africa del Nord e in nessun altro Paese europeo. I problemi ricadono in primis sulle aziende agricole e zootecniche, ma non solo, perché già tante le città siciliane che stanno vivendo il razionamento.
Dal 22 luglio è scattato a Palermo: si tratta di una misura d’emergenza decisa dall’Amap, il servizio idrico integrato nel capoluogo e in altri 50 Comuni della provincia. Le misure sono pensate per ridurre al minimo i disagi per i cittadini e con l’obiettivo di non coinvolgere utenze pubbliche o sensibili, come gli edifici pubblici, le case circondariali e gli ospedali. In parallelo, Amap sta lavorando all’introduzione di una serie di misure strutturali per ridurre la dipendenza dei prelievi dagli invasi: nuovi pozzi e riduzione delle perdite lungo le tubature.
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Immagine di repertorio