Pezzi di Pizzo

Andiamo alla CECA

L’Europa è sballottata dagli eventi internazionali, gira persa e smarrita, una volta potevamo dire alla Ceca, la vecchia sigla della UE.

Diventammo Europa nel 1951 legandoci sul carbone e l’acciaio, Comunità Europea Carbone e Acciaio appunto, fondata da un francese, quel Jean Monnet oggi all’onore delle cronache, svilendone il nome, per la truffa delle lauree false in Sicilia.

Solo che in questi settant’anni il mondo è cambiato, non è più fossile, le sfide sono l’idrogeno e soprattutto il digitale. America e Cina su questo terreno si combattono, non sul carbone e acciaio. Attenzione quei due elementi fossili fecero diventare la Comunità Europea un gigante del manifatturiero per tanti decenni, ma poi siamo invecchiati, non abbiamo investito in tecnologia, e siamo stati surclassati dai giganti ad est ed ovest.

È esattamente quello che ci dice Draghi, in quello che è un programma di ripresa e resilienza comunitario. Investire enormemente in tecnologie per equipararci al resto del mondo, o soccombere, tertium non datur. Draghi è così, fa quello che si deve fare, non tergiversa in galleggiamenti, in sterili modus politici dello stare insieme non finalizzato a niente. In questo è più americano degli americani, crede nella dottrina del capitale investito, nella Finanza creativa, più che speculativa, come è stata in questi lustri europei. Perché non tutto l’Occidente ha galleggiato, l’America se è declinata politicamente non lo ha fatto capitalisticamente, il debito americano è alto, ma le sue imprese vanno a ritmi sostenuti da anni, al contrario di quelle cinesi.

L’Europa non può più procedere alla Ceca, deve rinnovarsi e difendersi, in tutti i sensi, questo ci dice Draghi: solo che il suo oggi non è più un monito, ma un programma politico. È sceso in campo per l’ultimo touch down della sua lunga carriera. Vuole tentare di riportare l’Europa nel Super Bowl del mondo. È partita la sfida, a giugno si vedrà.

Così è se vi pare.