Giustizia

Enzo Tortora, malagiustizia è ferita che 34 anni dopo sanguina ancora

ROMA – “Enzo Tortora è stato un ‘eroe normale’, un cittadino incappato nella giustizia ingiusta dei teoremi che ha scelto di fare della propria vicenda privata una questione politica. Con coraggio si è prima candidato e poi, eletto, ha rinunciato all’immunità parlamentare per dimostrare la propria totale e assoluta innocenza. Un esempio unico di impegno civile e politico”. Lo afferma Simona Viola, responsabile giustizia di Più Europa nel giorno del 34esimo anniversario della morte.

Accendere un faro sulla Malagiustizia

“Ricordare Enzo – prosegue – significa accendere un faro sulla ‘malagiustizia’, non dimenticare e spronare le riforme necessarie, ancora mancanti, affinché il suo dramma non si ripeta”.

Ma la malagiustizia non è solo un trauma, è anche un costo: “In Italia – ha detto ieri Francesca Troiano deputata del gruppo Misto – ogni anno circa mille cittadini vengono risarciti a seguito di errori giudiziari. Non solo, quindi, l’esperienza del carcere rappresenta un trauma per coloro che vengono privati ingiustamente della libertà personale, ma anche un evidente onere per i bilanci pubblici: si stima che dal 1992 ad oggi lo Stato italiano abbia speso circa 795 milioni di euro in indennizzi”.

Emerge la necessità di svoltare sul tema giustizia

In realtà, non è solo il ricordo di Enzo Tortora e delle tante vittime della malagiustizia italiana ad aver riacceso un faro sulla necessità di svoltare sul tema giustizia. La riforma Cartabia e l’appuntamento con i referendum abrogativi del prossimo 12 giugno hanno imposto negli ultimi mesi una riflessione finalmente seria e fatta di proposte concrete.

Il 12 giugno il voto sui 5 referendum

“Il 12 giugno – prosegue la nota di Troiano – con il voto sui 5 referendum, per i quali chiedo vi siano dibattiti a riguardo negli orari di massimo ascolto per garantire dovuta informazione, possiamo tutti insieme fare un passo decisivo per una riforma seria e strutturale della giustizia”.
“I referendum che si svolgeranno a breve – spiega in una nota la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli – a meno di un mese dall’anniversario della morte di Enzo Tortora, rappresentano un’occasione storica, la più grande degli ultimi anni, per riaffermare la necessità di una giustizia realmente giusta. Il dna autenticamente garantista di Forza Italia ci vede impegnati in prima linea per sostenere questa battaglia che mi auguro sarà sposata da tutte le forze che si definiscono liberali e, soprattutto, riformiste”.

L’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani), invece, boccia senza mezze misure i cinque referendum sulla giustizia sui quali si voterà il 12 giugno, definendoli “molto tecnici e settoriali, scarsamente comprensibili da chiunque non sia specificamente competente in materia giuridica, irrilevanti ai fini di una seria e complessiva riforma della giustizia”, pur riconoscendo, tuttavia, che l’istituto referendario è “un elemento essenziale della democrazia partecipata e nella recente storia del nostro Paese” che “si è più volte dimostrato strumento indispensabile per la realizzazione della sovranità popolare”, come nel caso di divorzio, aborto, nucleare.

“Enzo Tortora – scrive sui social il senatore Pd Andrea Marcucci – era un uomo perbene, un professionista affermato. 34 anni dopo la sua morte, pensiamo a lui, la sua vicenda umana fa sanguinare ancora il cuore per come venne stritolato da un’assurda macchina della giustizia, fatta di finti pentiti, di imperizia dei giudici e di difese corporative. Allora come oggi, la parola magica è: riforma della giustizia, da perseguire ovunque sia possibile, in Parlamento e nel Paese. Da liberale, amico dei Radicali, ho l’orgoglio di pensare che la mia tradizione politica fu sempre con Enzo Tortora, soprattutto durante quei mesi terribili”.