Cuffaro è davanti ad un dubbio amletico. Assecondare la sua natura avida di consenso e consensi, agire d’istinto mandando a quel paese il centrodestra che per tramite di FI lo rifiuta, o scegliere un low profile accettando l’esclusione dalla gara delle europee. Di fatto è stato confinato all’angolo, soprattutto dalla simbologia dell’arrivo di Tajani con Caterina Chinnici, la quale fece escludere dalle liste del PD un bravo ragazzo come Peppino Lupo, figuratevi un lupo cattivo come Cuffaro. Questo fa capire che tanti, più nel centrodestra che nel centrosinistra, hanno paura di Totò, della sua leadership, a confronto con la loro, della sua capacità di calamita del consenso. E quindi una logica ad escludendum prima dalla Lega, poi da FI, da Fratelli d’Italia neanche a parlarne.
Cosa farà Totò? Si aggregherà al Centro di Renzi al di fuori degli schieramenti, scompaginando il quadro politico? Certo questa sarebbe una vera innovazione politica. La mossa presupporrebbe, se no sarebbe solo, furbizia girgentana, una crisi di governo in Sicilia. Cuffaro, e soprattutto i cuffariani, sono pronti ad un’azione politica così decisa? O calati junco ca passa la china?
Ma perché oggi, dopo che il centrodestra ha vinto le elezioni in Sicilia, dopo aver mandato al confino Miccichè, altro scomodo Che Guevara dell’isola, si vuole emarginare Cuffaro? È solo perché la coperta è corta, e si ha paura che non ci si copra, o c’è uno scontro generazionale che, sotto il non più giovane Schifani, tende a eliminare i politici degli anni ruggenti di qualunque latitudine o partito?
Così è se vi pare.